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martedì 31 dicembre 2013

Pacot Video: la vita delle immagini

"Le riprese video non necessitano di molte parole; esse stesse sono parole del vissuto"

Ecco la storia di un teramano, ragioniere in una tranquilla azienda manifatturiera.
Rincorreva un sogno: regalare momenti indimenticabili.

Un mattino del 1992, abbandonò aridi registri, calcolatrice e penna e brandì una telecamera, fluttuando tra matrimoni, comunioni, compleanni, recite scolastiche.

Nasceva la “Pacot Video” , una delle prime ditte di post produzione in Abruzzo, capostipite nel teramano.

Un’autentica fabbrica dei ricordi con filmati sempre originali, capaci di raccontare in modo brioso la storia unica di ogni evento da immortalare.

Perché, ditemi, cos’è l’atto creativo, se non un qualcosa che solo in quel momento ci avvicina a Dio?
Un nanosecondo irripetibile in cui l’arte si fonde con la passione e la perizia.

Forse esageriamo parlando di video.
Ma, in effetti, nelle occasioni che meritano di essere ricordate nel tempo attraverso immagini, ciò che conta è riuscire a beccare il momento che farà emozionare lo spettatore.

Nel tempo la storia si è arricchita di video istituzionali per enti, pubblicitari per aziende, docu- film storici sulla Resistenza teramana con un “riconoscimento alla carriera” nel Premio Internazionale Fotografia Cinematografica “Gianni Di Venanzo”.

Ancora, video sociali, culturali, filmati su convegni e manifestazioni di grande livello, collaborazioni con la tv locale Rete 8 e con il Parco Gran Sasso Monti della Laga.

Poi, nel dicembre 2009, la Pacot Video sale agli onori della cronaca nazionale per la realizzazione di uno scoop giornalistico conosciuto come "Il Fuori onda di Giancarlo Fini" con il magistrato Trifuoggi, che mise a rischio la tenuta del governo e che fece conoscere cosa veramente pensava il Presidente della Camera dell’allora capo del Governo Berlusconi.

Nel frattempo si è specializzata in lavori internet, diventando gestore e webmaster di siti e blog.

Noi ospitiamo Vincenzo soprattutto per la passione dimostrata al territorio, regalando video su borghi d’arte teramani, tra i quali Campli, Atri, Canzano, Castellalto, luoghi magici come Pietracamela e il Gran Sasso e la città di Teramo.



Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

L'articolo è stato pubblicato su N°2 blog
(blog della Città di Teramo - blog di Pensieri Teramani)
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sabato 7 dicembre 2013

Premio Borsellino 2013 a Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia


Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia, napoletano, in magistratura dal 1975, è una delle toghe più apprezzate in Italia.
Una vita trascorsa a combattere le cosche camorristiche e la criminalità economica e politica attraverso il lavoro duro negli scomodi Palazzi di Giustizia.
Con uno straordinario sacrificio personale, pagando un prezzo altissimo per il suo impegno in difesa e per la promozione dei valori della legalità.

Il suo è anche il nostro concetto di legalità.
Una legalità vera, quella che sta dentro il nome di Paolo Borsellino: non il vuoto legalismo dei benpensanti, il securitarismo che aggredisce i lavavetri, ma è connivente con l’illegalità diffusa della politica, chiude gli occhi davanti alle truffe dei potenti e rimane silente e dunque complice davanti ai furti di Stato.

Per aver resistito alle giuste e umane paure e, con la tenacia sua e dei suoi collaboratori, contribuito ogni giorno concretamente alla costruzione di una società più giusta necessariamente fondata sulla legalità e sulla fiducia nelle istituzioni, ispirandosi agli stessi principi e agli stessi valori che hanno animato la vita di Paolo Borsellino, a Franco Roberti il Premio Nazionale Paolo Borsellino 2013.

Premio Borsellino 2013 per la legalità a Padre Maurizio Patriciello, Parroco di Caivano (NA)


Padre Maurizio Patriciello, Parroco di Caivano (NA) lavora con coraggio nella terra dei fuochi, nei territori in cui la giustizia è pesantemente minacciata dalla camorra.
Come don Giuseppe Diana la sua è una vita spesa per la giustizia nella convinzione che gli strumenti della denuncia e dell'annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili.

Don Maurizio è un parroco che interpreta il messaggio di Cristo ponendo prioritariamente nel suo impegno la mobilitazione della chiesa al centro del suo impegno contro la camorra e contro le organizzazioni criminali.
Con il suo impegno concreto nella società, con la forza delle idee per portare sempre avanti in suo impegno di giustizia, a qualsiasi costo, per costruire un futuro migliore.
Per tutti.

I suoi successi operativi ed il suo impegno danno concretezza alle speranze di legalità, di sviluppo e di convivenza degli uomini onesti che guardano alle istituzioni con fiducia.
A Padre Maurizio Patriciello il Premio Borsellino 2013 per la legalità.

Premio Borsellino 2013 per la legalità a Ciro Corona, Associazione (R)Esistenza di Scampia


Ciro Corona, presidente della associazione Resistenza e Esistenza di Scampia ascoltando il bisogno della sua collettività che chiede sicurezza, diritti e sente il bisogno di una società fondata sui più alti valori a partire dalla giustizia, svolge da tempo un importante ruolo di promozione, prevenzione, sensibilizzazione della realtà napoletana e in modo particolare dei giovani.

Questo riconoscimento va a sottolineare l'instancabile attività di un rappresentante dell’associazionismo che resiste alla camorra, che da tempo e senza posa porta avanti un grande lavoro per l'affermazione della legalità.

Per il grande impegno profuso nella promozione dei valori della legalità.
Per aver resistito alla prepotenza della camorra che crede di poter travolgere tutto e tutti pur avendo conosciuto la crudeltà della violenza mafiosa sempre su postazioni di prima linea pur consapevole dei grandi rischi.

A Ciro Corona il Premio Borsellino 2013 per la legalità.

Premio Borsellino 2013 per la cultura a Salvo Palazzolo, Giornalista de “La Repubblica” e scrittore

"Io non cerco vendetta, voglio sapere perché è morto il mio Paolo. Non importa quanto ci vorrà, fosse anche un'eternità. Io, di certo, non vivrò abbastanza per conoscere la verità. Non importa. E' importante, invece, che i cittadini italiani sappiano la verità. Tutti dovrebbero pretenderla a gran voce".

Salvo Palazzolo vince il Premio Borsellino, lui che è una punta di diamante del giornalismo antimafia, per il libro bello, toccante e commovente "Ti racconterò tutte le storie che potrò", che ha scritto con Agnese Piraino Borsellino, vedova di Paolo Borsellino.
Un libro in cui Agnese ripercorre i momenti di tenerezza accanto al marito Paolo, ucciso nella strage di via d’Amelio, ma anche i momenti del dolore.

