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domenica 29 gennaio 2012

Abbazia di Santa Maria di Propezzano ... la Porta Santa degli enigmi

L’austera costruzione dell’abbazia di Santa Maria di Propezzano è dominata da una torre campanaria quadrangolare non incorporata alla facciata, ma distante circa due metri da essa.

Giuseppe Ceci, in un vecchio libercolo degli anni ‘60, ipotizzava che un tempo, questo manufatto fosse “merlato a guisa di castello”.
A fianco, un vetusto convento benedettino, dalla mole così imponente da far credere a un’importanza significativa nel periodo medioevale sia a livello religioso che civile.

Esisterebbe una pergamena, logorata dal tempo, che lo storico Nicola Palma dovette tradurre quando era ancora comprensibile.

Questa specie di bolla, attribuita a Bonifacio IX, scritta in latino, fissava l’edificazione della chiesa nell’anno 715.
La tradizione è ancor più intrigante del ritrovamento della pergamena e parla dell’ennesima apparizione della Madonna.

Tre pellegrini reduci dalla Terra Santa, dopo un viaggio faticoso, vollero fermarsi per il giusto riposo. Appesero le povere bisacce, contenenti sante reliquie, su di un corniolo e si addormentarono.
Al risveglio, con sommo stupore, i pellegrini si accorsero che l’albero era cresciuto a dismisura e che era impossibile prendere le borse.

Mentre, attoniti, guardavano il corniolo ingigantito, una visione celeste ordinò loro di edificare una chiesa.

Il 10 maggio, data in cui tuttora si festeggia la Madonna di Propezzano, il Papa Gregorio II consacrò, in modo solenne, questo tempio a Santa Maria Propizia Pauperis con l’annesso monastero, che divenne subito punto di riferimento lungo il percorso adriatico verso la Terra Santa.

Un enigma avvolge la costruzione della chiesa che, contrariamente alla successione degli stili, inspiegabilmente è stata iniziata in forme gotiche e poi terminata in forme romaniche.

La facciata è costituita da tre parti di diversa altezza; la destra è accorpata nel convento; all’interno di questo c’è uno splendido chiostro con dipinti del seicento e al centro un pozzo artistico.

Sotto gli archetti si trovano delle lunette, con affreschi del pittore polacco Sebastiano Majewsky, sulla vita di Gesù.

Il corpo centrale del complesso ha un portico a tre archi sotto il quale si trova il portale e resti di affreschi del ‘400, al di sopra una grande finestra tonda e, più in alto, un sobrio rosone; la parte di destra presenta la famosa Porta Santa che viene aperta solo in maggio a ricordo dell’apparizione e nel giorno dell’Ascensione.

Tutto per tenere fede alla Bolla Indulgentiarum, emessa dal Papa Martino V che concesse indulgenze in queste due solennità.

A proposito della grandiosa Porta Santa, sembra provenga dalla scuola atriana del 1300.
Si attribuisce l’opera a Raimondo Del Poggio, superbo autore del meraviglioso portale del Duomo di Atri, vissuto alla corte degli Acquaviva, signori della città ducale.

Le colonnine sono in stile cosmatesco, interessante fioritura artistica del XIII secolo, simili a quelle di San Giovanni in Laterano a Roma.

L’interno è sobrio ed elegante e le tre navate incutono rispetto.
Si resta sicuramente ammirati da una pittura raffigurante l’Annunciazione dell’Angelo alla Vergine.
Assolutamente da non perdere, l’antico refettorio dei frati con i suoi pregevoli affreschi, mutilati dal tempo.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

L'articolo è stato pubblicato su 2 blog
(blog della Città di Teramo - blog di Pensieri Teramani)
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sabato 28 gennaio 2012

Ai confini del tempo: Morro D’Oro

Davanti alla splendida Santa Maria di Propezzano appare chiaro il segno del primato di Dio, frutto visibile di una ricerca che si esprime attraverso l’arte e la bellezza.
L’antica abbazia svetta da secoli con la sua monumentale torre campanaria, il chiostro benedettino d’infinita bellezza e la chiesa, prima bizantina e poi gioiello del Romanico più bello, quello di Subiaco o Chiaravalle, per intenderci.

Una mutazione di canoni stilistici che oggi donano fascino maggiore al complesso.
La bellezza si fa evento nella semplicità della luce che si staglia quasi a dover raccogliere lo sguardo rapito dalle auliche architetture.

La strada per il borgo di Morro D’Oro disegna imprevedibili traiettorie, su crinali di colline dolci per gli occhi che degradano verso la pianura del fiume Vomano.
Pare di essere al cospetto di un’invenzione che madre natura ha modellato con la sapiente mano dell’uomo.

I contadini hanno curato per secoli l’equilibrio e la bellezza di questo paesaggio, basato sulle principali colture del grano, della vite e dell’olivo.

Questa un tempo era la parte più ricca della provincia.
Si scopre anche dal nome.
Anticamente, ogni settimana, qui si radunavano lanaioli, vasai, calzolai, cappellai, contadini muniti di falce in cerca di padroni per la raccolta di cereali.
Negli anni sessanta, con la fine della mezzadria, cominciò pian piano l’abbandono delle campagne e quest’autentico forziere del teramano perse gran parte delle sue ricchezze .
Oggi da queste parti si è tornati a produrre in gran quantità, vino e olio sopraffino.

Chi visita il paesino non distante dal mare di Roseto, deve calarsi in una realtà che ancora è pervasa dai sapori di una stagione memorabile della nostra storia: il Medioevo.
Le mura fortificate, intorno al VII secolo si stringevano intorno al nucleo abitato e facevano da contorno a un castello poderoso e un’alta torre di avvistamento.

