Dopo la battaglia si pose il problema di fronteggiare un attacco improvviso nella notte da parte delle truppe tedesche.
Si decise di costituire tre gruppi di volontari composti da 33 partigiani per ogni gruppo.
Del primo gruppo, del quale feci parte, ebbe il comando Armando Ammazzalorso.
Ricordo ancora alcuni altri compagni: Giorgio Valente, Attilio Maraschi, Guido Pezza e altri di cui non rammendo i nomi.
Un altro gruppo fu comandato da Mirco Matatievick, l'altro ancora da Ryko Neradovic.
II gruppo Ammazzalorso si dispose sul colle verso Paranesi per prevenire un attacco da quella parte.
Gli altri due gruppi si disposero uno a fronteggiare il versante di Ascoli Piceno, l'altro per vigilare l'eventuale attacco proveniente da Amatrice.
Il gruppo comandato da Adelchi Fioredonati si stabilì fin da subito sul Monte Gorzano.
Durante la notte si notarono molte luci nei boschi sottostantì, erano soldati tedeschi scampati alla morte nel combattimento che si era ingaggiato.
Il giorno 26 settembre, considerata la missione compiuta, riprendemmo la via del ritorno a Bosco Martese.
Il sentiero obbligava a ripassare sull'Ara Martesa dove trovammo Carlo Ricci intento a estrarre l'otturatore della mitraglia per renderla inservibile.
Chiedemmo il motivo di tale comportamento e la risposta fu che nel corso della notte c'era stato il "si salvi chi può".
Dietro un cespuglio notammo un uomo che dormiva di un sonno profondo, lo svegliammo: era Alberto Rodomonte.
Nel ritornare a Bosco Martese ci imbattemmo nella postazione Rodomonte ma non c'era più nessuno.
Controllammo la mitraglia Saint Etienne per renderla inservibile, poi proseguimmo per Bosco Martese dove non trovammo nessuno.
Scendemmo a Pietralta dove fummo ospitati dalle famiglie del luogo.
Alle ore 15,00 cominciarono a tuonare i cannoni, si comprese che i tedeschi al più presto sarebbero arrivati in forze.
Ammazzolorso con responsabilità e grande capacità riuscì ad evitare il rastrellamento delle truppe tedesche.
I gruppi comandati dai due comandanti slavi erano composti da partigiani slavi e da partigiani di Montorio al Vomano.
Furono costretti a duri combattimenti con molti feriti e molti morti.
Evitati i rastrellamenti, riuscimmo a scendere a Magnanella, dove fummo ospitati da Gilda Cordone la quale già ospitava suo fratello Gaetano.
Dei gruppo dei 33 alcuni tornarono a Teramo, altri furono incaricati di riprendere i contatti con i partigiani che operavano in città.
Ristabiliti i contatti, ci furono mandati viveri e quanto occorreva per sopravvivere.
Da Magnanella ci spostammo sul monte Tre Croci in località Acqua Chiara dove era ubicata una baracca della forestale.
ln quei giorni dal campo di concentramento di Servigliano in provincia di Ascoli Piceno, ci fu un evasione di prigioníeri, alcuni dei quali volevano passare il fronte, li ospitammo per alcuni giorni, tra essi un americano, un inglese, un polacco e tre slavi.
Vennero da Teramo Bruno Sanatacroce, Bruno Cellini e Ivo Mordente.
Informati che la Forestale avrebbe ripreso possesso della baracca, Ammazzalorso ed il sottoscritto ci spostammo a Villa Gesso dove fummo ospitati da Donato Di Silvestro.
Nel mese di novembre (del 1943) si decise che Ammazzalorso sarebbe rimasto in zona per riorganizzare i gruppi di partigiani mentre io mi dovevo spostare nella zona di Castellalto per organizzare un altro gruppo di partigiani che avrebbe operato in un'altra zona.
La mia famiglia si era dovuta trasferire a Casemolino frazione del comune di Castellalto dai genitori di mia madre, così il mio compito si rese più facile.
Venne l'inverno con tanta neve e non fu facile tenere i contatti con i vari gruppi.
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Testimonianza di Mario Ambrosini
Tratto dalla Collana "Quaderni della memoria"
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