Le montagne, allineate come soldatini, mi ricordano e non capisco perché, un poster sul muro nella camera degli ospiti in casa di amici.
Nella foto c’erano ritratti dei soldati maori della seconda guerra mondiale intenti all’”Haka”, la famosa danza rituale che precedeva la battaglia.
I militari erano di stanza in Italia e durante il conflitto si fecero ammirare per il sacrificio, il coraggio e l’aiuto che offrirono alle popolazioni stremate.
I loro sguardi erano fieri come antichi guerrieri e contorcevano il viso, strabuzzando gli occhi, tirando fuori la lingua in attesa di combattere i carri armati con le baionette.
Le cime della Laga si specchiano qua e là sul bacino lacustre di Campotosto.
Il tempo incerto regala un cielo drammatico.
Un lago di montagna credo sia un infinito e azzurro paesaggio dell’anima.
Non c’è altro luogo che m’ispiri in Abruzzo così tanta serenità bellezza, armonia.
A volte regala anche malinconia e inquietudine.
Ma non si rimane mai indifferenti.
La magia su queste rive non è solo nella trasparenza delle acque, è anche nei colori che in molte ore del giorno sono indefinibili.
Credo che neanche la scienza sia in grado di scegliere una tonalità predominante ed eleggerla come principale nell’infinita gamma dei celesti, dei blu, dei verdi o dei grigi.
È un autentico miracolo per chi non riconosce la presenza di Dio.
Per me che credo profondamente all’esistenza di un Signore dei giochi che dall’alto scherza colorando il mondo, è solo una conferma delle mie convinzioni.
Non so dirvi cos’è.
Forse dipende dai fondali diversi da quelli del mare, forse il riflesso delle rocce che si specchiano sulle acque, non so.
E che dire di quella sorta di limo finissimo che qualcuno paragona a volgare fango ma che, rimanendo in sospensione sulle acque, crea stupendi giochi di luce insieme a piccole alghe, piante acquatiche, pietre e tronchi morti?
Quel che certo è che le cromie che nascono sui laghi ai piedi di cime austere sono indescrivibili e mortificano chi ama la fotografia che risulterà imperfetta e non in grado di regalare la realtà.
Un antico rituale usa le pietre sagomate dal colore bluastro che rare volte si riescono a trovare sulla sponda di un lago, per ottenere un po’ di ricchezza.
Il fatto è che le volte in cui si trovano questi ciottoli colorati sono così poche che le possibilità di arricchirsi sono praticamente nulle.
E comunque, quantunque riusciate a trovare la pietra amici miei, pochi giorni dopo la luna nuova, allorquando la falce luminosa è appena visibile nella volta celeste, stringete nel pugno il ciottolo, guardatelo intensamente e poi aprite il palmo della mano e osservate intensamente l’astro in cielo per tutta la notte.
Comincerebbe, dicono, una sorta di magia che incide positivamente sulla psiche e l’agognato danaro dovrebbe manifestarsi in pochi giorni.
Ho camminato sulle sponde dell’invaso di Campotosto, da Poggio Cancelli fino al paese regalandomi sensazioni bellissime.
Ovunque nel vecchio borgo si notano ancora i terribili segni del sisma 2009. Molte abitazioni sono ancora imbracate e Dio sa fin quando lo rimarranno.
Ho scoperto che i pesci d’acqua dolce, fatti ai ferri con porcini arrostiti, sono qualcosa in grado di fare uscire fuori di testa.
Una bontà unica che potete mangiare da “Barilotto”, nel centro del paese, accanto alla piazza.
Il nome di questo locale non deriva dalla botte posta all’ingresso, ma dalle proporzioni più che generose del fondatore di questo ristorante, il conosciutissimo Berardino Spina, sponsor più che attendibile, data la sua figura prominente, di autentiche delizie del palato.
Il posto a vederlo distrattamente, non ispira granché ma quando ti siedi è come se un maestro d’orchestra muovesse la bacchetta e centinaia di musicisti iniziassero un mirabile concerto con tanti strumenti.
E tu sei lì ad ascoltare deliziato.
Oggi il figlio fa dei “tagliolini al sugo di pesce di lago” che sono rinomati in tutto il centro Italia, in un ambiente informale ma piacevole.
Il luccichio di entusiasmo negli occhi del patron è stato contagioso quando mi ha illustrato la sua idea di ristorazione.
Ho pensato che grazie a questi uomini dalla passione autentica, con i loro menù e con un servizio forse un po’ ingenuo, un approccio naif e piccole sbavature, rappresentano comunque la gioia dell’ospitalità di un territorio.
In questa splendida area wilderness, giù fino ad Amatrice nel reatino, il mangiare è cultura, storia, arte.
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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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