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giovedì 21 febbraio 2013

Il gioiello di Atri

Nel cuore della città d'arte di Atri si erge la splendida Cattedrale di Santa Maria Assunta, con l’ardito campanile dal corpo quadrato.
Il gioiello sacro di Atri è l’armonia della sintesi.
La sua facciata in pietra, la cornice cuspidata, il rosone a dodici raggi, il ricco portale opera trecentesca di Rainaldo, tutto ha un mirabile equilibrio.

Le tre navate al suo interno sono, scandite da archi gotici.
Sulle pareti del coro dei canonici c’è tutta la ricchezza del ciclo pittorico del ‘400 di Andrea De Litio.

Una delle più imponenti opere del Rinascimento abruzzese con pannelli raccontanti episodi della vita di Gesù e Maria, tra Evangelisti, Dottori della Chiesa e Virtù Teologali.
Anni prima, il papa del gran rifiuto, l’anacoreta Celestino V, aveva concesso il privilegio della Porta Santa e delle indulgenze.

Nel trecento fu il feudo degli Acquaviva, che trasformarono l’antica Hatria, in centro amministrativo dei possedimenti, realizzando il palazzo Ducale e le chiese ancora presenti.

Da mecenati furono committenti di opere d’arte d’immenso valore, oggetti di culto e arredi preziosi, tessuti, ceramiche, quadri che oggi rendono pregiate le sale del Museo Capitolare.

Arrivando al belvedere, si viene catapultati nell’infinito in un inferno dantesco che disegna la genesi dei paesaggi argillosi.
E’ l’inedito parco naturale dei calanchi atriani, popolato da rapaci, istrici, volpi, faine.
Dirupi di creste nude avvinti alla vegetazione a fondo valle, che convivono a fatica con il lavoro dell’uomo.
Un ambiente drammatico con spettacolari erosioni, dove potersi regalare escursioni in una natura straordinaria.


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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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