Un libro che testimonia ancora una volta che, per capire e combattere il fenomeno della criminalità organizzata, occorre anzitutto rendere conscia la sensibilità collettiva del suo radicamento, della moltitudine delle forme con le quali si manifesta e si insinua nelle realtà locali, grazie alle quali riesce ad assumere la portata nazionale.

A Salvo Palazzolo e alla memoria di Agnese Piraino Borsellino, per una nazione più giusta, più libera, più civile, più bella, il Premio Borsellino 2013 per la cultura.

Pacotvideo, Cicconi Vincenzo, Abruzzo, Teramo, Roma, Campidoglio, Premio Borsellino 2013,  Salvo Palazzolo,

Premio Borsellino 2013 per la cultura a Giulio Cavalli, Attore


Giulio Cavalli, con il suo teatro di inchiesta scuote le coscienze.
Di certo scuote gli animi in certi ambienti criminali, tanto che dopo la rappresentazione di “Do ut Des”, spettacolo teatrale su riti e conviti mafiosi, vive sotto scorta.

Il premio ad un attore e regista, giullare e artista dello sberleffo perché come dimostra Giulio Cavalli la mafia si colpisce e si batte in mille modi.

Riceve il premio per il suo impegno nel campo artistico e culturale che è stato già stato assegnato tra li altri a Giorgio Gaber, Enzo Iannacci, Fabrizio De Andrè, Dario Fo, Franca Rame, Francesca Comencini, Marco Bellocchio, Mario Monicelli, Moni Ovadia, Ascanio Celestini, Giorgio Tirabassi, Angelo Branduardi.

Oggi a Giulio Cavalli e idealmente a quanti hanno il merito di mettere in comunicazione il genio, l’inventiva umana, con il necessario sguardo sul mondo, che spesso invece rimane, per gli artisti come per i politici, una distratta incombenza.
A Giulio Cavalli il Premio Borsellino 2013 per la cultura.

Premio Borsellino 2013 per il giornalismo a Giovanni Tìzian, Giornalista de “L’Espresso”


Giovanni Tizian, giornalista e autore dei libri inchiesta “Gotika” e “La nostra guerra non è mai finita“.
Ha solo trent'anni e a sette anni la ‘ndrangheta gli ha ucciso il padre Peppe.
Oggi è sotto scorta per quello che scrive.

Giovanni Tizian, giornalista calabrese trapiantato a Modena scrive sull'Espresso e parla di mafie al nord.
Come il nostro amico Giuseppe D’Avanzo, come lui giornalista de la Repubblica, che vogliamo ricordare premiandolo, crede che una informazione non asservita, una informazione di leale servizio alla collettività sia nell'etica del giornalismo, e prima ancora del giornalista.

Crede nell'importanza di una analisi puntuale, approfondita sulle mafie, la corruzione, le tante forme d’illegalità, sapendo bene che non dovrebbe esserci bisogno di mettere accanto alla parola “informazione” l’aggettivo “libera”.

Per i suoi libri e i suoi articoli di denuncia da cui traspare uno straordinario impegno civile, un desiderio di giustizia sociale che si traduce in una coraggiosa e continua sfida al degrado sociale, a Giovanni Tizian, il Premio Borsellino 2013 per il giornalismo.

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Premio Borsellino 2013 per il giornalismo a Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco, giornalisti de “Il Fatto Quotidiano”


Sandra Rizza è giornalista, scrittrice di numerosi libri che rendono un tributo ad un genere oggi fuori moda, quello dell’inchiesta che interroga senza reverenze i risvolti nascosti della realtà e i suoi protagonisti, spesso rischiando molto.

Non accetta le parole troppo spesso imbrigliate, le penne opportunamente spuntate, le cronache monche o pilotate, rendendo davvero il giornalismo un servizio per la collettività.

La sua è una penna appassionata come è la vita di tutte le persone che s’impegnano per la giustizia.
Perché l’informazione o è libera o, semplicemente, non è informazione: è propaganda, demagogia.

Per il significativo contributo sui temi della legalità e della verità, per la sua passione e l’alto impegno professionale e civile.
Per aver dimostrato che è possibile un'informazione libera, critica e costruttiva.
In generale per la tenacia, la grinta, il rigore con cui prosegue le sue diverse strada, a Sandra Rizza il Premio Borsellino 2013 per il giornalismo.



Giuseppe Lo Bianco, giornalista la cui autorevolezza, unita all'impegno, ne fanno un modello positivo.
Giornalista che con i suoi articoli ha dimostrato di credere fino in fondo nella funzione sociale e civile di chi racconta e ragiona sui fatti.

Uno scrittore che con i suoi libri ci ha detto che solo una comunità consapevole, capace di raccontarsi con onestà, crea una democrazia sana, una democrazia viva.

Da giornalista vero - anche subendo per questo perquisizioni e intimidazioni - lui sa e denuncia che mai come in questi anni l’informazione corre il rischio di essere soffocata o asservita.

Lo Bianco ha una grande capacità, ormai rara nel panorama giornalistico italiano, quella di riannodare con perizia e pazienza la storia degli uomini, partendo dal particolare per raggiungere l’apice di alcune delle storie più controverse degli ultimi 20 anni: la trattativa infinita tra Stato e Mafia.

Lo Bianco è un giornalista senza paura, uno che fa i nomi, non si nasconde, nell'incedere del racconto crea curiosità nel lettore, l'invita a non credere alle verità di comodo dettate da media compiacenti, ma di entrare nel merito e nella profondità delle cose.

Nei libri “Il Gioco Grande”, “L’Agenda Rossa”, “Profondo Nero”, “L'Agenda Nera” ci ha regalato tante inchieste vere, di un militante che regala al giornalismo velinista una lezione di mestiere e onestà.

a Giuseppe Lo Bianco il Premio Borsellino 2013 per il giornalismo.

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Premio Borsellino 2013 per l’impegno civile a Luigi Cuomo, della Nuova Quarto Calcio


Coordinatore regionale per la Campania della “Rete per la legalità” e animatore degli sportelli antiracket e antiusura nelle zone a più alta concentrazione camorristica, Luigi Cuomo è anche l’uomo che, coinvolgendo già 900 soci, ha raccolto la sfida della Nuova Quarto Calcio per sostenere il progetto sportivo e sociale legato alla squadra flegrea.

Un’esperienza importante da difendere e da sviluppare perché intorno ad essa si ritrovano i principi fondamentali di civiltà, di legalità e di riscatto dopo anni di vassallaggio camorristico.

Luigi Cuomo racconta lo sport sottolineandone i valori positivi.
Ma è un uomo che ha saputo andare oltre l’ambito sportivo precisando con la sua testimonianza e la sua vita che fra legalità e illegalità non esiste il pareggio.
O si sta da una parte o dall’altra.