Dopo il 1200 Morro D’Oro entrò nella zona d’influenza degli Acquaviva come accadde per tutto il territorio compreso dalla città ducale di Atri fino al fiume Tronto.
L’antico castello custodiva uno scrigno fatto di case in ciottoli di fiume, abbellite qui e là da piccoli portali o intriganti e artistiche lunette a finestre realizzate in cotto.

L’austero palazzo presenta ancora oggi un portale in travertino del 1500.
Un balcone di ferro battuto dell’ottocento, porta raffigurato lo stemma di una delle più antiche famiglie locali, i Trolj che presero possesso in quel secolo dell’edificio.
Il cortile interno, protetto da mura alte svariati metri con tanto di camminamento, presenta al centro una grande cisterna.
I locali sotterranei contengono una grotta.
Secondo alcuni questa cavità era utilizzata per la prigionia, altri giurano sull’esistenza di trabocchetti, tipici di questi antichi manieri feudali.

Il borgo merita attenzione anche per il convento francescano di Sant’Antonio Abate. Si ipotizza che sia stato lo stesso San Francesco d’Assisi a volere fortemente la sua nascita quando, dopo il Concilio Lateranense del 1215, visitò almeno tre volte l’Abruzzo.
Il portale della chiesa è pregevole e, all’interno, una tela inquietante ma bellissima raffigura, con rara intensità, un pauroso Giudizio Universale.
Nella bella piazza Duca degli Abruzzi, c’è la trecentesca chiesa dedicata a San Salvatore, opera in laterizio di un geniale artista come Gentile da Ripatransone.
È presente un pregevole portale in pietra arenaria dei monti della Laga che ricorda vagamente lo stile di un tempio greco.

All’interno, le tre severe navate custodiscono altari del ‘500.
Le tele più belle sono di Francesco Ragazzini, che intorno al 1600 realizzò molte opere ovunque nelle Marche e in Abruzzo, meritandosi l’appellativo di pittore errante visto che le realizzava a domicilio, in cambio di pochi denari, vitto e alloggio in canonica.
Un maestoso organo settecentesco di stile barocco, il tetto di legno e laterizio e alcune sculture raffiguranti la Madonna sono notevoli per impatto visivo.

Il paese ha vissuto, negli ultimi anni, una politica urbanistica di riqualificazione con nuovi arredi, verde pubblico e pavimentazione a tratti con un acciottolato gradevole.
Nell’insieme un risultato di buon valore estetico che ha tenuto conto della necessità di amalgama fra il moderno e la storia antica.
A rendere ancora più interessante una visita è la presenza del Museo della Civiltà Contadina e Tradizioni Popolari, nel Palazzo De Gregoriis.

Un viaggio nel tempo per una mostra che raccoglie e mette in scena la cultura degli oggetti come racconto della storia e del vissuto quotidiano delle genti contadine in oltre due secoli di vita agricola.
Le sale espositive custodiscono utensili domestici e di lavoro, reperti di un’archeologia del passato, memorie di famiglie patriarcali, strumenti di lavoro di tanti artigiani che, di casa in casa, proponevano il loro mestiere itinerante, dai calzolai, agli ombrellai, ai barbieri a domicilio.

E poi testimonianze del lavoro del fabbro, del maniscalco, della donna con la filatura e tessitura e soprattutto dei ramai poiché da queste parti e in tutta la vicina valle Siciliana era fiorente tale artigianato.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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domenica 22 gennaio 2012

Arquata del Tronto (AP), un paese tra due parchi




Giuseppe Garibaldi, di cui proprio in questi giorni la Rai ha celebrato la figura insieme all’amata Anita con una fiction, passò per Arquata del Tronto nel 1849.

Rimase così entusiasta dell’accoglienza riservatagli dalle popolazioni di montagna che, nelle sue memorie, volle dedicare un’intera pagina a questo stupendo luogo dell’ascolano.

L’eroe dei Due Mondi transitò faticosamente per le scoscese cime della Sibilla e del Vettore, per osservare la strategica valle del Tronto, frontiera napoletana e raggiungere Roma.

Basterebbe questo per decretare la valenza storica di un luogo dell’anima immerso tra i due parchi nazionali, Gran Sasso - Monti della Laga e Sibillini.

Eppure in questo borgo appenninico, antica stazione romana sulla Consolare Salaria, c’è tant’altro da scoprire.

La presenza dei Longobardi che da queste parti hanno lasciato tracce indelebili e necropoli ovunque; il passaggio di Carlo Magno che, nell’800 vi transitò per raggiungere la capitale ed essere incoronato; la regina Giovanna D’Angiò, napoletana, innamorata della stupenda rocca che sovrasta l’abitato.

La sovrana sarebbe rimasta fino alla sua morte, alimentando la leggenda che ancora oggi il suo fantasma si aggiri nel maniero in ogni notte priva di luna.

Il castello, antica roccaforte strategica dalle torri merlate, costituisce il simbolo della cittadina, una delle tante peculiarità del luogo e domina con la sua imponenza tutta la valle.

Racconti di mercanti passati lungo queste vie per approvvigionarsi del sale prodotto nelle saline truentine, storie tenebrose al limite della realtà, ai tempi della Santa Inquisizione quando furono processati e condannati a morte più di un religioso e giù fino alle memorie dei carbonai e dei pastori che hanno popolato i sentieri e le foreste dintorno.

