Con la consegna dell'esposimetro d'oro agli Autori della Fotografia Beppe Lanci, Stefano Falivene, e, per la memoria, a Mario Bava, si conclude l’undicesima edizione del premio internazionale della fotografia cinematografica intitolato a “Gianni Di Venanzo.”
Il giorno dopo gli ospiti del premio partono per visitare una tra le più belle città della provincia di Teramo: Atri!
ECCO I CALANCHI
Lungo il viaggio, volgendo lo sguardo verso sud ovest laddove il sole segue il suo cammino discendente, siamo attratti da un paesaggio particolare caratterizzato dalla presenza di una fitta rete di profondi ed ampi burroni, canaloni con ripidi versanti spogli, creste aguzze: sono i calanchi, meglio conosciuti come le “bolge” di Atri.
Un paesaggio quasi da inferno dantesco iniziato con un processo di compressioni e movimenti dei monti dell’Appennino verso il mare, circa 5 milioni di anni fa con formazioni di fosse e successimi riempimenti che hanno portato ad una emersione della fascia costiera con un sollevamento che la innalzano fino ad oltre 450 metri.
L’azione erosiva delle acque, su questo terreno con le sue fessure dovute dai lunghi periodi di siccità, ha iniziato a modellare gli originari rilievi collinari, dando luogo, nel tempo, alle attuali spettacolari forme del paesaggio: la pioggia ha scavato dei rivoli che sono diventati sempre più profondi grazie anche a una scarsa presenza vegetativa.
Comunque anche se i calanchi non brillano per la vegetazione si può notare che la lotta della vegetazione per allignare su questi terreni, è molto energica.
LA ROCCA DI CAPO D'ATRI
Alle porte di Atri entriamo dalla parte ovest della città dove ci accoglie l’antica rocca del XV sec., ricostruita su di una fortezza precedentemente eretta da Luigi di Savoia, Viceré degli Abruzzi nel 1390.
Attraverso il belvedere dove sono esposte sculture di numerosi artisti del ‘900 entriamo nel nucleo antico della città.
LA CHIESA DI SAN NICOLA
Lasciamo il suggestivo panorama che corre fino al mare adriatico ed ecco la chiesa di S. Nicola, costruita in laterizio nel 1256, sui resti di una chiesa benedettina.
L’interno è in stile gotico! Custodisce fra l’altro, alcuni affreschi quattrocenteschi tra cui : la Madonna con Bambino, fra S. Rocco e S. Sebastiano, della scuola di Andrea De Litio. La chiesa è suddivisa in tre navate ad arcate ogivali,
IL PALAZZO DUCALE
Raggiungiamo il Palazzo Ducale. Davanti agli occhi l’imponente torre civica.
Fortezza militare costruita nella prima metà del sec. XIV dal duca Antonio Acquaviva, oggi il Palazzo è sede del comune di Atri
Il cortile custodisce il busto bronzeo del beato Rodolfo Acquaviva, opera dello scultore Ugo Assogna.
ll Sindaco di Atri Paolo Basilico (ex sindaco n.d.r.) ci accoglie nella sala del Beato Rodolfo Acquaviva che presenta immagini d’ispirazione pittorica orientale realizzate a tempera nel XIX secolo.
Entriamo nella “Sala delle udienze degli Acquaviva”, dipinta dal Maestro Francesco De Felici nel 1883.
Il soggetto centrale del dipinto probabilmente rappresenta la disfida di Barletta, nella quale, la presenza dei francesi da una parte e degli italiani dall’altra, stanno quasi a voler ricordare le lunghe incomprensioni tra la città di Atri e i duchi d’Acquaviva.
LA CHIESA DI SAN FRANCESCO
Ecco la Chiesa di S. Francesco e la sua scenografica scalinata con balaustra in pietra, opera del maestro Fontana da Penne
Forse fu lo stesso Santo di Assisi, durante uno dei suoi viaggi in Abruzzo, ad iniziarne la costruzione.
Dopo il terremoto del 1715, la chiesa fu ricostruita in stile barocco
L’interno a croce latina, ha otto cappelle laterali, con pregevoli opere in stucco, oltre all’altare principale e a due altari collocati ai limiti del presbiterio dedicati a “S. Francesco d’Assisi e a “S. Antonio da Padova”.
LU MAMMOCCE
Nel vicolo adiacente la chiesa, c’è il monumento funebre di Giacomo Di Lisio dottore e filosofo del 14 secolo scomparso il 1415."La statua che stiamo osservando si chiama "lu mammocce" usata dai nostri genitori per intimorirci e crearci quindi un senso di disagio.
Quando noi da bambini volevamo trasgredire passavamo di corsa, soprattutto al buio, quasi per verificare la nostra forza
(Luciano Lupoletti, artista atriano)
LA CHIESA DI SAN LIBERATORE
Bella chiesa del 1445, oggi è il sacrario degli atriani caduti in guerra.
