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domenica 29 gennaio 2012

Abbazia di Santa Maria di Propezzano ... la Porta Santa degli enigmi

L’austera costruzione dell’abbazia di Santa Maria di Propezzano è dominata da una torre campanaria quadrangolare non incorporata alla facciata, ma distante circa due metri da essa.

Giuseppe Ceci, in un vecchio libercolo degli anni ‘60, ipotizzava che un tempo, questo manufatto fosse “merlato a guisa di castello”.
A fianco, un vetusto convento benedettino, dalla mole così imponente da far credere a un’importanza significativa nel periodo medioevale sia a livello religioso che civile.

Esisterebbe una pergamena, logorata dal tempo, che lo storico Nicola Palma dovette tradurre quando era ancora comprensibile.

Questa specie di bolla, attribuita a Bonifacio IX, scritta in latino, fissava l’edificazione della chiesa nell’anno 715.
La tradizione è ancor più intrigante del ritrovamento della pergamena e parla dell’ennesima apparizione della Madonna.

Tre pellegrini reduci dalla Terra Santa, dopo un viaggio faticoso, vollero fermarsi per il giusto riposo. Appesero le povere bisacce, contenenti sante reliquie, su di un corniolo e si addormentarono.
Al risveglio, con sommo stupore, i pellegrini si accorsero che l’albero era cresciuto a dismisura e che era impossibile prendere le borse.

Mentre, attoniti, guardavano il corniolo ingigantito, una visione celeste ordinò loro di edificare una chiesa.

Il 10 maggio, data in cui tuttora si festeggia la Madonna di Propezzano, il Papa Gregorio II consacrò, in modo solenne, questo tempio a Santa Maria Propizia Pauperis con l’annesso monastero, che divenne subito punto di riferimento lungo il percorso adriatico verso la Terra Santa.

Un enigma avvolge la costruzione della chiesa che, contrariamente alla successione degli stili, inspiegabilmente è stata iniziata in forme gotiche e poi terminata in forme romaniche.

La facciata è costituita da tre parti di diversa altezza; la destra è accorpata nel convento; all’interno di questo c’è uno splendido chiostro con dipinti del seicento e al centro un pozzo artistico.

Sotto gli archetti si trovano delle lunette, con affreschi del pittore polacco Sebastiano Majewsky, sulla vita di Gesù.

Il corpo centrale del complesso ha un portico a tre archi sotto il quale si trova il portale e resti di affreschi del ‘400, al di sopra una grande finestra tonda e, più in alto, un sobrio rosone; la parte di destra presenta la famosa Porta Santa che viene aperta solo in maggio a ricordo dell’apparizione e nel giorno dell’Ascensione.

Tutto per tenere fede alla Bolla Indulgentiarum, emessa dal Papa Martino V che concesse indulgenze in queste due solennità.

A proposito della grandiosa Porta Santa, sembra provenga dalla scuola atriana del 1300.
Si attribuisce l’opera a Raimondo Del Poggio, superbo autore del meraviglioso portale del Duomo di Atri, vissuto alla corte degli Acquaviva, signori della città ducale.

Le colonnine sono in stile cosmatesco, interessante fioritura artistica del XIII secolo, simili a quelle di San Giovanni in Laterano a Roma.

L’interno è sobrio ed elegante e le tre navate incutono rispetto.
Si resta sicuramente ammirati da una pittura raffigurante l’Annunciazione dell’Angelo alla Vergine.
Assolutamente da non perdere, l’antico refettorio dei frati con i suoi pregevoli affreschi, mutilati dal tempo.

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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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