E a proposito di santità pochi sanno che, a qualche chilometro, è conservata incredibilmente una copia della Sindone, fedele riproduzione del sacro lino con l’identica immagine dell’uomo flagellato e crocefisso ingiustamente.

È un territorio tutt’intorno spettacolare, che dai 600 metri trascina il visitatore sbalordito fino ai 2400 sopra il livello del mare.

Un luogo memore di antichi splendori, così bello da colpire la fantasia di registi e scrittori, non ultimo il grande Pietro Germi che volle ambientare qui le riprese del suo capolavoro “Serafino” con Celentano protagonista.

Visitare Arquata del Tronto, le sue pietre impastate di vita, i suoi boschi secolari, è come sfogliare un volume di storia e di geografia: un condensato di passato e natura che affascina e fa innamorare.

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Il video, della durata di 3m 27s è stato realizzato il 22 marzo 2006 da Vincenzo Cicconi (www.PacotVideo.it).

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sabato 21 gennaio 2012

Casoli di Atri (Te): Il paese dove l’arte è di casa

Il signore è un po’avanti con l’età, ha il giornale sotto il braccio, si ferma davanti al bar per due chiacchiere con gli amici di sempre.

Il piccolo negozio a lato della piazza che vende di tutto non ha ancora aperto i battenti, il tempo qui è un optional.

La donna è seduta fuori in strada a godersi un raggio di sole primaverile.
Ma il tempo sembra volgere al brutto.
Manca il solito ometto di colore che chiede spiccioli.

Casoli, a metà strada tra la collina di Atri e il mare di Roseto, è un paese che vive immerso tra vigneti, colline odorose di girasoli fioriti, ubertosi uliveti.

Il paesaggio è impreziosito dagli immancabili e scoscesi calanchi che lo cingono ad oriente.

La ridente cittadina pare restia a qualunque clamore.
Non seduce per particolari architetture o per monumenti insigni.
Non ha strade lastricate, case in pietra dai portali istoriati, piazzette o slarghi su cui si affacciano belle chiese.
È ben altro il suo valore aggiunto.

Basta girare l’angolo per capirlo.

Ecco il Cristo benedicente che ti guarda attento, più in là anziani al bar intenti al tressette, contadini curvi per la raccolta del grano, un Pinocchio che guarda scanzonato l’abbecedario, campi di fiori, generali seduti accanto a donnine piacenti, maialini eterei figure sognanti e molti altri personaggi che da anni ormai qui nel borgo hanno preso residenza.

Le facciate delle case gialle, rosa, grigie, acquistano intensità cromatiche grazie ad opere scelte con indubbio gusto e al meraviglioso verde di colline dolci che chiudono il paese ad anfiteatro.

Le finestre, i balconi, grazie alla tenacia dei suoi abitanti e all’ingegno degli artisti, quasi si perdono catturati da architetture complesse di disegni, colori, immagini.
Sembra di vivere una perenne festa popolare dagli originali elementi scenografici.

Poi, quando credi di aver a che fare con uno dei tanti murales, ti imbatti in quella che era la piccola sede della fabbrica di ddu' bbotte di Pietro Tavani, famoso artigiano discendente di una famiglia che costruisce questo singolare organetto dal 1870, scomparso recentemente.

In lontananza l’acqua cristallina dell’Adriatico s’inebria di un universo di bagliori d’acciaio che precipitano a fondo disegnando intonazioni di blu cobalto e azzurro intenso.

Un paese perfetto da guardare e vivere come gli altri borghi dipinti d’Italia dai nomi famosi quali Dozza in Emilia Romagna o Folgaria nel Veneto.
Ma mentre la prima località ha la sua anima medievale con il castello e le mura di cinta, la seconda gode dello sfondo impagabile disegnato dalle Dolomiti, patrimonio dell’umanità, la nostra vive di luce propria.

Tutto merito della fantasia di numerosi artisti che dal 1996 in poi, hanno deciso di dare corpo ai loro sogni affrescando tutte le abitazioni e dando vita ad una sorta di biennale d’arte moderna molto particolare: quella del Muro dipinto.

Sono pittori che hanno creato un’opera diffusa perfettamente integrata con il paesaggio, in sintonia con gli abitanti.

Da questo delirio artistico collettivo è nata la manifestazione “Casoli Pinta”, autentico museo sotto il cielo blu, una bella iniziativa gemellata con Varese, città che detiene la presidenza dei paesi dipinti in Italia.

Così in estate il villaggio di circa millecinquecento anime, bellezza nascosta per molti turisti che soggiornano lungo la costa adriatica, come d’incanto si veste a nuovo e mostra con orgoglio il dono di questi artisti che hanno valorizzato il piccolo centro entrando in proficua sinergia con la dinamica associazione Culturale “Castellum Vetus”.

Non c’è modo migliore per conoscere questa piccola comunità se non quello di lasciarsi guidare dai tratti indelebili di pennelli che creano un mondo colorato di personaggi, cieli azzurri e nuvole bianche con finti balconi, e spettatori inesistenti.

Improvvisamente inizia a piovere.
Cosa stupefacente, fino a pochi minuti prima splendeva un sole quasi estivo.

“E’ per via del buco dell’ozono” fa notare la vecchietta di passaggio.

La verità è che non ci sono più le mezze stagioni” aggiunge un distinto signore mentre apre l’ombrello.

