Una Teramo ipogea, underground.
Una Teramo invisibile, silenziosa.
Un inusuale museo naturale sotto le viscere di una città vivente a imperitura testimonianza della sua nascita.
Un’ipotesi affascinante, coinvolgente.
Teramo città millenaria sospesa quasi per magia tra cielo e terra, che svela un aspetto che la renderebbe unica ed eccezionale: un dedalo di grotte nascosto nell’oscurità silenziosa del sottoterra del centro storico.
Si tratterebbe di antiche vie, ripari dai bombardamenti in tempo di guerra, fiumi sotterranei, ghiacciaie, cripte, persino labirinti che nasconderebbero mitici tesori.
Sotto la nostra città si celerebbe per alcuni, un mondo “parallelo”, non facile da visitare, ma affascinante e misterioso.
Una vita sotterranea a pochi passi dalla superficie; un mondo fatto di dedali e anfratti celati per anni agli occhi dell’uomo moderno.
D’altronde, alzi la mano chi è al corrente che sotto Milano corre una fitta rete di canali, coperti per fare spazio alla città “di sopra”?
Messi tutti in fila, formerebbero un tunnel lungo almeno 200 km.
Oppure che a Palermo c’è una rete di acquedotti costruiti con antichissime tecniche persiane?
O ancora, che nel cuore di Napoli si trova il cimitero delle fontanelle, creato nelle cave del rione Sanità in seguito alle epidemie che colpirono la città a partire dal ’600?
Infine sapete forse che esiste un dedalo sotterraneo nella vicina Atri, città d’arte teramana?
Il tutto a rendere l’antica “Petrut” un capolavoro millenario sospeso quasi per magia tra cielo e terra.
Forse è un sogno dilatato dal mio amore per la città di Teramo che vorrei più bella delle altre.
Perché non sognare un dedalo di grotte nascoste nelle oscurità di un tortuoso percorso sotterraneo che corre parallelo al centro storico?
Per molto tempo si è sussurrato dell’esistenza di una galleria che si diparte dal Duomo per arrivare fino al fiume.
In effetti, un cunicolo fu rinvenuto, anni fa, durante i lavori di restauro della Cattedrale.
Allora, personaggi illustri, come il prof. Sandro Melarangelo, ebbero modo di visitare parte della galleria che passerebbe sotto Piazza Martiri, quando in quello slargo furono fatti i lavori per la sistemazione della pavimentazione.
Era il lontano 1984, l’anno prima della visita in città di Karol Wojtyla che dedicò il suo 52 esimo viaggio apostolico alla nostra città.
In quell’occasione si ebbe modo di osservare l’angusto cunicolo che, partito dal Duomo, circa a metà piazza si diramava: un ramo proseguiva verso i Portici di Fumo in direzione Sant'Agostino mentre l’altro proseguiva verso il Palazzo della Sanità di via Oberdan.
S’ipotizzò che fossero vie di fuga, quando anticamente la città e i suoi abitanti dovevano guardarsi da agguerriti nemici.
Alla luce della notizia della galleria rinvenuta sotto il presbiterio, non sembrò azzardo credere all’ipotesi che un succedersi di cunicoli, apparentemente senza fine, potessero, in epoche lontane, unire più chiese attraverso scale, passaggi inattesi, stanze sovrapposte sulle cui pareti, magari, si può leggere oggi, in mille e mille piccole nicchie, la secolare avventura di una piccola città eterna.
Ricordo che il Melarangelo suggerì di rendere visibile la galleria mediante una finestra ricavata nel sottopassaggio che esiste in piazza (dove attualmente insistono dei negozi).
Sarebbero bastati un vetro e una discreta illuminazione della prima parte della grotta per far conoscere al mondo l'esistenza di questi passaggi sotterranei.
Echi misteriosi e affascinanti che raccontano storie millenarie mentre, dalle umide ombre affiorano i fantasmi della città romana e medioevale.
Il cunicolo non sarebbe l’unico nel cuore di Teramo.
Un'altra galleria partirebbe dal santuario della Madonna delle Grazie.
Il suo inizio si celerebbe sotto gli scavi del vecchio parcheggio tra gli alberi dove, da piccolo, chi vi scrive giocava a pallone la domenica in interminabili sfide tra i quartieri Torre Bruciata e Porta Madonna.
Questo cunicolo addirittura collegherebbe la piazza con l’antica e affascinante “fonte della Noce” di cui, racconti di streghe e fattucchiere, ha permeato di misteri le sue acque.
L’amico Lucio De Marcellis, entrando nei meandri della storia, mi ricordò tempo fa che una sua parente raccontò di una grotta celata nella cantina di casa nei pressi del vecchio stadio Comunale, dalla quale partiva una galleria in direzione dell'anfiteatro di Teramo.
Il passaggio fu murato per evitare incidenti .
Credo che il tuffo nelle viscere di Teramo, tra piccoli tesori ipogei da scoprire, sarebbe se possibile, un buon veicolo turistico. Basti pensare all’underground di Orvieto, vero veicolo turistico della città.
Se la Sovrintendenza squarciasse la sorta di omertà culturale cui è tenuta, forse avremmo un insolito spaccato della vita millenaria della capitale dei Pretuzi e degli usi di cavità sotterranee.
Un patrimonio di testimonianze riemerse in un intreccio tra sopra e sotto terra, tra interno ed esterno.
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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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