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mercoledì 12 giugno 2013

La bellezza? È tutta intorno a noi!

Davanti a un panorama incomparabile riecheggiano nella mente le parole del poeta e saggista, Ezra Pound:

La bellezza? 
Non ci si mette a discutere sul vento d’aprile. 
Quando lo s’incontra, ci si rianima come per un pensiero folgorante di Platone o il bel profilo di una statua o di un volto ...”.

La bellezza non si spiega, si ammira.
Spesso nel teramano il panorama sembra trafiggerti per la sua armonia.

Gli antichi Greci l’avrebbe definito “agathòs”, e “kalos”, cioè buono e bello.


È carino, credo, pensare a un Dio soddisfatto di ciò che ha creato qui nella nostra provincia. Rimbalza con profondità e poesia, l’immagine di un Creatore artista che contempla ciò che ha lavorato.

Trovo stupende le parole del musicista spagnolo Pablo Casals, innamorato della sua terra, la Catalogna, che affermava:
La bellezza è tutta intorno a noi. 
Ma quanti sono ciechi! 
La gente non gioisce delle cose semplici, silenziose e naturali della vita”.

Bellezza uguale passione.

Un amico caro pochi giorni fa, mi ha stupito chiedendomi per quale motivo continuo a correre in giro per la provincia a scattare foto e a raccogliere notizie.

Non si spiegava il perché di questa passione che secondo lui è sfociato da un bel pezzo in una sorta d’incantesimo maligno, degenerando in autentica fissazione.

Non ha capito, nonostante una frequentazione di anni, la missione che alberga in me: quella di portare o, meglio, di cercare di portare sul proscenio luoghi vicini ma a volte ignoti perfino a chi li abita.

La passione è addentrarsi nel poco indagato universo della nostra provincia, visitando paesi, campagne, periferie, montagne che spesso salgono agli onori delle cronache soltanto in occasioni di cataclismi naturali o notizie del politico di turno.

È il voler riscoprire le facce, i sapori, le luci, anche le malinconie di comunità vicine con una particolare attenzione al paesaggio e agli scambi reciproci tra la fisionomia del territorio e di chi lo vive.
E tutto ciò, sia quando quel paesaggio è crivellato di continue piaghe e sfregi umani, sia quando è stato curato amorevolmente dalla comunità.

In questo numero mi diverto ancor più, perché amo girare per colline. È proprio sui crinali a differenza di quanto accade sulla fascia costiera, luogo di scambi e mobilità, che il legame con la terra diventa fortissimo.

All’ombra degli alberi di queste campagne è possibile ancora incontrare personaggi che reputano ineducato salutare una persona stando in piedi e andando di fretta.

Bisogna sedersi e fare le cose con calma, perché il concetto del tempo è ancora quello di una volta, non è stato minimamente scalfito.
Ogni singolo luogo, ogni piccolo o grande oggetto porta appresso una storia, semplice o complessa.

Come la testa di Demetra, la Cerere dei Romani di cui Ovidio cantò le lodi nel V libro delle Metamorfosi, che ho scoperto nella casa di un contadino quando abbiamo bevuto insieme un bicchiere del suo Montepulciano, con due fette superbe di pane e olio casereccio.

La raffigurazione della dea in un piatto di porcellana, altro non è che un canto di lode alla terra, alla semina, coltivazione e mietitura del grano, memoria di quelle che un tempo erano le feste pagane durante il raccolto.

In quell’oggetto, forse un po’ kitch, c’è però tutto l’amore per le proprie origini!




Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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