Ecco l’altro valore aggiunto del paese.
Gli abitanti sono così.
Comunicativi e disponibili.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
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venerdì 20 gennaio 2012

Walter Cerfeda (CGIL), Lectio Magistralis su "Europa, Italia e Italia di mezzo "


La CGIL ha organizzato un incontro pubblico nella Sala Convegni San Carlo di Teramo con una Lectio Magistralis su "Europa, Italia e Italia di mezzo " di Walter Cerfeda, segretario della Confederazione Sindacale Europea.

In occasione di questo incontro la CGIL di Teramo è tornata a richiedere la realizzazione di una macro-Regione composta da Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria e Toscana.
La CGIL con questo discorso dell'Italia di Mezzo ha voluto rilanciare anche in Abruzzo una discussione che era già stata avviata un paio di anni fa tra le regioni del Centro-Italia.

La CGIL è convinta che per riprendere il filo di questo paese c'è bisogno di cooperazione e oggi uno dei modi per cooperare è mettere insieme le regioni in alcune scelte strategiche.

Ad esempio le regioni del centro-italia dovrebbero mettersi insieme sulla questione delle infranstrutture, materiali e immateriali, mettere quindi in rete l'est con l'ovest, quindi il Tirreno con l'Adriatico, mettere in rete le diversità.

L'incontro è stato presieduto da Aldo Verna, segretario organizzativo CGIL Teramo e hanno partecipato Giampaolo Di Odoardo, segretario generale CGIL Teramo e Gianni Di Cesare, segretario generale CGIL Abruzzo.

Hanno inoltre partecipato diversi rappresentanti delle Regioni dell'Italia di mezzo, Università e Istituzioni.
Sono intervenuti, in ordine cronologico:
1 - Leonetti Sabatino, vice presidente Consiglio Provinciale di Roma
2 - Venturi Gianni, segretario generale CGIL Marche
3 - Castronovi Antonio, della segreteria CGIL Roma e Lazio


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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video ha una durata di circa 74 minuti ed è stato pubblicato su due canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
( Vimeo - Blip.TV ).

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Infine la pubblicazione del video è stato comunicato attraverso Twitter
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domenica 15 gennaio 2012

Tossicia - L'Antica capitale della valle siciliana


Lascio a Montorio al Vomano la vecchia statale 150 e proseguo sulla 491, risalendo lo sperone roccioso ricoperto di rigogliosi querceti.

La policromia dei boschi dà effetti scenografici al paesaggio.
In pochi chilometri sono davanti l’altura dove si allunga Tossicia, con le sue mura, le chiese, i palazzotti gentilizi.

Al di sotto, la valle dell’irrequieto Mavone quasi sprofonda, tra casali, vigneti e monasteri.
In alto, le selvagge quinte montuose delle pietre silice dell’immane Corno Grande, accompagnano lo scorrere dei corsi d’acqua e il paesaggio acquista un carattere arcigno, meno leggiadro, con una campagna che diventa mossa e nervosa.

Davvero Tossicia merita l’appellativo di capitale della Valle siciliana dove, al tempo dei miti, i siculi tracciarono quella che sarebbe divenuta, per i Romani, l’antica via Caecilia.

E’ una chiocciola di pietra in mezzo a colli e poggi da dipinto raffaellesco.
Il filare alberato che introduce al borgo sembra raccontare le grandi stagioni medioevali e rinascimentali che le pur profonde innovazioni moderne non hanno potuto cancellare.

All’interno del paese, lo scorrere sereno e contemplativo del tempo che qui ha senso solo come condizione meteorologica, mentre storia e leggenda si intrecciano, raccontando ognuna la propria verità.
Accanto al rinascimentale Palazzo Marchesale all’ingresso del borgo vecchio, dove oggi si trovano gli uffici del Comune, si narra esistesse nella notte dei tempi, un antica fonte dedicata al nume benigno che soprassedeva all’incolumità della gente del luogo.

Un oracolo, tra le fredde e limpide polle di risorgiva, si permetteva di dare consigli anche agli imperatori del tempo.

Il fitto bosco, oggi preda dell’antropizzazione, nella notte dei tempi, era selva sacra a Giove e le grotte, il rifugio di eremiti nei primi secoli dell’era cristiana.

“Ma non tutto è leggenda - mi dice il cortese benzinaio della piazza, mentre riempie il serbatoio della mia auto - questa storia per chi è credente è vera!”

E giù a raccontare di quando la statua della Madonna delle Nevi fu traslata dal suo piccolo tempio nei boschi vicini, fin nel cuore del paese, nella chiesa Madre.
La Vergine in terracotta, nottetempo, decide di tornarsene nella quiete della sua bella cappella, lasciando privo di erba il sentiero percorso.

Una signora che deambula a fatica. con cortesia apre la porta della vetusta chiesina di Sant’Antonio Abate, tutta in pietra, col suo bel portale del grande Andrea Lombardi.

Con incedere claudicante racconta, orgogliosa, di quando il paese era in lutto perché privata, da ignoti malviventi, della statua della Madonna della Provvidenza.

Dopo alcuni anni dalla scomparsa, mentre Anna era intenta a godersi “Uno mattina” in Rai ecco che, in un servizio realizzato a Londra, riconosce la bella signora in pietra, sdraiata a riposo.

Partono le denuncie ai carabinieri e anche 50 milioni del vecchio conio, messi a disposizione della Tercas per riottenere la statua visto che in Inghilterra detenere opere d’arte altrui non è illecito.

“Pensare - mi dice un'altra anziana donna, Linda Costantini - che la nostra Madonna sdraiata è una delle poche opere simili presenti al mondo”.

Che grande festa in paese per il ritorno dell’amata signora!