Per il suo impegno sociale nel divulgare i valori positivi dello sport; per il suo impegno civile e per la sua opera negli incontri, finalizzata a porre le basi di una cultura anticamorra che coinvolga tutti, partendo dai più giovani, nel nome di grandi valori come legalità, responsabilità individuale e senso del dovere, a Luigi Cuomo il Premio Borsellino 2013 per l’impegno civile.

Premio Borsellino 2013 per l’impegno civile a Salvatore Càlleri, della Fondazione Antonino Caponnetto


Salvatore Calleri, Presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, dal 1992 al 2002 è stato il collaboratore più stretto di Antonino Caponnetto.
Una scelta di vita spesa per la legalità interpretando in senso compiuto il magisterium, in un momento storico di profondo scollamento della società in cui diventa ancora più importante riscoprire il senso profondo di termini come “educazione alla legalità”.

Ci piace dire che Calleri è un uomo che organizza il coraggio.
Come dice nei suoi numerosi incontri nelle scuole "Quando istituzioni e società civile si assumono le proprie responsabilità lo Stato vince".

Pensando a lui ci piace ricordare una frase del giudice Livatino «Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti ma se siamo stati credibili».

In ricordo di Antonino Caponnetto e per l’impegno profuso da Càlleri per una Italia migliore,a Salvatore Calleri il Premio Borsellino 2013 per la legalità e l’impegno civile.


Premio Borsellino 2013 per l’impegno sociale a Luigina Di Liegro, della Fondazione “Di Liegro”


Luigina Di Liegro ha studiato alla Columbia University di New York e laureata nella Georgetown University di Washington, collaboratrice di importanti imprese e coordinatrice di importanti progetti, è stata assessore regionale del Lazio alle politiche del welfare ed ha organizzato con altri la conferenza internazionale di Genova sui diritti dell’infanzia.
E’ qui come volontaria.

Impegnata in diverse organizzazioni non lucrative di utilità sociale e in rappresentanza delle migliaia di volontari che ogni giorno nel nostro paese offrono la loro passione e il loro tempo su tutti i fronti dell’impegno sociale.
Ed è qui per rappresentare la “Fondazione Di Liegro” e ricordare il nostro indimenticabile amico don Luigi Di Liegro, morto nel 1997, il suo spirito indomito che lo portò ad essere il santo o l’eroe delle lotte per i diritti all’ex Pastificio Pantanella, a San Giovanni.

Luigina Di Liegro è una donna che si impegna per la promozione umana e contro la povertà, per i diritti degli immigrati, per dare supporto alle persone con disagio psichico, per il lavoro e contro l’emarginazione.
E’ una volontaria che si colloca con perfetta coerenza nel nostro progetto culturale educativo, perché nel suo intenso agire quotidiano, intreccia alla competenza i temi dei diritti civili e della giustizia sociale, dunque della legalità in un’incessante battaglia contro ogni forma di esclusione e di paura dell'estraneo, e dunque in una radicale difesa dell'umano.

Per il profondo e sentito impegno, rivolto al riscatto umano e sociale delle fasce più deboli a Luigina Di Liegro il Premio “Paolo Borsellino” 2013 per l’impegno sociale.

Premio Borsellino 2013 - Presentazione e Saluti delle autorità


Elenco dei premiati alla 18° edizione del Premio Borsellino 2013.
La cerimonia si è svolta a Roma presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio.

Premio Borsellino 2013 per l’impegno sociale a Luigina Di Liegro, della Fondazione “Di Liegro”

Laureata in Analisi delle politiche pubbliche e relazioni internazionali alla Columbia University di New York è impegnata in attività di volontariato presso diverse organizzazioni non lucrative di utilità sociale e ha organizzato la Conferenza Children & the Mediterranean Culture, Health and Urban Setting per la Fondazione Gaslini.

Accanto all’attività lavorativa, si dedica da sempre alla partecipazione civica soprattutto nell’ambito del volontariato sociale e nel settore socio-sanitario.

E’ stata tra i fondatori della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro con sede a Roma e attualmente ne è presidente: la Fondazione è fortemente impegnata a sostenere le persone affette da disagio psichico e le loro famiglie, offrendo aiuto per superare situazioni di isolamento sociale e di solitudine affettiva.
Ha promosso la costituzione del Centro per l’Adozione Internazionale (CPAI) di Roma.
Ha sostenuto l’azione della Cooperativa Partire dagli ultimi in attività di servizi socio sanitari per l’accoglienza e l’inserimento delle persone che vivono nell’emarginazione e in condizioni di povertà.
E’ stata responsabile per la Caritas Diocesana di Roma (1985-1997) di progetti di raccolta fondi.

Premio Borsellino 2013 per l’impegno civile a Salvatore Càlleri,
della Fondazione Antonino Caponnetto

Presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, nata su idea della moglie Elisabetta Baldi che porta avanti un prezioso lavoro contro il crimine organizzato e per la promozione di una cultura della legalità soprattutto nelle scuole.

Dal 1992 fino al 6 dicembre 2002 è stato il più stretto collaboratore di Antonino Caponnetto.




Premio Borsellino 2013 per l’impegno civile a Luigi Cuomo,
della Nuova Quarto Calcio

Fino al febbraio del 2011 l’allora Quarto Calcio S.s.d. era uno dei tanti gingilli del clan Polverino, la potente organizzazione mafiosa della provincia di Napoli signori assoluti del traffico di droga.
E la locale squadra di calcio tornava utile per estendere il controllo criminale in ogni ambito della vita civile.

Non quindi soltanto un giocattolo nelle mani dei boss, ma un canale di pressione sull’amministrazione locale, un luogo per allacciare relazioni e favorire appalti, lo schermo per imporre alle imprese un pizzo mascherato da sponsorizzazione sportiva.
Poi il sequestro ottenuto dalla Procura antimafia.

Per la prima volta nel caso di una squadra di calcio, si è deciso di affidarne la guida ad un’associazione antiracket, in questo caso ad Sos Impresa.

Il procuratore antimafia Antonello Ardituro, dopo aver coordinato le indagini, si è buttato nell’avventura della squadra anticamorra, divenendone il presidente onorario.
Luigi Cuomo, presidente di Sos Impresa e invece il dirigente della Nuova Quarto Calcio che cerca di incardinare nell’esperienza calcistica, momenti di dibattito e sensibilizzazione».
Sono nate assemblee, iniziative pubbliche, momenti di confronto.

Premio Borsellino 2013 per il giornalismo a Sandra Rizza,
giornalista de “Il Fatto Quotidiano”

Per un decennio cronista giudiziaria all’Ansa di Palermo, ha imparato il mestiere di giornalista negli stanzoni de "L’Ora" di Palermo, negli anni caldi della guerra di mafia, passando presto alla cronaca nera e giudiziaria.

