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sabato 30 ottobre 2010

A Roberto Saviano il Premio Nazionale Paolo Borsellino 2010.












"Il potere, mai come ora, sente di scricchiolare ...
tutto sembra che stia finendo ...
dobbiamo resistere ancora un poco ma sta finendo ...
credo che dobbiamo avere fiducia in questo.
"

Questo è stato sicuramente il passaggio del discorso di Roberto Saviano più applaudito dal numeroso pubblico accorso al Teatro Odeon di Roseto degli Abruzzi per assistere alle premiazioni della 15° edizione del Premio Paolo Borsellino.

FRASI PROFETICHE !!





Roberto Saviano ha chiuso il suo discorso con una pillola-verità ...
"VERITA' E POTERE NON COINCIDONO MAI".

Lo scrittore e, prossimamente, "autore televisivo" del programma di RAI 3 "Vieni via con me" con Fabio Fazio si è detto emozionato di ricevere un premio intitolato a Borsellino soprattutto perchè ricevuto in Abruzzo ...
"terra che amo moltissimo per una piccola forma di narcisismo che ho ... è stata la prima regione a darmi la cittadinanza onoraria".






















MOTIVAZIONE PREMIO 2010 A ROBERTO SAVIANO

Sapere, capire diviene una necessità, l'unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare.

Roberto Saviano agisce in prima per­sona e nella soci­età civile, con­tro le mafie, le ingius­tizie, con­tro l’ambiente dev­as­tato, con­tro i traf­fici ille­gali di rifiuti e la com­pia­cenza dei rap­p­re­sen­tanti dello Stato cor­rotti.

Con uno stra­or­di­nario sac­ri­fi­cio per­son­ale, pagando un prezzo altissimo per il suo impegno pro­fuso in difesa e per la pro­mozione dei val­ori della lib­ertà, dell’informazione, della democrazia, della legal­ità.

Una legal­ità vera, quella che sta den­tro il nome di Paolo Borsellino: non il vuoto legal­ismo dei ben­pen­santi, il secu­ri­tarismo che aggre­disce i lavavetri ma è con­nivente con l’illegalità dif­fusa della polit­ica, chi­ude gli occhi davanti alle truffe dei potenti e rimane silente e dunque com­plice davanti ai furti di Stato.

Con­duce una lotta quo­tid­i­ana e nobile con­tro il male asso­luto delle mafie, dell’angheria, della cor­rut­tela dif­fusa e del silen­zio com­plice, con la forza delle idee per portare sem­pre avanti in suo impegno di gius­tizia, a qual­si­asi costo, per costru­ire un futuro migliore.

Per tutti.

A Roberto Saviano il Premio Nazionale Paolo Borsellino 2010.



















































Antonio Ingroia alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

“La lotta alla mafia non può essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolge tutti, che tu ti abitui a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità”.
(Paolo Borsellino)








Il premio Borsellino, giunto alla 15° edizione, si propone di esaltare ogni anno l'operato di personalità che, nel corso della loro vita, hanno testimoniato i più alti valori degli esseri umani: la rettitudine, la giustizia, la solidarietà, la legalità.

Il premio, nato il 3 dicembre del 1992 e presieduto da Antonino Caponnetto fino al 2002, ancora una volta intende testimoniare ammirazione, gratitudine ed affetto a quelle personalità italiane che hanno offerto una testimonianza d’impegno, di coerenza e di coraggio particolarmente significativa nella propria azione sociale, civile, culturale e politica contro la violenza e l’ingiustizia, ed in modo particolare per l’impegno profuso in difesa e per la promozione dei valori della libertà, della democrazia e della legalità.

Il presidente del Premio dell'edizione 2010 è il Procuratore Aggiunto di Palermo Antonio Ingroia e la giuria è composta da Lirio Abbate (giornalista de L'Espresso), Maurizio De Luca (giornalista de L'Espresso), Feancesco La Licata (giornalista de La Stampa), Salvo Palazzolo (giornalista de La Repubblica), Sandro Ruotolo (giornalista della RAI e della trasmissione Anno Zero).
