Nel 1935, la chiesa fu decorata da Ettore Gattucci e diretta dal prof. Alfredo Ferzetti che realizzò le vetrate artistiche, tra cui quella policroma raffigurante “Cristo sulla croce”.
LA CHIESA DI SANT'AGOSTINO
Costruita nel 1200 è stata successivamente riedificata nel XV sec.
La facciata, a coronamento orizzontale, presenta un portale tra i più eleganti del quattrocento abruzzese, eseguito da Matteo da Napoli.
Sui due capitelli ai lati del portale troviamo rappresentati: S. Caterina d’Alessandria, Santo Monaco con sopra S. Agostino e l’Eterno Padre Benedicente.
L’interno, ad una sola navata, presenta una copertura a capriata e conserva un importate affresco raffigurante la Madonna delle Grazie di Andrea De Litio.
Da Alcuni anni la chiesa, oltre ad essere luogo di culto, viene utilizzato anche come auditorium
IL TEATRO COMUNALE
Inaugurato nel 1881, presenta un esterno ripreso dalla scala di Milano e un interno ispirato al S. Carlo di Napoli. Il progetto fu realizzato dall’ing. Francesco Consorti
LA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA
Fu costruita in pietra d’Istria nel XIII sec. per opera di Raimondo da Poggio e Rainaldo D’Atri.
Il campanile, opera di Antonio da Lodi, è alto ben 54 metri simile a quello del Duomo di Teramo.
La basilica presenta una facciata di forma rettangolare, con al centro un rosone a motivo floreale sopra il quale , dentro una nicchia, è collocato un gruppo marmoreo che rappresenta una Madonna con Bambino opera della scuola atriana del tredicesimo secolo.
L’interno in stile gotico è a tre navate.
Sulle pareti, troviamo affreschi che vanno dal 1200 al 1400.
Nella parte centrale dell’abside lo splendido ciclo di affreschi, il più importante del rinascimento abruzzese, opera di Andrea De Litio di Lecce dei Marsi.
La volta a crociera, è stata affrescata con le figure degli evangelisti dei quattro dottori della chiesa, disposti come quelli nella Basilica di S. Francesco in Assisi eseguiti da Giotto.
Da non perdere il monumentale Chiostro quadrangolare dei monaci cistercensi realizzato intorno al XIII secolo.
LA CHIESA DI SANTA CHIARA
e l'annesso CONVENTO DELLE CLARISSE
e l'annesso CONVENTO DELLE CLARISSE
Fu fondata nel XIII sec. da una compagna di S. Chiara L’interno, ad una sola navata, a pianta rettangolare, contiene la cappella maggiore dell’Immacolata in stucco dorato, nella cui parte superiore è situata la statua di S. Chiara, opera del fiorentino Giuseppe Bartoli
Da notare due statue di S. Giovanni Battista e di S. Giovanni Evangelista.
Al centro troviamo l’esposizione del Santissimo Sacramento che, dal 1954, per volere del Vescovo Mons. Amilcare Battistelli, viene adorato ogni giorno.
MUSEO CIVICO ETNOGRAFICO
Nato grazie all’opera di Ettore Cicconi e Massimo Aielli, presenta oltre 2500 pezzi che testimoniano la storia e la cultura del territorio.
Paramenti sacri e un altare privato, della famiglia Ricciconti. con al centro un crocifisso ligneo del 1700.
Nella sezione dedicata alla sartoria troviamo vestiti d’epoca dal 1700 alla prima metà del 1900 dove fanno bella mostra:
- un abito da sera, della seconda metà dell’ottocento della Signora De Albentiis,
- un Abito in seta ricamato in fili d’oro per la Madonna del Rosario.
- un abito in fili d’ oro della seconda metà dell’ottocento, della Baronessa Castellani di Atri.
Non mancano sezioni dedicate ai mestieri scomparsi e agli arredi di un tempo.
Alcune vetrine sono dedicate all’attività dei minatori atriani, con attrezzi ed elementi vestiari, in quanto la città fu canale di emigrazione nel dopoguerra, particolarmente nelle miniere del Belgio.
E poi strumenti antichi per la musica bandistica, giacché Atri è stata tra le prime città in Abruzzo ad avere un complesso bandistico già dal 1806.
Nella sezione dedicata all’immagine, tra antiche macchine fotografiche, proiettori per lastre e lanterne magiche, c’è un cimelio con cui vogliamo chiudere questa breve quanto incompleta visita alla città di Atri: un proiettore cinematografico della fine degli anni 20, lo strumento che permette ad un opera cinematografica di viaggiare ovunque e far conoscere, oltre ad attori e registi, il magnifico lavoro degli autori della fotografia, di queste figure spesso nascoste che sono i grandi maestri della luce.
Nessun commento:
Posta un commento