Ha collaborato con "Il manifesto" e con "La Stampa", ed è stata corrispondente dalla Sicilia del settimanale "Panorama" negli anni delle stragi 1992-93.

Oggi collabora con "MicroMega" e scrive su "Il Fatto Quotidiano".

Ha scritto "Rita Atria" e "Una ragazza contro la mafia".
Con Lo Bianco ha scritto "Rita Borsellino la sfida siciliana", "Il gioco grande", "Ipotesi su Provenzano", "L’agenda rossa di Paolo Borsellino", "Profondo nero" e "L’agenda nera".
Inoltre con Antonio Ingroia e Giuseppe Lo Bianco “Antonio Ingroia "Io so", e due ebook: "Il depistaggio" e "Petrolio e Sangue".

Premio Borsellino 2013 per il giornalismo a Giuseppe Lo Bianco,
giornalista de “Il Fatto Quotidiano”

Giuseppe Lo Bianco, cronista giudiziario da oltre venticinque anni a Palermo, ha lavorato al "Giornale di Sicilia2 e a "L’Ora" negli anni della guerra di mafia.
Oggi collabora con "Il Fatto Quotidiano" e con "MicroMega".

Ex corrispondente de “L’Espresso” dalla Sicilia, ha scritto con Franco Viviano "La strage degli eroi" e con Sandra Rizza "Rita Borsellino, la sfida siciliana", "Il gioco grande", "Ipotesi su Provenzano", "L’agenda rossa di Paolo Borsellino", "Profondo nero" e "L’agenda nera".

Inoltre con Antonio Ingroia e Sandra Rizza “Antonio Ingroia "Io so", e due ebook: "Il depistaggio" e "Petrolio e Sangue".

Premio Borsellino 2013 per il giornalismo a Giovanni Tìzian,
Giornalista de "L’Espresso"

Giornalista del gruppo l’Espresso, è della generazione nata nel 1982.
Scrive per il quotidiano la Repubblica, ma non ha abbandonato la Gazzetta di Modena, con cui nel 2012 ha vinto il premio per i giornalisti di provincia "Enzo Biagi".

Ha collaborato con il mensile "Narcomafie" e il portale Stop’ndrangheta.it.
Sempre nel 2012 gli sono state assegnate la menzione speciale al premio Biagio Agnes e la Colomba d’oro per la pace.

È autore del saggio inchiesta “Gotica. Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea" edito da Round Robin.
Dal 2011 vive sotto scorta.
Si occupa di giudiziaria, e soprattutto ama scavare la superficie della cronaca e realizzare inchieste.
Le relazioni tra mondo economico e organizzazioni mafiose, sono spesso al centro delle sue inchieste.
Ha conseguito la laurea in Criminologia nel 2008, con una tesi sulla “’ndrangheta transnazionale”. Appassionato di letteratura il suo interesse, per gli scrittori sud americani quali Josè Saramago in cima alla lista delle preferenze.
E’ uscito da pochi giorni il suo ultimo libro “La nostra guerra non è mai finita“ edito da Mondadori.

Premio Borsellino 2013 per la cultura a Giulio Cavalli, Attore

Dopo aver fondato a Lodi la compagnia "Bottega dei Mestieri Teatrali" produce lo spettacolo “(Re) Carlo (non) torna dalla battaglia di Poitiers", spettacolo sulla vicenda del G8 a Genova nel 2001 e sulla morte di Carlo Giuliani.
Del 2007 è "Bambini a dondolo", dramma sul turismo sessuale infantile.
Nel 2009 mette in scena il monologo "Do ut Des", spettacolo teatrale su riti e conviti mafiosi.
A causa delle minacce mafiose ricevute a seguito della messa in scena di quest’ultimo spettacolo, gli è stata assegnata una scorta.

Cavalli prosegue nella sua denuncia delle collusioni e infiltrazioni mafiose con RadioMafiopoli e altri spettacoli.
Nel 2011 in collaborazione con il regista Renato Sarti scrive e interpreta “L’innocenza di Giulio”, spettacolo sul processo al senatore Giulio Andreotti per i suoi rapporti con la mafia, spettacolo da cui nel 2012 è tratto il libro "L’innocenza di Giulio: Andreotti e la mafia".
Nell’agosto 2013 il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura racconta il progetto della ‘Ndrangheta per fare fuori Giulio Cavalli.

Premio Borsellino 2013 per la cultura a Salvo Palazzolo,
Giornalista de “La Repubblica” e scrittore

"Ti racconterò tutte le storie che potrò" è un volume, curato dal giornalista Salvo Palazzolo, che raccoglie le memorie di Agnese Borsellino, la vedova del magistrato Paolo Borsellino.

Salvo Palazzolo, dopo la laurea in Giurisprudenza ha iniziato l’attività giornalistica nel 1992, al quotidiano L’Ora di Palermo.

Ha poi collaborato con i quotidiani Il Manifesto, La Sicilia e Il Mediterraneo, occupandosi di cronaca giudiziaria.

Per quest’ultimo quotidiano ha seguito le vicende del caso Contrada: riguardo l’ex agente segreto del Sisde condannato per concorso esterno in associazione mafiosa ha poi realizzato nel 1995 con Claudio Cugusi, dell’Unione Sarda, e in collaborazione con Video On Line il primo sito internet italiano su un processo penale.
Dal 1999 è redattore del quotidiano La Repubblica, ha continuato a seguire l’evoluzione del fenomeno mafioso.
Nel 2004 ha intervistato il capomafia in carcere Pietro Aglieri, ha poi scoperto la trattativa segreta fra i boss e un gruppo di sacerdoti, che dopo le stragi Falcone e Borsellino avrebbe dovuto portare alla dissociazione di alcuni mafiosi da Cosa nostra.
Ha collaborato con la società di produzione Magnolia e con la RAI come coautore di programmi televisivi di inchiesta su Cosa nostra, curati da Claudio Canepari e trasmessi da Rai 3: "Scacco al re", "La cattura di Provenzano", "Doppio gioco", "Le talpe dell’antimafia"; "Le mani su Palermo".
Quest’ultimo programma nel 2009 ha ricevuto il premio della critica alla XV edizione del premio giornalistico televisivo "Ilaria Alpi".

Premio Borsellino 2013 per la legalità a Ciro Corona,
Associazione (R)Esistenza di Scampia

Classe 1980.
Attuale presidente di (R)ESISTENZA, Associazione di lotta alla illegalità e alla cultura camorristica che opera nel quartiere Scampia di Napoli. (R)ESISTENZA nasce il 21 marzo del 2008, giornata nazionale dell’impegno civile contro le mafie e anno della cosiddetta tregua della faida di Scampia.
Nella convinzione che gli irrecuperabili non esistono, l’azione della nostra associazione è rivolta soprattutto ai figli dei camorristi e degli affiliati e, sin dall’inizio ha percorso la duplice strada della cultura e del lavoro, uniche armi di riscatto secondo noi per i giovani di Scampia.

