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mercoledì 31 luglio 2013

Nel bosco del dio della guerra

In un bosco esiste la magia.
La percepisci quando ti senti parte della foresta e quasi riconosci ogni singolo albero o foglia caduta, sentendoti un tutt’uno con la natura.
Una sensazione meravigliosa!
Una magia ipnotica che costringe a trovare alternative alla certezza della vita.

La quotidianità che incontra lo straordinario, invadendo ogni cellula del corpo e della mente, come una malattia incurabile, inesorabile che non dà certezza di cura.
Mi accade sempre di pensare a tutto questo quando mi trovo nell’angolo più isolato e selvaggio della Laga, di quella terra che rappresenta una splendida invenzione della natura, dove sorge una delle più rare zone isolate d’Italia: il Ceppo, località turistica del teramano con il Bosco Martese d’incomparabile bellezza.

Parliamo di una foresta tra le più spettacolari nel mondo, dove sopravvivono una fauna e una flora autoctone tra le più importanti degli Appennini.
La fitta e immensa selva è immersa nel corso del Rio Castellano, ed è stata definita dai botanici “una perla dai vividi colori”.

La località turistica del Ceppo è rinomata per la raccolta dei funghi porcini di qualità eccelsa, ma è anche stato tragico scenario storico, in tanta beltà, di episodi sanguinari ed eroici della resistenza partigiana.

Ammazzalorso, Capuani, Orsini, Fioredonati e tanti altri partigiani, scrissero qui delle pagine gloriose tali da far chiedere a gran voce la medaglia d’oro per Teramo e la sua provincia.
Fu “la prima battaglia in campo aperto dell’antifascismo italiano” che segnò profondamente la storia della nostra terra.

Qui fu giustiziato, sommariamente, il comandante dei tedeschi, Hartmann, un uomo di aspetto gigantesco con una testa enorme e fu sempre qui, quasi nel punto in cui cadde il Maggiore di Hitler, che fu trucidato Mario Capuani, dottore pediatra, aderente al gruppo “Giustizia e Libertà”, del quale fu autorevole esponente il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Il 27 settembre 1943, alle prime luci dell’alba, i tedeschi si recarono a Torricella Sicura e lo catturarono nella sua casa. Condotto a Bosco Martese, fu sottoposto a processo nella casa cantoniera.
Gli fu chiesto se era stato tra gli organizzatori del raggruppamento di uomini che avevano attaccato e ucciso quaranta soldati tedeschi e il loro comandante Maggiore Hartman.

Mario Capuani rispose senza indugio, “sì”.

Gli fu chiesto se intendesse collaborare con la Repubblica fascista. Rispose, “mai”.
Condannato a morte, fu ucciso con un colpo di pistola alla nuca e seppellito in un campo di fagioli vicino alla casa cantoniera al limitare del bosco.
Il corpo del dottore fu recuperato dal cugino Nino, aiutato da un amico fioraio, Di Carlantonio.

Nella fossa dietro la casa cantoniera, furono trovati altri cinque partigiani fucilati, che non furono identificati perché privi di documenti d’identità.
 Le salme vennero sepolte nel cimitero di Torricella Sicura.
Il dottor Capuani ebbe sepoltura nella tomba di famiglia e fu insignito di Medaglia d’Oro al valore militare e per meriti partigiani.

Oggi, in questa località, a trentacinque chilometri da Teramo, si può visitare l’enorme monumento che, nel 39esimo dell’insurrezione fu innalzato sopra un’altura circondata da abeti, in ricordo dei tragici avvenimenti.
Sono due gradinate con rampe di scale, che girano attorno ad un bassorilievo bronzeo ideato ed eseguito da Dino Di Berardino di Corropoli, che raffigura un partigiano in armi.

Un altro simulacro posto a sette chilometri dal Bosco Martese, opera dell’artista Silvestro Cutuli, calabrese impiantato da sempre a Teramo ricorda, con una stele dai cinque riquadri spezzati, il sacrificio di cinque dei sette partigiani trucidati il 25 settembre del ’43.

La storia è drammatica anche qui: oltrepassato il Comune di Torricella Sicura, per una spiata, i giovani combattenti furono catturati dai i tedeschi mentre si erano recati al Mulino De Iacobis per approvvigionare di farina, l’accampamento partigiano del Ceppo.

Tornando all’aspetto naturalistico, fare una passeggiata fin quassù significa godere della vista di un bosco ricco di essenze.

L’abete appenninico, il faggio, gli aceri, il tasso, la betulla, i giganteschi abeti bianchi, i carpini neri.
Con una gradevole scarpinata attraverso una mulattiera agevole, al di fuori del bosco, si raggiunge la località Lago dell’Orso a circa 1780 metri.

Un’incomparabile vista sul Gran Sasso ripaga della camminata.
Veramente una bella sensazione essere soli in mezzo alla magia della natura in questa foresta dedicata al Dio Marte, il grande guerriero.

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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