Cerca nel blog o nel web o nei siti della PacotVideo

giovedì 19 aprile 2007

Mario Ambrosini: dall'antifascismo alle lotte sindacali. Brevi ricordi di un militante. (Parte 3°)

Nel mese di settembre (1943) ci furono contatti e riunioni per decidere il da farsi, considerato che il fronte era ancora lontano.
Iniziò a Teramo un movimento di truppe tedesche da e per il fronte.

A Piazza Garibaldi il capitano dei carabinieri Bianco disarmo una co­lonna di soldati tedeschi che poi, per ordine del colonnello comandante del distretto di Teramo Scarienzi, furono riarmati.
Questo episodio provocò una presenza più massiccia delle truppe tedesche.

Si scelse da parte di tutti gli antifascisti di organizzare la lotta armata.
Si tenne una riunione con la partecipazione di: Ercole Vincenzo Orsini, Armando Ammazzalorso, Adelchi Fioredonati, il capitano Giovanni Lorenzini, Felice Rodomonte, Mario Capuani, il cap. Ettore Bianco, Vincenzo Poltroni, Gaetano Ambrosini ed altri di cui non ricordo il nome.
lo non partecipai a quell'incontro, ma ne fui informato da mio padre.

A quella riunione si confrontarono due posizioni: quella dei comunisti i quali proponevano la formazione di gruppi partigiani in alcuni punti strategici con la possibilità di attacco e vie di fuga e il collegamento, tramite radio, con i gruppi che operavano in città.

L'altra tesi era di andare a Bosco Martese e di li organizzare i gruppi di resistenza.
La seconda proposta prevalse.
Così tutti si impegnarono per l'organizzazione a Bosco Martese.
Tutto l'occorrente: armi, vitto, vestiario e contenitori per la mensa fu prelevato dalle caserme.

Il giorno 22 settembre 1943 riesco con un mezzo di fortuna a raggiungere Bosco Martese.
Vi giunsi verso mezzogiorno.

Appena arrivato mi informai dove era il comando: questo era ubicato nella casetta della Forestale, nel cui spazio antistante era stata siste­mata la mensa.

Nell'area ora occupata dall'albergo e su tutto il colle circostante erano accampati tanti uomini di tutte le età, dai giovanissimi agli anziani.


Notai sul piazzale, tra gli altri, Loreto Piantini, Antonio Di Teodoro Adone, Gianni Nisii.

Molti di quei giovani si erano rifugiati a Bosco Martese per paura dei tedeschi
Il giorno 24 settembre ci fu la consegna delle armi.
Molti giovani non ne conoscevano l'uso, così mi resi utile facendo l'istruttore.

Il giorno successivo, 25 settembre, giunse una staffetta la quale informò che i tedeschi avevano prelevato nel mulino De Iacobis dei partigiani e li avevano fucilati e che una colonna motorizzata era diretta a Bosco Martese.

Il fatto nuovo non dava il tempo necessario per una organizzazione compiuta
La battaglia si svolse nell'Ara Martesa.

L'Ara Martesa è un piccolo spazio tra due colli: a sinistra si trova un'altura che arriva fino a Bosco Martese, sulla destra il colle che arriva fino a Paranesi.

Nello spazio adiacente alla strada c'era una baracca dei boscaioli davanti alla quale era stata piazzata una mitragliatrice con il mitragliere Carlo Ricci detto "Macinino", ottimo e coraggioso pugile, così chiamato per il suo modo di combattere.

Sul colle di sinistra in un'altra piazzola era stata sistemata una mitra­gliatrice di fabbricazione francese una Saint Etienne controllata da uomini della banda Rodomonte, tra essi c'era anche Italo Piantini.

Sul colle che si estende sopra Paranesi, appena sopra la strada, erano stati sistemati altri partigiani.

Fatta avvicinare la colonna tedesca a circa trenta metri iniziò il fuoco.

La colonna tedesca fu sorpresa dalle due mitragliatrici e dai partigiani che erano disposti sopra la strada.

Finita la battaglia si contarono numerosi morti da parte tedesca.
Il co­mandante la colonna tedesca fu preso prigioniero da Felice Rodomonte e fu condotto al comando Partigiano.
Fu processato e condannato a morte per essersi reso responsabile della fucilazione dei partigiani prelevati dal mulino De lacobis.

Nessun commento:

Posta un commento