Premio Borsellino 2013 per la legalità a Padre Maurizio Patriciello,
Parroco di Caivano (NA)

Parroco di Caivano, comune dell’entroterra napoletana, è uno degli ultimi e ormai rari “Preti di strada”. Stimatissimo, coraggiosissimo e amabilissimo "Prete anticamorra", è amatissimo dai suoi parrocchiani e anche da tanti che non sono suoi parrocchiani e molti altri ancora che non sono neanche “parrocchiani” di altre Chiese o di altre religioni.

Don Patriciello è famosissimo per le sue lotte in prima linea (forse molto più in prima linea di quelle istituzioni ben retribuite con i soldi degli italiani che dovrebbero fare la stessa cosa, anzi molto di più) a favore dell’ambiente e contro i malaffari (inquantificabili nella realtà, ma senz’altro miliardari) della camorra che, con i rifiuti tossici, sta impregnando la Campania tutta a danno di ambiente e salute.

Premio Borsellino 2013 a Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia

È nato a Napoli, già sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli dal 16 settembre1982 si è occupato di criminalità organizzata di tipo mafioso e terroristico-eversivo, facendo parte, dapprima, della sezione "Estorsioni e sequestri di persona" e, quindi, fin dalla sua costituzione, della Direzione Distrettuale Antimafia.
Dall’11 gennaio 1993 al 26 agosto 2001 ha svolto le funzioni di sostituto procuratore nazionale antimafia presso la Direzione Nazionale Antimafia.

In seguito, dal 27 agosto 2011 è stato procuratore della Repubblica aggiunto in Napoli.
Dal 1 novembre 2005 al 15 aprile 2009 è stato coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli.
In tale veste ha diretto le principali indagini nei confronti delle organizzazioni criminali operanti nella città di Napoli e nell’area casertana.
Vanno in particolare ricordati i procedimenti penali contro il gruppo stragista del "clan dei casalesi", che portarono alla completa disarticolazione dell’organizzazione criminosa, alla cattura e alla condanna di tutti i latitanti.
Dal 16 aprile 2009 è stato procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ed ha coordinato personalmente la Direzione Distrettuale Antimafia. Il 25 luglio 2013 il Consiglio Superiore della Magistratura lo ha nominato Procuratore nazionale antimafia.

lunedì 28 ottobre 2013

Arte medievale e rinascimentale a Pescocostanzo

Mi sono chiesto innumerevoli volte come sia possibile che un borgo montano a 1400 metri di altitudine, nel cuore di un altopiano sconfinato, possa celare nella sua compatta struttura urbanistica, gioielli incredibili tanto da farla definire una “capitale d’arte” dell’Italia meridionale.


Parlo di Pescocostanzo, il paese confinato lì dove declinano i monti della Majella e si stagliano, boscose e frammentate, le catene dei Pizzi e Secine.

Sotto le vette si trova una delle piane più belle d’Abruzzo, uno straordinario luogo con un gioco di grandi spazi e tacite, antiche presenze.
L’altopiano Maggiore con il Quarto S.Chiara, un miracolo dell’armonia della natura e della storia, custodisce questo borgo che fu frequentato da valenti architetti, scultori, poeti e artisti.

Tutti arrivarono, attratti dalle straordinarie emergenze culturali, risalenti prima al medioevo con un castello e poi al rinascimento, con il centro storico ricco di palazzi signorili e di splendide chiese.

La bellezza di questa parte d’Abruzzo si esalta ancora oggi, nelle pietre squadrate dell’antico villaggio pescolano.

Forse la grandezza del piccolo abitato fu dovuta al legame forte con l’abbazia di Montecassino che aveva nelle sue dipendenze diversi centri abruzzesi.
Già in quei tempi lontani il nucleo urbano denominato “Peschio” esprimeva altissime produzioni artigianali di orafi, maestri del ferro battuto, ebanisti e tessitori di tappeti. Ancora oggi sono rinomati in tutto il mondo, il merletto a tombolo e le lavorazioni magistrali dell’oro in orecchini, anelli e girocollo.

Non bisogna dimenticare in questi rigurgiti di grande arte che Pescocostanzo ha una storia soprattutto pastorale.

Un esercito di animali, uomini e carri che per lunghi millenni, dall’età del Bronzo, attraverso la romanità e fino alla metà del secolo scorso, hanno costituito quella economia pastorale che i nostri antenati hanno unito alla civiltà dell’amore per la terra.

Questa è una delle capitali della transumanza del centro Italia, lo testimonia la notizia storica che alla fine del XIV secolo fu fatta costruire in un piccolo paese del Tavoliere pugliese, Torremaggiore, una cappella per i pastori pescolani che lì passavano l’inverno.

Da un censimento del seicento, si scopre che gli ovini avevano una consistenza di oltre 30.000 capi.

Non è un caso che su questo ramo importante del grande tratturo Celano- Foggia, non lontano dal paese si trovi un santuario ai piedi di una rupe, dedicato a San Michele, luogo di sosta delle carovane pastorali.
Non a caso, nello splendido bosco di S. Antonio, si trova anche un’altra affascinante testimonianza con l’eremo risalente al XIV secolo, ricovero per chi aveva problemi durante il lungo cammino.

Il capolavoro del paese è sicuramente la collegiata di Santa Maria del Colle, scrigno di tesori con un incredibile rassegna di affreschi, arredi lignei, fonti battesimali, crocefissi preziosi e soffitti lignei settecenteschi dorati.
L’altare maggiore è uno spettacolo nello spettacolo.

La cappella del Sacramento è da urlo con una tela preziosa dedicata alla Madonna del Rosario, opera del pittore aquilano Cardone e la “Gloria del Paradiso” a impreziosire la cupola.
Forse l’opera più insigne è la “Madonna dell’Incendio sedato”, in cui Tanzio da Varallo, insigne pittore del Seicento, mise insieme tutto il suo grande genio, un gioiello che certamente meriterebbe una collocazione in grandi musei internazionali.

A lato della scalinata per accedere alla collegiata, sulla destra, si trova l’antichissima chiesina di Santa Maria del Suffragio dei Morti con il suo bell’altare in noce scolpito di fine seicento.
Ai piedi della scalinata la singolare “Pietra del vituperio”, dove un tempo si ponevano i fogli di scherno contro coloro i quali non onoravano i loro debiti nei confronti dei creditori. Era una sorta di ludibrio pubblico che precedeva un’incriminazione legale del debitore renitente.