Terra di conquista, Tossicia, da quando, nell’XI secolo, il paese fu fondato per volontà di una potente famiglia che spadroneggiava nella capitale di allora, l’odierna Ornano Grande.
Gli edifici antichi con i loro stemmi, le bifore gentilizie, gli antichi gafii ormai in disuso, stanno lì a testimoniarlo.

Dapprima castrum della potente famiglia dei Pagliara, stirpe dei Conti dei Marsi, il cui castello, che dominava la valle, è presente in pochi ruderi avvolti da misteriose leggende, poi baronia degli Orsini, con il primogenito Napoleone sposo di Maria Pagliara nel 1340, il cui turbolento dominio durò oltre due secoli, fino a Camillo Pardo che dovette abdicare a favore degli Alarcon Mendoza, per volontà dell’imperatore Carlo V.

Il duca Gonzales Hurtado De Mendoza sposò Isabella Ruiz De Alarcon, altera nella sua bellezza, sprezzante nella ricchezza ostentata e anche traditrice, vista la storia d’amore con l’affascinante stalliere che per questo ci rimise la testa.

Un borgo dal cuore antico e silenzioso, Tossicia.
I suoi abitanti, molti di loro anziani, non amano il caos, difendono strenuamente il loro isolamento dorato.

Non è di questo avviso il vice sindaco che mi accoglie con cordialità e svela che il futuro del borgo passa per il Centro Turistico polivalente.

Il complesso dispone di un grande maneggio e galoppatoio al coperto, le cui tribune conterrebbero fino a duemila posti.
Dotato di servizi, sala stampa, caffetteria, oltre che di edifici per stalle, stallieri, foresteria, punti ristoro, è attualmente una cattedrale nel deserto.
Pensare che a soli tre chilometri c’è l’uscita Colledara della A 24 Roma Teramo.

“Qui si sarebbe dovuto snodare il punto centrale della famosa ippovia progettata dal Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, la più lunga d’Italia – ci svela il vice sindaco amareggiato - ma l’Ente non ci ha invitati neanche alla presentazione dell’opera”.

Dopo interventi di straordinaria manutenzione per oltre 200.000 euro, si prevedono tempi brevi per l’apertura di un centro che avrà anche sale per convegni e spazi per concerti.

Risalgo la stradina lastricata di pietre scure segnate dal tempo, alla ricerca dell’antica chiesa madre dedicata alla patrona Santa Sinforosa.
Osservo l’armoniosa porta in stile romanico dedicata all’Annunciazione dell’Angelo alla Vergine.
Ambedue i personaggi biblici sembrano intenti ad un mistico colloquio.

L’interno colpisce nelle opere attribuite a Silvestro dell’Aquila, intersecate in un tragico rondò che passa dalla serena maternità all’angosciosa crocifissione sul Golgota, estrema sintesi del passaggio terreno del Cristo.

Prima di lasciare Tossicia entro nell’imperdibile museo delle tradizioni popolari.
Qui, una poderosa macchina del tempo coinvolge il visitatore in quella che era la vita rurale e il vissuto quotidiano delle genti della Laga.

Il legno, la pietra, il rame e tutti gli utensili della civiltà agro pastorale sembrano voler prender vita per raccontare, da reperti archeologici, un passato recente.

Ammiro le stupende opere della pittrice Annunziata Scipione, affreschi significativi della Valle Siciliana e già decido di fermarmi nella vicina Azzinano, il borgo dei murales naif.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
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sabato 14 gennaio 2012

Festa dell'Alpino - Convegno - D'Alonzo Giuseppe, sindaco di Crognaleto


Il 14 gennaio 2012 nell'ambito della "10° Festa dell'Alpino sulla neve" si è svolto presso l'Hotel Miramonti di Prati di Tivo (Pietracamela - Teramo) il Convegno "Insieme per la montagna: TUTELA, SICUREZZA E PROMOZIONE".

In questo video l'intervento di D'Alonzo Giuseppe, sindaco di Crognaleto.
Riprese realizzate da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.

Il convegno è stato indetto per celebrare i 60 anni del Gruppo ANA di Teramo ed i 20 anni della reintroduzione CAI del Camoscio d'Abruzzo sul Gran Sasso d'Italia

In merito al programma del convegno ci sono stati interventi da parte di diversi oratori:

1 - Tonino Di Carlo, Capogruppo Alpini di Teramo
2 - Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi
3 - Carlo Frutti, Presidente Presidente Associazione Nazionale difesa del suolo
4 - Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo
5 - Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi
6 - Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
7 - D'Alonzo Giuseppe, sindaco di Crognaleto
8 - Corrado Bellisari, vice-sindaco di Pietracamela

Il convegno è stato moderato dalla giornalista Serena Suriani

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video ha una durata di circa 14 minuti ed è stato pubblicato su cinque canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
(YouTube - DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego).

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Festa dell'Alpino - Convegno - Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga



Il 14 gennaio 2012 nell'ambito della "10° Festa dell'Alpino sulla neve" si è svolto presso l'Hotel Miramonti di Prati di Tivo (Pietracamela - Teramo) il Convegno "Insieme per la montagna: TUTELA, SICUREZZA E PROMOZIONE".


