Non pare soffrire la calura di questa estate scoppiata all’improvviso nel fine luglio.
L’atmosfera, nonostante gli uccelli sparino trilli prodigiosi, è severa e inquietante.
I secoli bui del medioevo sembrano ancora dettar legge.
Oltre il bosco più fitto, la valle sottostante s’in serra tra aspre pareti e orridi dirupi che puoi immaginare, con fervida fantasia, popolati da creature mostruose e belve feroci.
Si entra quasi allibiti nel Vallone di Santo Spirito.
Di colpo un uomo appare ciondolante mentre trascina la cavezza del suo mulo stanco e recalcitrante.
La bestia ha lo sguardo che fa impietosire come di chi aspetta o la fine o l’onorevole pensione.
Sulla groppa dell’animale grosse fascine di legna.
Il posto, nonostante la sterrata sia asfaltata, non perde la sua aria impervia e ostile. L’eremo di Santo Spirito si presenta davanti a me in tutta la sua imponenza.
Sono fortunato perché nonostante sia quasi agosto, a quest’ora del mattino i turisti si stanno appena svegliando e decidendo di venire fin quassù per il picnic estivo.
Qui la prima luce del giorno è fantastica.
Le brume leggere che trattengono le tenebre, pian piano si dissolvono e i raggi di un sole ancora senza forza che arriva dall’Adriatico, fa pulsare tutto di nuova vita nella fitta macchia che ricopre i fianchi del Vallone di Santo Spirito.
Chiudo gli occhi e nel silenzio mi pare quasi di vedere Pietro Angeleri, al secolo Pietro da Morrone, risalire nel lontano anno Domini 1244, quest’aspro burrone settentrionale dopo aver abbandonato le facili strade della valle Peligna, tutto teso a diffondere ovunque l’Ordine monastico dei Celestini.
Non immaginava il povero cristiano, come lo definì secoli dopo Silone, che sarebbe capitato nel bel mezzo di vicende storiche, spirituali e politiche difficili da affrontare, soprattutto in veste di successore di Pietro l’Apostolo.
Era ancora più difficile guidare la Chiesa in quel periodo in cui le Regole Benedettine di miseria e povertà cozzavano contro la protervia e la delinquenza di porporati senza scrupoli tesi a vendere indulgenze plenarie a ricchi crapuloni nel famigerato commercio detto dei “Simoniaci”.
Fra Pietro per anni aveva realizzato nel centro sud un numero notevole di monasteri anche angusti e poco più di eremitaggi difficoltosi anche da raggiungere.
Questo del Santo Spirito, originariamente non più che un vecchio romitorio, fu certamente il suo capolavoro, ricco di storia e leggende incredibili.
Oggi poi, dopo diverse reinterpretazioni in interventi architettonici a volte disastrosi misti a lunghi periodi di abbandono colpevole, l’antico anfratto ascetico si presenta come una vera e propria abbazia.
C’è tanto di chiesa, sagrestia, foresteria, ma anche affascinanti percorsi sotto grotta, quasi fossimo davanti a un monastero con dipendenze esterne.
Il semplice romitorio è stato integrato con opere murarie ma per fortuna gli ampliamenti hanno preservato le belle conformazioni rocciose simili a quelle del vicino eremo di San Bartolomeo, tugurio conosciuto molto prima del passaggio di Celestino V.
All'interno della chiesina a cui si accede attraverso un bel portale settecentesco, c'è una bella statua di San Michele Arcangelo e un tabernacolo opera di un artista della vicina Roccamorice.
Sono insediamenti che lasciano stupefatti se pensiamo che sarebbero stati abitati dagli asceti ben prima del 1000, opere senza tempo in una montagna, la Majella, presenza viva forte ed eterna che incide profondamente nella vita delle genti di questo magico lembo di terra d'Abruzzo.
Il cenobio rupestre, il più famoso degli eremi celestiniani si raggiunge:
A24/A25 RM-PE uscita Alanno-Scafa/ proseguire in direzione Caramanico/ Roccamorice da Napoli: A1 NA-RM uscita Caianello/ seguire indicazioni per Castel di Sangro/ Roccaraso/ Sulmona/ A25 direzione Pescara uscita Alanno-Scafa/ proseguire in direzione Caramanico/ Roccamorice
Informazioni sull' eremo santo spirito a majella
presso il Municipio di Roccamorice tel. 085-8572132
=========================
Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
=========================
Nessun commento:
Posta un commento