Leo Nodari, Sandro Ruotolo e la lettera di Agnese Borsellino,

Il coordinatore del Premio Borsellino Leo Nodari, nel salutare il pubblico, racconta le difficoltà incontrate nel portare avanti un simile evento.

La forza nel proseguire e portare avanti questo progetto trova nuova linfa dalle parole inviate, tramite una lettera, dalla signora Agnese Borsellino, la vedova del giudice Paolo Borsellino.

La lettera viene letta da Sandro Ruotolo.





Carissimi giovani,

mi rivolgo a voi come ai soli in grado di raccogliere davvero il messaggio che mio marito ha lasciato, un’eredità che oggi, malgrado le terribili verità che stanno mano a mano affiorando sulla morte di mio marito, ha raccolto mio figlio Manfredi, e non, badate, offrendo sterili testimonianze come vittima di una subdola guerra che gli ha tolto quando aveva appena 21 anni il padre, ma come figlio modello, di cui non posso che andare orgogliosa, soprattutto perché, insieme alle sue sorelle, serve quello stesso Stato che non sembra avere avuto la sola colpa di non avere fatto tutto quanto era in suo potere per impedire la morte del padre.

Leggendo con i miei figli (qui in ospedale dove purtroppo affronto una malattia incurabile con la dignità che la moglie di un grande uomo deve sempre avere) le recenti notizie apparse in questi giorni sui giornali, dopo alcuni momenti di sconforto ho continuato e continuerò a credere e rispettare le istituzioni di questo Paese, perché mi rendo conto che abbiamo il dovere di rispettarle e servirle come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato, non indietreggiando nemmeno un passo di fronte anche al solo sospetto che può avere avuto di essere stato tradito da chi invece avrebbe dovuto fare quadrato attorno a lui.

Io e miei figli non ci sentiamo persone speciali, non lo saremo mai, piuttosto siamo piccolissimi dinanzi la figura di mio marito che ribadisco ancora una volta, anche a molti di voi che non eravate nati l’anno delle stragi, non è voluto sfuggire alla sua condanna a morte, ha donato davvero consapevolmente il dono più grande che Dio ci ha dato, la sua vita.

Io non perdo la speranza in una società più giusta ed onesta, sono anzi convinta che sarete capaci di rinnovare l’attuale classe dirigente e costruire una nuova Italia, l’Italia del domani.

Agnese Borsellino

Salvatore Di Landro alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

Il Procuratore Generale di Reggio Calabri Salvatore Di Landro nel suo intervento di ringraziamento per il Premio Borsellino ricevuto ha confessato che in alcuni momenti si sente l’assenza dello Stato e riafferma principi universali, quali il fatto che il potere, senza controllo, scade nell’arbitrio e nel dispotismo.









MOTIVAZIONE DEL PREMIO

Per il grande impegno profuso nella promozione dei valori della legalità.

Per aver resistito alla prepotenza della mafia che crede di poter travolgere tutto e tutti pur avendo conosciuto la crudeltà della violenza mafiosa ndranghetista su postazioni di prima linea.

Per aver resistito alle giuste e umane paure e, con la tenacia sua e dei suoi collaboratori, contribuito ogni giorno concretamente alla costruzione di una società più giusta necessariamente fondata sulla legalità e sulla fiducia nelle istituzioni.

Interpretando il bisogno della collettività che chiede diritti e sente il bisogno di una società fondata sui più alti valori: a partire dalla giustizia.

Ispirandosi agli stessi principi e agli stessi valori che hanno animato la vita di Paolo Borsellino.





Salvo Palazzolo alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

Dopo la laurea in Giurisprudenza ha iniziato l'attività giornalistica nel 1992, al quotidiano L'Ora di Palermo.

Ha poi collaborato con i quotidiani il Manifesto, La Sicilia e Il Mediterraneo, occupandosi di cronaca giudiziaria.

Per quest'ultimo quotidiano ha seguito le vicende del caso Contrada: sulla vicenda dell'ex 007 del Sisde condannato per concorso esterno in associazione mafiosa ha poi realizzato nel 1995 con Claudio Cugusi, dell'Unione Sarda, e in collaborazione con Video On Line il primo sito internet italiano su un processo penale.