In questo video l'intervento di Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
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Il convegno è stato indetto per celebrare i 60 anni del Gruppo ANA di Teramo ed i 20 anni della reintroduzione CAI del Camoscio d'Abruzzo sul Gran Sasso d'Italia

In merito al programma del convegno ci sono stati interventi da parte di diversi oratori:

1 - Tonino Di Carlo, Capogruppo Alpini di Teramo
2 - Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi
3 - Carlo Frutti, Presidente Presidente Associazione Nazionale difesa del suolo
4 - Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo
5 - Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi
6 - Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
7 - D'Alonzo Giuseppe, sindaco di Crognaleto
8 - Corrado Bellisari, vice-sindaco di Pietracamela

Il convegno è stato moderato dalla giornalista Serena Suriani

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
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E' stato pubblicato sulle pagine Facebook:
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2 - Il blog della città di Teramo e della sua Provincia
e sulle pagine di Google Plus
1 - PacotVideo di Cicconi Vincenzo
2 - La Città di Teramo e la sua Provincia

Infine la pubblicazione del video è stato comunicato attraverso Twitter
1 - PacotVideo di Cicconi Vincenzo
2 - Città di Teramo

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Festa dell'Alpino - Convegno - Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi




Il 14 gennaio 2012 nell'ambito della "10° Festa dell'Alpino sulla neve" si è svolto presso l'Hotel Miramonti di Prati di Tivo (Pietracamela - Teramo) il Convegno "Insieme per la montagna: TUTELA, SICUREZZA E PROMOZIONE".

In questo video l'intervento di Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi.
Riprese realizzate da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.

Il convegno è stato indetto per celebrare i 60 anni del Gruppo ANA di Teramo ed i 20 anni della reintroduzione CAI del Camoscio d'Abruzzo sul Gran Sasso d'Italia

In merito al programma del convegno ci sono stati interventi da parte di diversi oratori:

1 - Tonino Di Carlo, Capogruppo Alpini di Teramo
2 - Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi
3 - Carlo Frutti, Presidente Presidente Associazione Nazionale difesa del suolo
4 - Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo
5 - Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi
6 - Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
7 - D'Alonzo Giuseppe, sindaco di Crognaleto
8 - Corrado Bellisari, vice-sindaco di Pietracamela

Il convegno è stato moderato dalla giornalista Serena Suriani

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video ha una durata di circa 22 minuti ed è stato pubblicato su cinque canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
(DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego).

E' stato pubblicato su tre blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:

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Festa dell'Alpino - Convegno - Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo



Il 14 gennaio 2012 nell'ambito della "10° Festa dell'Alpino sulla neve" si è svolto presso l'Hotel Miramonti di Prati di Tivo (Pietracamela - Teramo) il Convegno "Insieme per la montagna: TUTELA, SICUREZZA E PROMOZIONE".

In questo video l'intervento di Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo.
Riprese realizzate da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.

Il convegno è stato indetto per celebrare i 60 anni del Gruppo ANA di Teramo ed i 20 anni della reintroduzione CAI del Camoscio d'Abruzzo sul Gran Sasso d'Italia

In merito al programma del convegno ci sono stati interventi da parte di diversi oratori:

1 - Tonino Di Carlo, Capogruppo Alpini di Teramo
2 - Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi
3 - Carlo Frutti, Presidente Presidente Associazione Nazionale difesa del suolo
4 - Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo
5 - Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi
6 - Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
7 - D'Alonzo Giuseppe, sindaco di Crognaleto
8 - Corrado Bellisari, vice-sindaco di Pietracamela

Il convegno è stato moderato dalla giornalista Serena Suriani

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video ha una durata di circa 25 minuti ed è stato pubblicato su quattro canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
(DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego).

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Festa dell'Alpino - Convegno - Carlo Frutti, Presidente Associazione Nazionale difesa del suolo



Il 14 gennaio 2012 nell'ambito della "10° Festa dell'Alpino sulla neve" si è svolto presso l'Hotel Miramonti di Prati di Tivo (Pietracamela - Teramo) il Convegno "Insieme per la montagna: TUTELA, SICUREZZA E PROMOZIONE".

In questo video l'intervento di Carlo Frutti, Presidente Presidente Associazione Nazionale difesa del suolo.
Riprese realizzate da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.

Il convegno è stato indetto per celebrare i 60 anni del Gruppo ANA di Teramo ed i 20 anni della reintroduzione CAI del Camoscio d'Abruzzo sul Gran Sasso d'Italia

In merito al programma del convegno ci sono stati interventi da parte di diversi oratori:

1 - Tonino Di Carlo, Capogruppo Alpini di Teramo
2 - Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi
3 - Carlo Frutti, Presidente Presidente Associazione Nazionale difesa del suolo
4 - Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo
5 - Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi
6 - Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
7 - D'Alonzo Giuseppe, sindaco di Crognaleto
8 - Corrado Bellisari, vice-sindaco di Pietracamela

Il convegno è stato moderato dalla giornalista Serena Suriani

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video ha una durata di circa 20 minuti ed è stato pubblicato su quattro canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
(DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego).

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Festa dell'Alpino - Convegno - Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi


Il 14 gennaio 2012 nell'ambito della "10° Festa dell'Alpino sulla neve" si è svolto presso l'Hotel Miramonti di Prati di Tivo (Pietracamela - Teramo) il Convegno "Insieme per la montagna: TUTELA, SICUREZZA E PROMOZIONE".

In questo video l'intervento di Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi.
Riprese realizzate da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.

Il convegno è stato indetto per celebrare i 60 anni del Gruppo ANA di Teramo ed i 20 anni della reintroduzione CAI del Camoscio d'Abruzzo sul Gran Sasso d'Italia

In merito al programma del convegno ci sono stati interventi da parte di diversi oratori:

1 - Tonino Di Carlo, Capogruppo Alpini di Teramo
2 - Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi
3 - Carlo Frutti, Presidente Presidente Associazione Nazionale difesa del suolo
4 - Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo
5 - Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi
6 - Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
7 - D'Alonzo Giuseppe, sindaco di Crognaleto
8 - Corrado Bellisari, vice-sindaco di Pietracamela

Il convegno è stato moderato dalla giornalista Serena Suriani

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video ha una durata di circa 5 minuti ed è stato pubblicato su cinque canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
(YouTube - DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego).

