
Eppure basta prendere l’auto e da Villa Vomano, seguendo la panoramica “365” che porta fino a Bisenti e Arsita, scorazzare senza meta per avere l’impressione di conoscerla da sempre.
E’ di certo un’area tra le più nascoste d’Abruzzo, ma anche tra le più belle in assoluto.
Il fiume omonimo attraversa questo pezzo di territorio, prima di unirsi all’abbraccio gorgogliante delle acque del Tavo.

Un paesaggio letterario che io conoscevo sin da piccolo.
Mio padre, autista dell’Istituto Nazionale Trasporti, oggi Arpa, per lunghi anni ha guidato tra queste strade tortuose che s’insinuano lungo i fianchi delle colline, un bus pieno di studenti e lavoratori che da luoghi come Poggio delle Rose, Montefino, Castilenti, Cermignano, Castiglione Messer Raimondo, Bisenti, Arsita, ogni mattina raggiungeva Teramo per ripartire a pomeriggio inoltrato.
Io, quando il babbo me lo consentiva, ero dentro questo torpedone a saggiare gli umori del “popolo in cammino”.

La valle del Fino è un susseguirsi di dolci colline, boschi, campi coltivati, sempre dominati dalla mole possente e aspra ma in qualche modo rassicurante, della dolomia del Gran Sasso.
Ancora oggi questo spicchio di provincia, è un mondo che ispira, spinge a confrontarsi con la grandiosità della natura e a interagire con essa.

E poi, colline che cedono il posto a uliveti interrotti solo da nastri d’asfalto che s’inerpicano verso piccoli centri ad alta vivibilità. Montefino, ad esempio, è un piccolo paese immerso tra calanchi affascinanti e con la storia improbabile del suo nome cambiato più volte in Montefiore, Montesecco fino all’attuale.
Merita attenzione il borgo di Bisenti che pare vivere in una sorta di dolce arrendevolezza, popolata da gente tranquilla che ha assimilato la quiete dei vicoli.
La vita qui ha un diverso valore rispetto a esistenze urlate e portate oltre ogni limite.

Alla fine della valle, si scopre la rassicurante bonomia della gente di Arsita, tra colline da quadro impressionista.
E’ la tavolozza cromatica di un paese millenario, dove gli scavi del Monte Bertona, hanno fatto rifiorire testimonianze di protostoria, capanne quadrate che risalgono al Paleolitico superiore.
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Articolo redatto da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di due libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat".
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