Un bellissimo itinerario nel paese permette di scoprire palazzotti gentilizi di rara bellezza come:
Casa D’Amata (sec. XVI) con il caratteristico “vignale” (il pianerottolo su scala esterna),
Palazzo Grilli (sec. XVI) con quattro torrette angolari e due portali in pietra lavorata,
Palazzo De Capite con belle opere in pietra datate 1850,
la chiesetta di S. Giovanni con portale e rosone di metà Cinquecento,
Palazzo Mansi (sec. XVI), al centro del corso con il suo splendido portale, logge e scale esterne,
Palazzo Colecchi (1771) dalle linee armoniose e leggiadre,
Palazzo Cocco e Palazzo Ricciardelli , in stile barocco (sec. XVI) e balconi di ferro battuto.

Da non perdere assolutamente la visita all’ex Monastero di clausura di Santa Scolastica, costruito nel 1624 su disegno di Cosimo Fanzago.
Infine è d’obbligo un caffè nella bella e scenografica piazza centrale, zona vip del paese con il Palazzo del Governatore, recentemente restaurato, e il cinquecentesco Palazzo Comunale con la torre dell’orologio.

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Da Nord
Dall'autostrada Adriatica A14 in direzione di Ancona, seguire la direzione Roma, prendere l'autostrada A 25, uscire a Bussi/Popoli, seguire le indicazioni per L'Aquila, continuare sulla SS 17, attraversare Popoli e svoltare sulla SS 84 in direzione di Pescocostanzo.
Da Sud
Dall'autostrada A14 seguire la direzione Pescara, prendere l'autostrada A 16 in direzione Benevento, continuare per il raccordo RA 9 e a Benevento proseguire sulla SS 88, uscire in direzione Campobasso, prendere la SS 17, proseguire per la SR 84 in direzione di Pescocostanzo.
Da L’Aquila
Percorrere la SS 17 in direzione di Pescara, proseguire sulla SS 153 in direzione di Navelli, continuare sulla SS 17, attraversare Popoli, svoltare sulla SS 84 in direzione di Pescocostanzo.


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domenica 27 ottobre 2013

I gioielli di Bominaco

L’altopiano di Navelli rimane uno dei luoghi più straordinari d'Abruzzo anche se l’uomo negli ultimi anni sta cercando di deturparlo con un orrido rigurgito di asfalto e cemento tra svincoli di accesso che farebbero pensare a vicine megalopoli anziché deliziosi paesini.


Borghi antichi si elevano sulla piana, dopo il sisma del 2009, semi abbandonati.
Nonostante tutto i grandi spazi e le distese verdi di mandorli resistono.
Ancora crescono gli orapi selvaggi, mentre intorno nessuno può togliere l’indimenticabile vista di monti e antichi abitati turriti.
Questa era il “fiume d’erba silente” della transumanza con le chiese tratturali, luoghi di sosta spirituale, i preziosi resti della romana Peltuinum e il romanico immortale di Bominaco.

La terra dello zafferano che un giorno veniva calcata dai misteriosi Guerrieri di Capestrano, quelli dal cappello a larga falda è un posto mitico nella regione.
Dovrebbe essere un luogo da conservare … dovrebbe.

Dovrebbe essere gridato il principio della intangibilità del patrimonio ambientale e artistico, dovrebbe essere fermato chi aspira a scippare la collettività del suo patrimonio di bellezza pervenuto dall’antichità.

E invece si continua a deturpare tutto con tappeti di bitume.
Questa era anche la terra dei Vestini, prima che giungessero anche qui, inesorabili, le legioni di Cesare.

Le imponenti mura raccontano della resa di un popolo che scomparve subito dopo, decimato da guerre e pestilenze.

Da Prata d’Ansidonia eccomi a sud, sulla statale 17 che mi porta a Bominaco e le sue case da poco meno di ottanta anime, nel territorio di Caporciano.

Oltre il paese c’è la splendida chiesa di Santa Maria Assunta con accanto il gioiello dell’Oratorio dedicato, chissà perché, all’abate San Pellegrino, contemporaneo di Cristo sconosciuto da queste parti.

In un comprensorio come quello aquilano dove da oltre quattro anni dal terremoto, è impossibile trovare una chiesa senza imbracature e puntelli, dove hanno chiuso nel cuore della città di Aquila, Collemaggio e San Berardino per pericoli di crolli, questo doppio tempio dell’anima è uscito indenne dal disastro.

E sì che l’abbazia del borgo medievale ha tutto simile a Santa Maria ad Cryptas nella vicina Fossa, chiesa che ha avuto seri danni in tutto il perimetro di struttura.

Dell’Oratorio che si trova proprio davanti al cancello d’ingresso di tutta la struttura immersa nel verde, ci sarebbe da dire tanto da riempire un libro: uno dei gioielli preziosi d’Abruzzo.

Ogni suo centimetro quadrato interno è affrescato mirabilmente come una sorta di Cappella Sistina.

Sui muri santi che inneggiano, un inedito calendario medievale simbolico a celebrare con tanto di segni zodiacali, il duro lavoro contadino nei mesi dell’anno e poi un grande San Cristoforo, oggetto di superstizione antica che lo vuole protettore contro le morti improvvise.

Affreschi di scuola abruzzese del XII secolo di maestranze artistiche che avrebbero imperversato in molte chiese dell’aquilano, opere di vasta dimensione che fanno gridare al miracolo per essere scampati miracolosamente alla terribile botta della terra.

Tant’è! Neanche altri terremoti, compreso quello distruttivo del settecento hanno scalfito la guerra di resistenza al tempo e noi non possiamo che gioirne.

Non so quanto ci sia di vero nel fatto che sia stato eretto da Carlo Magno.
Il grande condottiero avrebbe fatto elevare la basilica del Santo Liberatore a Majella, poi un altro considerevole numero di abbazie sparse in Abruzzo.
Non gli sarebbero bastati cento anni di vita nomade.

La chiesa che si trova subito dopo è fantastica nella sua semplicità di linee e colori.
Edificata fra l’ XI e il XII secolo stupisce per l’essenzialità della sua pianta rettangolare, le tre navate con eleganti colonne, le tre absidi, tipico delle basiliche romaniche e i capitelli diversi tra loro.

Ci sono da visitare, sulla collina circostante, i resti di un antica abbazia del mille, dipendenza della grande Farfa, con mura che si affacciano meravigliosamente sulla grande piana, tra distese arate, piccoli poderi, paesini fortificati.

La struttura, con castello annesso, fu rasa al suolo dalle indiavolate truppe di Fortebraccio da Montone, il famoso capitano di ventura nei primi anni del 400 durante la sanguinosa guerra tra Angioini e Aragonesi.

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La visita all’oratorio di S. Pellegrino e all’abbazia di S. Maria Assunta è consentita e garantita dalla custode signora Dora al numero di tel.: 0862.93765. 