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Festa dell'Alpino - Convegno - Di Carlo Tonino




Il 14 gennaio 2012 nell'ambito della "10° Festa dell'Alpino sulla neve" si è svolto presso l'Hotel Miramonti di Prati di Tivo (Pietracamela - Teramo) il Convegno "Insieme per la montagna: TUTELA, SICUREZZA E PROMOZIONE".

In questo video l'intervento di Tonino Di Carlo, Capogruppo Alpini di Teramo.
Riprese realizzate da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.

Il convegno è stato indetto per celebrare i 60 anni del Gruppo ANA di Teramo ed i 20 anni della reintroduzione CAI del Camoscio d'Abruzzo sul Gran Sasso d'Italia

In merito al programma del convegno ci sono stati interventi da parte di diversi oratori:

1 - Tonino Di Carlo, Capogruppo Alpini di Teramo
3 - Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi
4 - Carlo Frutti, Presidente Ass.ne Naz.le difesa del suolo
5 - Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo
6 - Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi
7 - Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
8 - D'Alonzo Giuseppe, sindaco di Crognaleto
9 - Corrado Bellisari, vice-sindaco di Pietracamela

Il convegno è stato moderato dalla giornalista Serena Suriani

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Riprese di Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video ha una durata di circa 7 minuti ed è stato pubblicato su cinque canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
(YouTube - DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego).

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10° Festa dell'Alpino sulla neve ai Prati di Tivo di Pietracamela


Il 14 gennaio 2012 nell'ambito della "10° Festa dell'Alpino sulla neve" si svolgerà alle ore 16,00 presso l'Hotel Miramonti di Prati di Tivo (Pietracamela - Teramo) il Convegno "Insieme per la montagna: TUTELA, SICUREZZA E PROMOZIONE".

Il convegno è indetto per celebrare i 60 anni del Gruppo ANA di Teramo ed i 20 anni della reintroduzione CAI del Camoscio d’Abruzzo sul Gran Sasso d’Italia

In merito al programma del convegno ci saranno interventi da parte di:

1 - Antonio Di Giustino, Sindaco di Pietracamela
2 - Tonino Di Carlo, Capogruppo Alpini di Teramo
3 - Giovanni Natale, Presidente A.N.A. Sezione Abruzzi
4 - Carlo Frutti, Presidente Ass.ne Naz.le difesa del suolo
5 - Eugenio Di Marzio, Presidente Club Alpino Italiano - Abruzzo
6 - Filippo Di Donato, Rappresentante CAI nella Federparchi
7 - Arturo Diaconale, Presidente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

Seguirà un dibattito moderato dalla giornalista Serena Suriani

Alla manifestazione saranno presenti autorità civili, militari e religiose

Molti sono i Comuni invitati: Arsita, Bisenti, Basciano, Castel Castagna, Castelli, Colledara, Cortino, Crognaleto,
Fano Adriano, Isola del Gran Sasso, Montorio al Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria, Santo Stefano di Sessanio,
Teramo, Valle Castellana,

L’occasione per illustrare: la Mostra del Camoscio d'Abruzzo (n.10 pannelli a colori formato 50x70 cm)

Info: CAI-Cea “gli aquilotti” 339.7459870 – cea.aquilotti@caiabruzzo.it Gruppo Alpini Teramo
339.7465284



PROGRAMMA DI VENERDI 13 GENNAIO

10.00 Arrivo a Cerqueto (TE)
10.30 Escursione Cerqueto (TE) – Pietracamela(TE)
13.30 Arrivo a Pietracamela (TE) e trasferimento a Prati di Tivo (TE)
14.00 Sistemazione in Hotel e nel pomeriggio giochi vari sulla neve per bimbi e adulti
19.30 Cena in Hotel
21:00 Serata di attrazione e animazione insieme al mago “ KATANGA”

PROGRAMMA DI SABATO 14 GENNAIO

10.00 Ritrovo nella Piazza di Pietracamela e deposizione corona al monumento ai caduti
10.30 Escursione: Pietracamela - Prati di Tivo
13.00 Arrivo a Prati di Tivo – vin brulè
14.30 Sistemazione in Hotel
15.30 Alzabandiera
16.00 - 19.00 Convegno “MONTAGNA : TUTELA, SICUREZZA E SVILUPPO
19.30 Cena in Hotel
20.30 Fiaccolata notturna lungo l’anello dei Prati di Tivo
21.00 - 23.15 Concerto della Fanfara Alpini di Borbona - Fuochi d'artificio — vin brulè - pernottamento

PROGRAMMA DI DOMENICA 15 GENNAIO

08.00 Colazione in Hotel
09.00 Escursione Prati di Tivo - Arapietra
11.30 Sfilata piazzale Amorocchi Hotel Miramonti
12.00 Celebrazione Santa Messa c/o Hotel Miramonti
13.15 Ammainabandiera
13.30 Pranzo in Hotel consegna attestati di partecipazione e saluti conclusivi



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Le videoriprese del convegno e di eventuali altri eventi saranno effettuate da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo.
Il video verrà successivamente pubblicato integralmente su Facebook e su Google Plus e sui canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo:
(YouTube - DailyMotion di Virgilio - Vimeo - Blip.TV - Kewego).

