Devo mio malgrado riferire le motivazione che mi hanno indotto a troncare l'iscrizione all'ex PCI: in qualità di proletario tengo a precisare di non essere mai venuto meno allo schieramento di sinistra partecipando a tutte le manifestazioni, politiche, sindacali e di voto.
Questo per dichiarare con forza che la speranza di una società giusta, pacifica e democratica, mai mi ha abbandonato.
Io non sono cambiato, mentre molti individui entrati nel PCI a livello Provinciale e Nazionale sono stati accolti e premiati con cariche importanti ma quando hanno compreso che la loro mediocrità in quel contesto, non consentiva di realizzare l'obiettivo prefissato, malati di camaleontismo di bassa lega. hanno cambiato bandiera in questo modo affermando il poltronismo malattia del secolo.
Altro male è il verticismo e il trasformismo.
Viene a mancare così il rapporto diretto tra base e vertice viene meno il convincimento politico - orientativo soprattutto in quei compagni (e ne sono tanti) che non hanno la possibilità di capire il linguaggio politichese ad uso e consumo dei Poltronisti.
Il mondo va avanti con un progresso che non modifica in senso buono le condizioni degli abitanti della Terra, ma aggrava sempre di più la differenza tra ricchi e poveri.
Voglio sperare che nel mondo cresca un grande movimento guidato da uomini capaci di cambiamenti radicali dove ogni uomo e ogni donna possa sentirsi partecipe e protagonista.
Sognare non costa niente e per fortuna non si può proibire.
Ora voglio esternare alcune considerazioni che hanno segnato il mio comportamento.
Prima che mio padre morisse mi sono iscritto al P.C.I. e il mio impegno non é mai mancato.
Il segretario del PCI provinciale Nencini, "toscano", lanciò una campagna di reclutamento che mi vide impegnato; al termine della campagna di reclutamento si tenne una manifestazione al Teatro Comunale nel corso della quale venni premiato per il lavoro svolto dal compagno Ferrari che nella lotta partigiana era stato commissario Politico della seconda Brigata Iulia, il comandante era il democristiano Zaulari, la brigata operava nel parmense.
Quando venne a Teramo il compagno Togliatti in una assemblea tenutasi alla sala Lenin fui nominato responsabile del servizio d'ordine .
Quando venne a Teramo il compagno Di Vittorio, potei stringergli la mano nella riunione del direttivo provinciale di cui facevo parte.
Venne a Teramo una seconda volta.
Dopo il comizio percorse Via Capuani: gli andai incontro, mi riconobbe e ci stringemmo la mano con molta gioia, uno degli accompagnatori alla sede del PCI era Pasquale Limoncelli.
In un’altra occasione venne a Teramo la medaglia d'oro alla Resistenza, il Segretario Nazionale dell'ANPI Arrigo Boldrini.
In Piazza Martiri della Libertà era accompagnato dal presidente provinciale Giorgio Valente e Antonio Rodomonte, ma benché ci incontrassimo faccia a faccia finsero di non conoscermi.
Non capii perchè non meritassi un saluto, non ho mai chiesto nulla!
Anche quando sono venuti nel teramano segretari nazionali CGIL, nonostante facessi parte dei vari direttivi e della segreteria FILLEA fui considerato uno dei tanti partecipatiti ai comizi.
Io penso che se un compagno viene eletto nelle varie istanze deve avere la stima e la fiducia che merita in toto, altrimenti nei congressi non deve essere proposto per farne parte.
Quando sono stato impegnata ho dato quello che era nelle mie possibilità e con orgoglio posso affermare che ancora godo della stima di tutti i lavoratori che mi hanno conosciuto.
Voglio ricordare che il principio in cui credo è la persona giusta al posto giusto, nell'interesse del movimento sindacale.
Purtroppo non serve la rappresentanza obbligata partítica, ma la volontà di crescere e far crescere il sindacato.
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Testimonianza di Mario Ambrosini
Tratto dalla Collana "Quaderni della memoria"
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