mercoledì 18 aprile 2007

Mario Ambrosini: dall'antifascismo alle lotte sindacali. Brevi ricordi di un militante. (Parte 2°)

Mi propongo di raccontare come sono stato coinvolto prima nel movimento antifascista, nella lotta partigiana e, a Liberazione avvenuta. nell'esperienza politica e sindacale.

Fino ad ora ho evìtato di darne testimonianza non ritenendomi un primo attore ma un umile attivista.
Sollecitato a tal proposito comincerò la mia narrazione dal 1940 ad oggi

Nel 1940 tornai a Teramo dopo essere stato per nove anni da una sorella di mio padre.

Avevo conseguito la licenza elementare, i miei genitori pensarono di darmi una maggiore istruzione, mi iscrisserocosì all'Istituto di avviamento professionale.

Il sabato era stato istituito un corso premilitare per preparare i giovani alla guerra.
Io non volevo prendervi parte ma mio padre mi consigliò di partecipare, perché la conoscenza delle armi un giorno sarebbe stata utile.
Le motivazioni espresse da mio padre mi convinsero.

Fu utile a me e a quei compagni reduci della guerra dei 1915 - 1918 che avevano dimenticato l'uso delle armi.

Per quanto riguarda l'impegno politico di mio padre esso inizia nel lontano 1920 come socialista impegnato nella costituzione della prima cooperativa socialista, fu membro della Camera dei Lavoro che organizzò il grande sciopero dei mezzadri.
Nel 1921 aderì al PCI.

Mio padre, artigiano del legno, riusciva a evitare il controllo dell’OVRA, la polizia politica che il regime fascista aveva istituito mascherando le riunioni degli oppositori antifascisti con commesse di lavoro.
Fu coerente con i suoi ideali fino alla sua morte avvenuta nel maggio 1945.
Il conflitto non fu come avevano affermato i regimi totalitari nazisti e fascisti, una guerra lampo, perciò gli antifascisti intensificarono la loro attività clandestina per discutere sul da farsi.
Anche i fascisti si preoccupano ed entrarono in allarme.

Ricordo che il 30 aprile 1943 organizzarono pattuglie per il controllo della città, temendo che il Primo Maggio avrebbero potuto avere delle sorprese.
Le sorprese le ebbero ugualmente: sul Sanatorio trovarono scritte che rccitavano: "il duce qui ci conduce"; nel cimitero trovarono altre scritte che recitavano "Fascisti presto fatevi la fossa".

Autori furono giovani antifascisti.
In risposta furono arrestati molti vecchi antifascisti.
Si pose allora il problema dì far liberare gli arrestati.

Degli autori delle scritte ricordo alcuni nomi: i fratelli Glauco e Manderò Mobili, Giorgio Valente, Lucio Liberi, Mario D'Amico e tanti altri nuovi alla lotta clandestina

Una volta arrestati gli antifascisti, i fascisti più tranquilli allentarono la sorveglianza sulla città.
Apparvero però nuove scritte sui muri che recitavano, "Chi scrisse scrive liberate gli innocenti”.
Gli arrestati furono liberati, ma la preoccupazione dei fascisti crebbe, perchè l'episodio dimostrava che gli antifascisti diventavano sempre più numerosi.

A luglio 1943 cade il fascismo, ma la guerra continua.

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Testimonianza di Mario Ambrosini
Tratto dalla Collana "Quaderni della memoria"
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