E' inoltre pubblicato su tre blog anch'essi gestiti da Vincenzo Cicconi della Pacotvideo:

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- blog di Pensieri Teramani

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Canzano - Il borgo sospeso tra cielo e terra



I suoi abitanti adorano questo paesino in posizione sospesa che sembra pizzicare il cielo.

Come dar loro torto?
Aria buona, tranquillità.


E poi il vento, il respiro della terra che, malandrino, scompiglia i capelli, portando con sé gli odori del mondo e le nuvole che poco prima danzavano sul naso del gigante Gran Sasso.


Canzano è un borgo delizioso, adagiato sulle dolci colline teramane rotonde e levigate, che guarda il mare volgendo le spalle alla montagna più alta degli Appennini, sospeso tra le valli dei fiumi Vomano e Tordino.

Il paese si raggiunge attraverso la Montorio - Roseto o dalla Teramo - Giulianova.
Pochi luoghi possono vantare vedute così pittoresche, autentici scorci da cartolina.

Un paesaggio ideale senza asperità, modellato nell’equilibrio e nell’armonia.

Il borgo si raccoglie intorno alla sua piccola piazza con vecchi edifici in pietra posti ad anelli concentrici.


Uno scampolo di meraviglia che anche la Madonna desiderò visitare.

Un’antica storia racconta del miracoloso apparire della Vergine Maria che dall’alto di un albero comunicò a un contadino il desiderio di vedere una chiesa eretta in suo onore.

Oggi questo luogo sacro sorge su uno dei tre colli su cui si sviluppa il borgo: Colle Civetta, con un ameno boschetto, Colle Castellano, con la deliziosa chiesa della Madonna dell’Alno e Colle San Salvatore con l’abbazia omonima.

“Se vuoi capire meglio il miracolo - mi dice il parroco don Tommaso - ti conduco a Perdono dove è avvenuto il misterioso evento”.

La chiesina di campagna è vuota e solitaria, in fondo ad una strada piena di dossi.

Il minuscolo tempio si apre nel maggio di ogni anno per ricordare l’evento.

Il mondo rimasto dietro l’ultima curva sembra celarsi nel silenzio odoroso della campagna, nello stormire delle foglie, nella soffusa cantilena del vento che ci segue ovunque.

La porta cigola e, aprendosi, scopre la minuscola navata, disarmante nella sua semplicità ma profondamente mistica per chi crede nell’apparizione della Madonna.

Pochi metri più su c’è la grande chiesa all’imbocco dell’ultima curva per il paese.

Alcuni reperti archeologici e il ritrovamento di una tomba con resti di monete e suppellettili, confermano un insediamento romano, forse possedimento di un’agiata famiglia patrizia che trascorreva in questo luogo giorni di riposo.

Solo i Romani, devoti come nessun altro popolo alla pietra, ai baratri, ai grandi spazi, potevano concepire un borgo così, a sentinella del territorio.

Canzano è un’acropoli di case e archi, vicoli e torri, porte e scale che si contorce dentro un anello di mura e si scioglie da un lato in rivoli di strade e abitazioni.

Ricorda il massimo splendore nel medioevo quando fu costruito un castello.
Allora il luogo si chiamava “Panzanella”, ovvero cittadella della “buona vista”.

Seguirono anni di dominio dei signori di Acquaviva, Duchi di Atri, le vicende del Regno delle Due Sicilie e l’unificazione d’Italia.

Il paese inizia dalla “Porta Nuova”, attraversa via Roma e in piazza si dirama in un intarsio urbano di vicoli stretti disposti a spina di pesce, come la “Strada Piazzetta” larga, appena 65 centimetri.

L’abitato conserva un’antica cinta muraria con un torrione merlato del secolo XI.

Da non perdere la chiesa di San Biagio, protettore del paese, con il suo campanile in cotto e le “neviere”, freschi sotterranei dove, in un’epoca senza frigoriferi, le donne conservavano le provviste familiari.

Fuori l’abitato, l’antica pieve di San Salvatore si presenta solitaria ed austera, vantando decine di secoli di storia, così come le sue sorelle di stile nella vallata detta Siciliana, San Clemente, Santa Maria di Ronzano, San Giovanni ad Insulam.

Tutte chiese caratterizzate dalla stupenda semplicità e linearità del romanico.
All’interno di questa meravigliosa enclave, vi sono pregevoli affreschi trecenteschi tra i quali “il giudizio di Salomone” e “S. Anna e la nascita della Madonna”.

Un imponente ciclo di opere che, malgrado, le mutilazioni del tempo rimane uno dei più estesi e importanti d’Abruzzo.
Poche notizie certe sull’ignoto architetto che utilizzò le pietre marroni per innalzare la massa muraria e i pilastri di questo capolavoro.

Il paese offre di tutto: associazioni di anziani che organizzano scuole di cucina e quadriglie, donatori di sangue, una banda musicale dalle tradizioni antiche.

Questa è anche la capitale del merletto, con una fiorente scuola di esperte ricamatrici.

La gastronomia è sontuosa.

Il “tacchino alla canzanese” è una deliziosa pietanza in gelatina, servita fredda che rappresenta la nostra cucina nel mondo.
Un piatto sbarcato sulla luna!
Neil Armstrong, il primo uomo a porre piede sul satellite della terra, lo individuò come cibo ideale per le imprese degli astronauti, nutritivo, saporito e a lunga conservazione.
Il dolce tipico è lo “storione” che non è un pesce dei mari del nord ma un gustoso impasto di mandorla, cioccolato e crema.

Finisce troppo presto il viaggio in un paese tanto piccolo ma così sorprendente.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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