Il borgo medievale di Santo Stefano di Sessanio è, tra i monumenti dell’uomo, forse il più suggestivo dell’intero Parco Nazionale del Gran Sasso e monti della Laga.
Il piccolo paesino, che vanta anche esempi rinascimentali, situato alle pendici del versante meridionale del massiccio più alto degli Appennini, si trova a un’altezza di 1251 metri sul livello del mare.
Parliamo di un abitato costruito prevalentemente in pietra bianca calcarea locale, brunita e resa opaca dal tempo.
I tetti, con i suoi larghi coppi, offrono al visitatore un’armonica visione d’insieme, in parte rovinata dal disastroso sisma del 2009 che ha raso al suolo, irrimediabilmente, la singolare e caratteristica torre medicea del Trecento, che dava un tocco ulteriore di classe e arte di decoro architettonico da cui partiva l’abitato strutturato in ellissi concentriche e altrettante scalinate ripide.
Il nome del paese “di Sessanio”, risale al latino Sextantia, appellativo con cui veniva chiamato il piccolo pagus romano che un tempo era ubicato nei pressi dell’attuale chiesa dedicata al Protomartire Stefano, ai piedi di un colle su cui sorse, in seguito, il villaggio. Sextantia era a sei chilometri dall'importante "pagus" dedicato a San Marco tra Castel del Monte e Calascio.
Da non perdere la passeggiata a piedi lungo le strette vie e le erte gradinate, i tortuosi selciati che si insinuano tra le case e i percorsi inediti ricavati sotto le case e creati per difendersi dai rigori dell’inverno e dalle sue intemperie.
Del dominio della famosa famiglia dei Medici rimangono bei loggiati dalle linee pure ed eleganti, piccoli portali disposti ad arco con formelle fiorite e singolari bifore, gioie per gli occhi di esperti dell’architettura.
Lo stemma che ancora oggi campeggia sulla porta d’ingresso a sud est della Signoria di Firenze, testimonia i granelli di civiltà raffinata, di cui secoli fa godette questo minuscolo borgo pastorale, tutto da vivere con massima attenzione.
Solo riservando la giusta concentrazione alla visita, il turista potrà scoprire piccoli edifici, case fortificate con palazzotti gentilizi del Quattrocento, balconi in pietra da cui godere spettacoli di paesaggio.
In alcuni scorci è possibile abbracciare con lo sguardo le valli del Tirino e dell' Aterno, fino a scoprire pezzi del massiccio della Majella e la catena montuosa del Sirente, nel territorio di Avezzano.
Da non perdere la chiesa di Santo Stefano, edificata nel quattordicesimo secolo in unica aula a cinque campate.
Se qualcuno dovesse chiedersi il perché della potenza medicea nel borgo di montagna e così lontano dalla Toscana, deve approfondire la storia della Baronia di Carapelle, un insieme di più paesi, quali Castel del Monte, Calascio, Castelvecchio Calvisio e Carapelle Calvisio, oltre al borgo di Santo Stefano.
Era la Baronia appartenente alla famiglia toscana dei Piccolomini, già Conti di Celano e proprietari della Rocca di Calascio.
Il paese di Santo Stefano era importante centro di avvistamento dei territori confinanti.
Nel 1579 Costanza, figlia unica di Innico Piccolomini, cedette la proprietà a Francesco dei Medici, Granduca di Toscana.
Questi fu quasi deriso per aver preso possesso di un luogo definito “ammorbato dalla puzza delle capre e delle pecore”.
Tutti dovettero ricredersi quando, giunsero in paese e scoprirono un abitato bellissimo, creato intorno a una natura sontuosa.
Sotto il diretto controllo della famiglia toscana, Santo Stefano raggiunse il massimo splendore grazie anche a un artigianato eccellente di fabbricazione lana carfagna venduta in tutto il mondo dai mercanti.
Questi, con le loro carovane, attraversavano le aride distese di Campo Imperatore, piccolo Tibet d’Italia, durante le stagioni più clementi per portare il prodotto ovunque, anche in mare attraverso i porti del Mediterraneo.
Anche i prodotti della terra ebbero grande impulso e ancora oggi rappresentano al meglio l’economia locale:
Lenticchie biologiche e di alta qualità, oggi rinomato prodotto DOP dalle piccole dimensioni con crosta rugosa, da servire con quadratini di pane fritto in olio di oliva o con patate e erbette locali;
le mandorle, raccolte nei mandorleti in zona, di gran gusto e adatte alla creazione di succhi;
La cicerchia, antichissimo legume di alta digeribilità, prodotto lì dove la terra appare più arida e crepata;
La carne degli agnelli di ottima qualità allevati nella piana di Campo Imperatore che nella tradizione locale viene cotta in pentola con formaggio e uova.
Lo spopolamento dell’antico villaggio , dopo l’Unità d’Italia, e in seguito al fenomeno della emigrazione accresciutosi dopo la Grande Guerra, è certo stato un fatto negativo, ma in parte ha contribuito alla tutela dello straordinario patrimonio storico e architettonico del paese, in gran parte, riconvertito anni fa a mirabile e accogliente “Albergo Diffuso”.
Oggi Santo Stefano è nella particolare cerchia dei borghi più belli d’Italia.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
Il piccolo paesino, che vanta anche esempi rinascimentali, situato alle pendici del versante meridionale del massiccio più alto degli Appennini, si trova a un’altezza di 1251 metri sul livello del mare.
Parliamo di un abitato costruito prevalentemente in pietra bianca calcarea locale, brunita e resa opaca dal tempo.