Dal 1999 è redattore del quotidiano La Repubblica, ha continuato a seguire la complessa evoluzione del fenomeno mafioso, non solo attraverso la cronaca giudiziaria, ma con un lavoro d'inchiesta sul campo.

Nel 2004 ha intervistato il capomafia in carcere Pietro Aglieri, ha poi scoperto la trattativa segreta fra i boss e un gruppo di sacerdoti, che dopo le stragi Falcone e Borsellino avrebbe dovuto portare alla dissociazione di alcuni mafiosi da Cosa nostra.

Ha collaborato con la società di produzione Magnolia e con la RAI come coautore di programmi televisivi di inchiesta su Cosa nostra curati da Claudio Canepari e trasmessi da Rai 3: Scacco al re, la cattura di Provenzano; Doppio gioco, le talpe dell’antimafia; Le mani su Palermo.

Quest'ultimo programma nel 2009 ha ricevuto il premio della critica alla XV edizione del premio giornalistico televisivo "Ilaria Alpi".

Ascanio Celestini alla cerimonia di premiazione del XV° Premio Paolo Borsellino

Ascanio Celestini è un attore teatrale, regista cinematografico, scrittore e drammaturgo italiano ed è una delle voci più note del teatro di narrazione in Italia.

La sua scrittura nasce sempre da un lavoro di indagine condotto attraverso interviste e laboratori.


Del 2000 sono Radio Clandestina, sull'eccidio delle Fosse Ardeatine, e Cecafumo, sulla fiaba.

Del 2002 è Fabbrica, che racconta cinquant'anni di storia operaia attraverso tre generazioni.
Nel 2004 ha girato con Fandango il documentario Senza Paura, storie e musiche di lavoratori notturni.

Per Radio 3 ha scritto e interpretato diverse trasmissioni, tra cui Bella Ciao sul tema del lavoro e della Resistenza.

Con Donzelli ha pubblicato Cecafumo, Fabbrica e la ripresa televisiva di Radio Clandestina.

Per Einaudi ha pubblicato la versione letteraria di Scemo di guerra («L'Arcipelago Einaudi», 2005), il cofanetto con DVD Scemo di guerra («Stile libero/DVD», 2006) e La pecora nera («I coralli», 2006 e «Super ET», 2008).

E' ospite fisso al programma di RAI 3 "Parla con me" con Serena Dandina e Dario Vergassola.

Nell'applauditissimo intervento al XV° Premio Borsellino ha proposto una rivoluzione culturale prima di quella di piazza per raggiungere la legalità di cui abbiamo bisogno.
Ha raccontato una fiaba sull’ottimismo tutta a modo suo che accenna ai tagli nell’insegnamento ed alla paura dell’uguaglianza.




MOTIVAZIONE DEL PREMIO

Attore teatrale coraggioso e impegnato, regista appassionato, scrittore e drammaturgo di storie e di storia, ha il merito di mettere in comunicazione il genio, l’inventiva umana, con il necessario sguardo sul mondo, che spesso invece rimane, per gli artisti come per i politici, una distratta incombenza.


Rappresenta una figura di artista e intellettuale versatile e complessa.
Nel corso degli anni, l’obiettivo di Ascanio Celestini si è spinto a immortalare l’eccidio delle Fosse Ardeatine, la guerra, la lotta di classe, la vita degli operai, le storie dei lavoratori precari, l’istituzione manicomiale.

La ferocia della miseria urbana, riscattate al contempo dalla dignità dei cittadini onesti.

Nel suo recente film “La pecora nera” ha raccolto brandelli di esistenze di persone-fantasma, che meriterebbero una maggior attenzione da parte di tutti.
Da ogni sua opera traspare uno straordinario impegno civile, un desiderio di giustizia e di libertà sociale che si traducono in una coraggiosa e continua sfida al potere.

In una società e in una cultura dove sembra di vivere solo tra situazioni sconcertanti, in cui gli uomini sono attori come fantocci, marionette, automi, Celestini ci pone un orizzonte in cui la società e i cittadini possono muoversi nella direzione di un cambiamento attivo, coscientemente voluto

Come riconoscimento di un'attività di tutela e accrescimento della democrazia ad Ascanio Celestini il Premio Borsellino 2010.