Dall'Autostrada A24 (Roma-Teramo) uscire a L'Aquila est e proseguire in direzione San Demetrio-Fagnano Alto-Caporciano-Bominaco. Provenendo dall'autostrada A25 (Pescara-Torano) uscire a Bussi-Popoli, proseguire lungo la SS17 in direzione Navelli e seguire poi le indicazioni per Caporciano. 
Provenendo da Napoli invece, dall'autostrada A1, uscire a Caianello e seguire poi le indicazioni per Roccaraso - Sulmona - L'Aquila - Caporciano - Bominaco.


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sabato 26 ottobre 2013

Le storie fantastiche di Lama dei Peligni

Lama dei Peligni è un paese nella valle dell’Aventino, alle pendici del monte Amaro, abitato sin dalla preistoria.
Le prime notizie del borgo medievale si hanno nel secolo XII.

Immerso in un contesto naturale di rara bellezza, nell’Oasi Majella Orientale, si trova a pochi passi dalle famose grotte del Cavallone, luogo immortalato dal Vate D’Annunzio che vi ambientò la tragedia della Figlia di Jorio.

Da non perdere in centro, la parrocchiale cinquecentesca di San Nicola con il suo bel loggiato.
È una parte d’Abruzzo, dove leggende e tradizioni si tramandano nei secoli.

Secondo un’antica credenza, tramandata oralmente dai vecchi abitanti del paese, le gigantesche rocce che si ergono tortuose e dolenti dal terreno, nel cuneo che porta al grande anfratto della grotta, erano mostri pietrificati.
Questi animali popolavano il pianeta prima della comparsa degli uomini.

Una di quelle pietre mastodontiche prese la forma di un enorme cavallo, simbolo di libertà e di una natura che non cede alla dominazione degli esseri viventi.
Da qui il nome dato al complesso ipogeo del “Cavallone”.

Sono soprattutto sacre le storie incredibili che ruotano intorno a questo paese dal sapore leggendario.

Una di queste narra di una statua, neanche molto pregiata, dedicata alla Madonna della Misericordia, un’opera in stucco dipinto del secolo XVIII, attribuibile a una bottega di maestri lombardi che da queste parti e ancor più nella vicina Taranta Peligna, hanno lasciato più di un lavoro artistico.

L’esemplare che oggi si conserva nell’abside della chiesa dei Minori Osservanti di Lama non sarebbe neanche originale ma una brutta copia di una statua lignea andata distrutta nel corso dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
La particolarità è che questa statua sarebbe miracolosa.

Anzitutto si rifiuterebbe di uscire dalla sua nicchia e poi da quel posto, dove si trova, sarebbe in grado di proteggere il paese.
Si narra che molti anni fa, nei giorni di festa a Lei dedicata, la Madonna fu portata dai Lamesi in processione.

Dopo pochi minuti si scatenò una tempesta d’inaudita potenza che scrosciò acqua in quantità paurosa dai valloni della Majella.
L’abitato era in serio pericolo.
La processione tornò indietro e quando la statua fu riposta nella nicchia, di colpo la tempesta scomparve.

Questa tradizione non è soltanto orale ma è riportata anche in un vecchio e interessante libro di Francesco Verlengia sulle tradizioni abruzzesi, edito nel 1958.

La singolare circostanza è che esisterebbe sempre a Lama, un’altra Madonna che invece ama circolare in lungo e largo nei paesini del comprensorio.
Parlo della Madonna dei Corpi Santi, raffigurata con mano un fiore e nell’altro braccio, ricurvo, il Bambino.

La statua veste di rosso con ricami in oro ed è coperta da un manto azzurro trapunto di stelle argentee.

La festa della Madonna si svolge nell’ultima domenica di agosto e accorrono fedeli da ogni parte della valle dell’Aventino.



La leggenda racconta che questa figura di Vergine era originariamente custodita nella chiesa di Montemoresco presso Torricella Peligna.
Da qui la statua era scappata e fu ritrovata, settimane dopo, in una piccola cappella nei soprastanti monti Pizii.
La statua camminò ancora per ricoverarsi nella chiesa madre di Gessopalena.

I gessani fecero grandi feste alla Madonna miracolosa, gioiosi che aveva scelto il loro paese come sua casa.
Si decretò una fiera da celebrarsi ogni anno in onore della Vergine.
La Madonna, inquieta però, tornò a camminare due anni dopo.
Fu ritrovata in un campo da un contadino di Lama dei Peligni.
In mezzo ai rovi pungenti vide il manto rosso della mamma di Gesù e il brillare dei gioielli con cui l’avevano agghindata gli abitanti di Gessopalena.
Così fu portata nella chiesa di Santa Croce, tra i mugugni degli abitanti dei borghi vicini che videro questa cosa come una sorta di furto perpetrato nei confronti di Gessopalena.

La Madonna non si mosse più da Lama e anzi pare che protesse il paese anche dal terremoto disastroso del novembre 1706 che abbatté gran parte dell’abitato e che nonostante tutto non fece un grande numero di vittime così come poteva far supporre l’entità della scossa tremenda.

La Madonna, secondo molti abitanti, ancora oggi benedice le nascite e i matrimoni, veglia infermi e moribondi, protegge i pastori.

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Come arrivare a Lama dei Peligni:

Dall'autostrada Adriatica A14 (da nord: in direzione di Ancona; da sud: in direzione Pescara), uscire a Val di Sangro, seguire la direzione Villa S. Maria, prendere la SS 652, continuare sulla SS 84 in direzione Casoli/Lama dei Peligni.

Da Chieti: Percorrere la SS 81 in direzione di Guardiagrele, proseguire sulla SS 84 in direzione Casoli/Lama dei Peligni.

Da Pescara: Percorrere la SS 16 in direzione di Chieti, continuare sull'autostrada A 14 in direzione Bari, uscire a Val di Sangro, seguire la direzione Villa S. Maria, prendere la SS 652, continuare sulla SS 84 in direzione Casoli/Lama dei Peligni.


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venerdì 25 ottobre 2013

“Sulmo mihi patria est”: La città dove Ovidio cantò

La piana della valle Peligna, illuminata dal sole dell’autunno, ha una luce straordinaria.
Gli altopiani, piccoli o grandi, in Abruzzo sono tutti straordinariamente belli e in qualsiasi stagione.

Il fiume Aterno segue placido il serpentone di curve.

In certi punti della statale pare prendere il sopravvento sul cemento, con le sue cascatelle d’acqua e le fresche ombre dei pioppeti lungo l’argine.

Se riuscissimo a interrompere la corsa frenetica col tempo e lo spirito si dilatasse ad abbracciare sereno i fianchi del monte Morrone con i borghi arroccati, le umili chiese, gli antichi casolari, i castelli, ne gioverebbe di molto la nostra vita.

Raiano, il paese amato da un giovane Benedetto Croce che passava in un’antica casa colonica le sue calde giornate d’estate, ancora oggi offre il suo bel campionario di persone dai volti quadrati.
Sono però le fronti basse, volitive e i toraci capaci, a tradire l’appartenenza a coloro i quali lavorano e amano la propria terra.

