Vengono raccontati alcuni episodi vissuti a Teramo negli ultimi mesi della guerra di Liberazione e che vedono intrepidi protagonisti Manfredo Mobili e i suoi amici.
A Manfredo Mobili è stata dedicata nel 2011 la sezione teramana dell'ANPI.
Giorgio Valente, l'ultimo segreetario storico dell'A.N.P.I. , che aveva diretto dall'immediato dopoguerra fino alla sua scomparsa ci teneva tanto a ricordare alcuni episodi della Resistenza Teramana che non erano solo legati alla battaglia epica di Bosco Martese, a cui lui partecipò tra l'altro.
Ma lui ci teneva tanto a ricordare alcune manifestazioni di dissenso al fascismo prima ancora della Resistenza, quando un gruppo di studentidell'Istituto Comi, ma anche del Liceo Classico, si erano messi in agitazione contro il fascismo e tra questi, Giorgio Valente ricordava, Serse Di Giuseppe, figliodi Ascanio Di Giuseppe che fu poi Provveditore degli Studi di Teramo.
E poi ancora Milziade Graziani, fratello di Paolo Graziani ... per intenderci zio di Ivan Graziani (il cantautore teramano), Mario Ambrosini di una famiglia di perseguitati dal fascismo e che vissero una vita di estrema difficoltà, poi D'Amico e soprattutto il suo cognato (sposò in seguito la sua sorella Livia) Manfredo Mobili.
Manfredo insieme a suo fratello Glauco erano attivissimi nell'antifascismo degli ultimissimi anni, erano giovanissimi studenti ma molto motivati.
I Mobili da cosa erano motivati?
Il papà era un antifascista, la mamma Giovanna la vedremo protagonista della Resistenza.
Questi gruppi operavano negli ultimi giorni del fascismo ma anche durante la reistenza alla occupazione tedesca.
Le famose scritte fatte in tutta Teramo e perfino nel cimitero furono fatti da questi giovani che scrissero frasi di attacco al fascismo e per questo si scatenò la polizia repubblichina.
Fu incarcerato come responsabile di quelle scritte un antifascista che si chiamava Settimi, ritenuto colpevole solo perchè era un pittore e quindi un pittore imbianchino poteva avere dimestichezza con i colori e i pennelli.
E per questo fu arrestato ma il giorno dopo sulle mura di Teramo riapparvero le scritte che dicevano: “Chi scrisse scrive: liberate l'innocente”.
Questi giovani scrissero pure nel cimitero “Questo è il vostro luogo dove sarete condannati” ... e tante altre scritte ancora.
Non riuscirono a scovarli.
Poi si organizzarono in un gruppo che fu persino armato per combattere il tedesco invasore, un gruppo diretto da Vincenzo Massignani (nome originario conosciuto con il nome abbreviato di Massignà), amico fratermo di Manfredo e Glauco Mobili.
Ho avuto modo, nella ricerca presso l'Archivio di Stato, di avere la fotocopia di una dichiarazione di un aquilano che incontra Glauco, Manfredo e Vincenzo Massignani a L'Aquila per cercare di stabilire assieme una attività strategica, tra le montagne aquilane e teramane, per azioni partigiane.
Quindi era un gruppo molto attivo ed era molto responsabile delle proprie azioni.
La cosa più importante è che questi giovani non erano facilmente catturabili perchè ritenuti normali cittadini che vivevano in città a differenza di vari partigiani che si erano ritirati in montagna ed agivano alla macchia.
Costoro agivano in città e indisturbati, senza minimamente avere a che fare con la polizia fascista.
Ed erano temerari.
Erano giovani che avevano un coraggio ardimentoso fino al punto di sfidare il fascismo a livello di orientamento.
Mentre c'erano orientamenti fascisti attraverso mezzi quali la radio, la stampa e i manifesti loro non si limitavano a fare le scritte sui muri di notte ma stamparono due giornali.
Due giornali stampati alla macchia, clandestinamente.
I fratelli Mobili e Vincenzo Massignani furono i redattori di “Idea Proletaria” e della “Rinascita”.
Idea Proletaria fu fatta con un ciclostile prelevato all'Istituto Comi e veniva diffuso nottetempo.
E poi si giunse, negli ultimi mesi dell'occupazione tedesca alla redazione per mezzo stampa di un giornale a quattro facciate che si chiamò “La Rinascita”.
Dai risultati di una inchiesta si scoprì che proveniva dalla tipografia Cocciolito dove lavorava un operaio antifascista, Nicola Palucci che fu incarcerato e che poi, successivamente, dichiarò di aver collaborato con Vincenzo Massignani e i fratelli Mobili alla realizzazione di questo straordinario giornale di orientamente antifascista che procognizzava la fine del fascismo e un domani di ricostruzione.
Quindi l'attività di questi giovani era di orientamento politico e culturale.
Non era soltanto un'azione temeraria militare, che pure c'era, ma era anche di orientamento politico, culturale sui giovani.
Ed è stata una stagione straordinaria vissuta negli ultimi giorni della resistenza grazie a questi giovani intellettuali che operarono in questo senso.
Poi al seguito di questo gruppo si aggregarono Salvatore Tirabove, che sarebbe poi diventato il cognato di Manfredo Mobili, e Giorgio Valente, che tra l'altro già operava con lui in queste azioni.
Furono giorni importantissimi ... e perchè fu possibile tutto ciò?
Se erano clandestini e capaci di mimetizzarsi di fronte alla città non potevano mimetizzarsi nei confronti delle proprie famiglie.
Vincenzo Massignani aveva un padre che era anche lui un antifascista.
Manfredo e Glauco Mobili avevano avuto dal padre un orientamento in senso antifascista e comunista ma soprattutto avevano una madre straordinaria ... Giovannina era una donna fortissima, di una grande forza morale e di una grande tensione politica.
Giovanna Mobili, che condivideva le azioni dei figli, è stata una delle donne del G.A.P. (Gruppi di Azione Patriottica) di Teramo.
Un giorno prese dei fucili, li caricò dentro un canestro e si avviò per Via Melchiorre Delfico e di fronte al Tribunale fu vista da Venanzo Marsili che, non essendo la signora una che andasse a lavare i panni al fiume, si chiese “ma dove va questa signora con questo canestro?”.
Si avvicinò e le chiese “signora dove andate con questo canestro?” alludendo al fatto che aveva capito tutto.
La signora Giovanna rispose ... “Ma che te ne importa a te” ... Marsili si prese il cesto e diede questa collaborazione alla resistenza teramana.
Nessuno se lo aspettava e cercò di togliere da questo rischio la giovane madre che faceva queste azioni per sostenere, in quanto condivideva, gli ideali dei figli, che poi erano gli ideali del marito ... i suoi stessi ideali.
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Il video, della durata di 21 minuti circa, è stato pubblicato integralmente su Facebook e su cinque canali di video sharing:
(YouTube - DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego) gestiti dalla PacotVideo.
E inoltre pubblicato su quattro blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:
- blog della Resistenza Teramana
- blog della Città di Teramo
- blog della PacotVideo
- il blog Pensieri Teramani
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