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venerdì 26 luglio 2013

Le “grotte dei Sarracini” ad Atri.

Grazie Lucio De Marcellis!



Tutti conoscono Atri e i suoi gioielli.

Pochi sanno che questa città d’arte ha una parte ipogea che nasconde fontane antichissime, grotte scavate ai margini del paese e un ingegnoso sistema idraulico sotterraneo.

Adriano De Ascentiis, direttore dell’Oasi WWF dei Calanchi comunica che, da diversi mesi, c’è la possibilità di partecipare a interessanti escursioni organizzate gratuitamente dal personale dell’area protetta.

Il centro abitato, c’informa il direttore, è localizzato su tre piccoli colli denominati Maralto, di Mezzo e Muralto, a un’altezza di 445 m s.l.m. e poggia quasi esclusivamente su conglomerati di tetto che, causa la loro notevole permeabilità, sono facilmente attraversati dall’acqua.

Tale caratteristica ha indotto le genti che occupavano in epoca preromana il territorio atriano a escogitare stratagemmi che sfruttassero tale prerogativa.

Sono stati realizzati nel sottosuolo dei principali colli, cunicoli sotterranei destinati alla captazione e al convogliamento delle acque percolanti sorgive in zone di approvvigionamento che oggi corrispondono alle antiche fontane atriane.

Tali strutture, probabilmente di derivazione persiana, consistono in ingegnosi sistemi idraulici sotterranei che, sfruttando la natura geologica del terreno e l’inclinazione dei cunicoli, permettono il deflusso delle acque in punti di raccolta, le fontane appunto.

Sistemi simili sono stati rinvenuti in altre aree del bacino mediterraneo, possiamo, infatti, ricordare i “qanat” in Siria e in Giordania, i “karez” in Afganistan e Pakistan, i “foggara” in Nordafrica, i “khittara” in Marocco, le “gàllerias” in Spagna.


Non mancano esempi nella nostra penisola, a Fermo, a Chieti, Palermo e a Matera.
L’enorme e ramificata rete di cunicoli, cisterne, pozzi e fontane, presente sotto il centro storico di Atri, faceva parte di un unico grandioso sistema idrico di epoca preromana.

Uno degli ipogei più belli, presente poco fuori le mura cittadine, è quello delle “Grotte dei Sarracini” e delle “Macinelle”.

Qui, partecipando alle escursioni guidate gratuite dell’Oasi, si possono osservare frammenti d’intonaco di epoca romana, sul quale si trovano incisioni e decorazioni policrome.

I cordoli idraulici, alla base delle colonne, l’intonaco per l’impermeabilizzazione delle pareti, i segni di chiuse, lasciano presupporre che si trattasse di cisterne o piscine utilizzate per costipare acqua al fine di rilasciarla con scopi ancor poco definiti, poi utilizzate come luoghi di culto e/o di prigionia.

Resti di sedili e nicchie scavate nella roccia lasciano immaginare la possibilità che questi enormi stanzoni fossero adornati con statue per il culto.

Molto probabilmente, il sistema serviva a rifornire fontane o fabbriche un tempo presenti nelle vicinanze.

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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