E pensare che in questi luoghi ameni, un considerevole numero di abruzzesi non sono mai passati.
Molti di questi contadini si recano a Sulmona ogni giorno a far mercato tra teste di agli e cipolle, frutta e verdura.

La valle è da vivere senza fretta, assaggiando bontà culinarie a base di zafferano, carne di pecora, vini eccellenti, con l’intento di scoprire borghi antichissimi, tipo Pacentro, Introdacqua di origini altomedievali con il suo fortilizio a pianta quadrata e Corfinio.

Quest’ultimo paesino è stato la mitica capitale della Lega dei popoli Italici contro Roma.

Furono proprio i paesi del sulmonese, Popoli, Tocco e gli altri a dichiarare guerra ai Romani, neanche a dirlo, dopo che Sulmona aveva dato i natali al grande Ovidio.

Arrivo in città che già so di dover tornare nuovamente per darvi conto dell’affascinante eremo celestiniano che se ne sta incassato a nido d’aquila, su di una roccia della montagna, aspettando una mia visita.
Sotto lo sperone di roccia che ospita il luogo sacro, c’è l’immensa badia del Santo Spirito, ricco monastero e cenobio di spiritualità dell’ordine monastico dei Celestini sin dai primi anni del duecento.

Anche il monumentale santuario dedicato al culto di Ercole, del I secolo a.C., divinità italica protettrice dei pastori e delle greggi, con i suoi innumerevoli reperti tornati alla luce dalla notte dei tempi, merita ore e ore di attenzione.

Da secoli è lì e alimenta ancora leggende di maghi e stregoni tra polle d’acqua, boschetti di annose querce abitate da divinità, spelonche di asceti nella montagna sacra, casa anni dopo di Pietro Angelerio da Isernia, futuro papa del gran rifiuto dantesco.

Il temporale così come è venuto se n’è andato, lasciando in terra pozzanghere grandi a riflettere il cielo, ora azzurro intenso lavato a nuovo e pronto a regalare emozioni.

La montagna del Morrone è di un verde ancor più forte e le sue pendici sono inondate di un chiarore che le rende color argento.
Una quadricromia incredibile a rendere Sulmona ancora più bella se possibile.
La città dei confetti che diede i natali al poeta dell’amore, Publio Ovidio Nasone, uno degli artisti più sensibili e raffinati del suo tempo, è una bomboniera nell’Abruzzo che non finisce mai di stupire.

Dopo aver scoperto la splendida Rotonda di San Francesco mi trovo ora in piazza Plebiscito nel cuore del centro storico dove si erge l’interessante chiesa di Santa Maria della Tomba .

L’edificio sorge su di un antico tempio pagano dedicato a Giove Pluvio e capisco il perché da queste parti la pioggia è di casa.

Qui si dice, ma nessuno lo conferma, che fosse ubicata la grande villa dove Ovidio creava le sue odi d’amore.


Non è certa la notizia, così come non è certa la data in cui sorse la chiesa, fondata, questo si, su di un disegno di Nicola Salvitti.
La costruzione dovrebbe risalire al 1060, anno in più, anno in meno.

La facciata, per chi ama l’arte, è d’impostazione romanico gotica con uno splendido rosone del ‘400 che riempie gli occhi.
Fu commissionata questa singolare opera che arricchisce il tempio, dalla nobildonna Pelma del casato degli Amabili.
Pare che la signora amasse così tanto l’arte da concedersi a coloro i quali realizzassero per lei opere immortali.

Accanto alla chiesa e sempre nel ‘400 circa, venne costruito un edificio ospedaliero per indigenti, grazie alla confraternita che oltre a gestire la struttura, nel secolo dopo aiutò all’edificazione del campanile, seconda metà del XVI secolo.

L’interno si lascia ammirare con le sue tre navate ad arcate a tutto sesto, soffitto a capriate, e questo è il motivo per cui tante coppie chiedono di convolare a nozze in questo luogo ambito dove sui muri si ammirano piccoli resti di opere pittoriche del trecento.

La piazza del mercato poi è uno spettacolo nello spettacolo.
La mercanzia ha un’esposizione che pare studiata a tavolino.

Le donne che vengono da ogni dove, hanno i volti rosei di chi lavora all’aria aperta. Formaggi, olio e frutta regalano profumi e gioia agli occhi.

Lungo il corso si snoda la fantasia incredibilmente fervida dei maestri confettieri sulmontini, ricca di estro che si manifesta fra mille colori di cestelli, grappoli e fiori di ogni tipo e gusto.
Invenzioni fantastiche che puoi trovare solo qui, nella patria del confetto.

Nella piazza centrale la statua di Ovidio, il Vate peligno che cantava “Sulmo mihi patria est” sembra quella di un santo cristiano che indica le cose belle create da Dio.

Ovidio Nasone e la sua eterna poesia, che si sublima nelle metamorfosi e negli amori, permeano di sé tutta la cittadina.
A lato c’è un uomo buffo che pare uscito dal meraviglioso paese di Alice.
Piccolo, grasso con due grandi baffi bianchi e folti capelli ricci argento vende caldarroste.
L’autunno regala le sue delizie.

Mentre visito la città, ovunque si aprono squarci su ampi e suggestivi scenari montani che fanno da cornice alla ricchezza monumentale di quest’antico centro storico.

Sulmona, l’antico municipio peligno di Roma deve le sue fortune storiche per la felice posizione geografica, all’incrocio tra l’arteria Claudia Valeria, la “Via degli Abruzzi” del commercio tra Firenze e Napoli e il grande tratturo Celano Foggia, autostrada d’erba della transumanza fin dall’Età del Bronzo.

Imperdibile la visita al Museo Civico con i suoi resti di epoca italica, l’antichissimo acquedotto romano in ottimo stato e il Duomo con la cripta.
Forse il monumento sacro più spettacolare è però la chiesa dell’Incoronata, fuori il centro, un tempo dedicata alla Madonna della Croce, la Vergine nera alla quale le donne affidavano per la protezione gli uomini che partivano con le greggi verso il Tavoliere della Puglia.

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Sulmona è raggiungibile attraverso l'autostrada A25 (uscita "Sulmona-Pratola Peligna") che la collega a Roma (2 ore) e a Pescara (50 minuti). 
Un'altra strada a scorrimento veloce è la S.S.17 che collega Sulmona a Napoli e L'Aquila e la Tiburtina (da Roma a Pescara).
Per chi arriva dal sud non ci sono problemi: l'A14 Adriatica per chi arriva da Termoli, Foggia, Bari e Lecce; per chi arriva dal Tirreno conviene arrivare a Napoli e poi proseguire lungo la S.S.17.



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