Roberto Scarpinato è Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Caltanissetta.
Nel 1988 si trasferisce alla Procura della Repubblica di Palermo, dove entra a far parte fa parte del pool antimafia collaborando con Giovanni Falcone e con Paolo Borsellino.
Dopo la strage di via D'Amelio, il 19 luglio 1992, è il promotore della rivolta dei sostituti procuratori contro il procuratore capo Piero Giammanco, al quale viene addebitata la responsabilità di avere progressivamente isolato Giovanni Falcone.
Divenuto Procuratore aggiunto, conduce pressanti indagini sui rapporti tra la mafia e la massoneria deviata, sui rapporti tra mafia ed economia e soprattutto sulla cosiddetta “trattativa” tra lo Stato e Cosa Nostra nel periodo delle stragi.
Con uno straordinario sacrificio personale, pagando un prezzo altissimo per il suo impegno in difesa e per la promozione dei valori della legalità tra i tanti processi nel 1996 fa condannare Andreotti per aver avuto rapporti con la mafia sino al 1980, pur se tale reato viene prescritto.
Nel 2005, assume la direzione del Dipartimento mafia-economia che smantella colossali patrimoni illegali, giungendo a sequestrare alla mafia tra il 2008 al 2010 beni per un valore di circa 4 miliardi di euro.
Il suo è anche il nostro concetto di legalità.
Una legalità vera, quella che sta dentro il nome di Paolo Borsellino: non il vuoto legalismo dei benpensanti, il securitarismo che aggredisce i lavavetri ma è connivente con l’illegalità diffusa della politica, chiude gli occhi davanti alle truffe dei potenti e rimane silente e dunque complice davanti ai furti di Stato.
Interpretando il bisogno della collettività che chiede diritti e sente il bisogno di una società fondata sui più alti valori.
Ispirandosi agli stessi principi e agli stessi valori che hanno animato la vita di Paolo Borsellino al dott. Roberto Scarpinato il premio nazionale paolo borsellino 2012
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