I tetti, con i suoi larghi coppi, offrono al visitatore un’armonica visione d’insieme, in parte rovinata dal disastroso sisma del 2009 che ha raso al suolo, irrimediabilmente, la singolare e caratteristica torre medicea del Trecento, che dava un tocco ulteriore di classe e arte di decoro architettonico da cui partiva l’abitato strutturato in ellissi concentriche e altrettante scalinate ripide.
Il nome del paese “di Sessanio”, risale al latino Sextantia, appellativo con cui veniva chiamato il piccolo pagus romano che un tempo era ubicato nei pressi dell’attuale chiesa dedicata al Protomartire Stefano, ai piedi di un colle su cui sorse, in seguito, il villaggio. Sextantia era a sei chilometri dall'importante "pagus" dedicato a San Marco tra Castel del Monte e Calascio.
Da non perdere la passeggiata a piedi lungo le strette vie e le erte gradinate, i tortuosi selciati che si insinuano tra le case e i percorsi inediti ricavati sotto le case e creati per difendersi dai rigori dell’inverno e dalle sue intemperie.
Del dominio della famosa famiglia dei Medici rimangono bei loggiati dalle linee pure ed eleganti, piccoli portali disposti ad arco con formelle fiorite e singolari bifore, gioie per gli occhi di esperti dell’architettura.
Lo stemma che ancora oggi campeggia sulla porta d’ingresso a sud est della Signoria di Firenze, testimonia i granelli di civiltà raffinata, di cui secoli fa godette questo minuscolo borgo pastorale, tutto da vivere con massima attenzione.
Solo riservando la giusta concentrazione alla visita, il turista potrà scoprire piccoli edifici, case fortificate con palazzotti gentilizi del Quattrocento, balconi in pietra da cui godere spettacoli di paesaggio.
In alcuni scorci è possibile abbracciare con lo sguardo le valli del Tirino e dell' Aterno, fino a scoprire pezzi del massiccio della Majella e la catena montuosa del Sirente, nel territorio di Avezzano.
Da non perdere la chiesa di Santo Stefano, edificata nel quattordicesimo secolo in unica aula a cinque campate.
Se qualcuno dovesse chiedersi il perché della potenza medicea nel borgo di montagna e così lontano dalla Toscana, deve approfondire la storia della Baronia di Carapelle, un insieme di più paesi, quali Castel del Monte, Calascio, Castelvecchio Calvisio e Carapelle Calvisio, oltre al borgo di Santo Stefano.
Era la Baronia appartenente alla famiglia toscana dei Piccolomini, già Conti di Celano e proprietari della Rocca di Calascio.
Il paese di Santo Stefano era importante centro di avvistamento dei territori confinanti.
Nel 1579 Costanza, figlia unica di Innico Piccolomini, cedette la proprietà a Francesco dei Medici, Granduca di Toscana.
Questi fu quasi deriso per aver preso possesso di un luogo definito “ammorbato dalla puzza delle capre e delle pecore”.
Tutti dovettero ricredersi quando, giunsero in paese e scoprirono un abitato bellissimo, creato intorno a una natura sontuosa.
Sotto il diretto controllo della famiglia toscana, Santo Stefano raggiunse il massimo splendore grazie anche a un artigianato eccellente di fabbricazione lana carfagna venduta in tutto il mondo dai mercanti.
Questi, con le loro carovane, attraversavano le aride distese di Campo Imperatore, piccolo Tibet d’Italia, durante le stagioni più clementi per portare il prodotto ovunque, anche in mare attraverso i porti del Mediterraneo.
Anche i prodotti della terra ebbero grande impulso e ancora oggi rappresentano al meglio l’economia locale:
Lenticchie biologiche e di alta qualità, oggi rinomato prodotto DOP dalle piccole dimensioni con crosta rugosa, da servire con quadratini di pane fritto in olio di oliva o con patate e erbette locali;
le mandorle, raccolte nei mandorleti in zona, di gran gusto e adatte alla creazione di succhi;
La cicerchia, antichissimo legume di alta digeribilità, prodotto lì dove la terra appare più arida e crepata;
La carne degli agnelli di ottima qualità allevati nella piana di Campo Imperatore che nella tradizione locale viene cotta in pentola con formaggio e uova.
Lo spopolamento dell’antico villaggio , dopo l’Unità d’Italia, e in seguito al fenomeno della emigrazione accresciutosi dopo la Grande Guerra, è certo stato un fatto negativo, ma in parte ha contribuito alla tutela dello straordinario patrimonio storico e architettonico del paese, in gran parte, riconvertito anni fa a mirabile e accogliente “Albergo Diffuso”.
Oggi Santo Stefano è nella particolare cerchia dei borghi più belli d’Italia.
- Arrivare:
- Da Nord
- Dall'autostrada A14 seguire la direzione Ancona, uscire a Teramo/Giulianova/Mosciano Sant' Angelo, proseguire in direzione L'Aquila, imboccare l'autostrada A 24, uscire a L'Aquila Est, prendere la SS 17 in direzione di Pescara, svoltare in direzione di Santo Stefano di Sessanio.
- Da Sud
- Dall'autostrada A14 seguire la direzione Pescara, continuare in direzione Roma, prendere l'autostrada A 25, uscire a Bussi/Popoli, seguire le indicazioni per L'Aquila, continuare sulla SS 5 e poi sulla SS 153 in direzione Navelli, prendere la SS 17 in direzione di L'Aquila e proseguire seguendo indicazioni per Santo Stefano di Sessanio.
- Da L'Aquila
- Percorrere la SS 17 in direzione di Pescara, proseguire fino alle indicazioni per Santo Stefano di Sessanio.
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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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