Lo ricordate?
Irons con un piffero incantava gli indigeni e diceva queste parole: “Se con un flauto ho convertito questi uomini cosa potrei fare con un’orchestra?.
Un istante dopo, lo spettatore era travolto dalle note immortali della stupenda colonna sonora.
Semplicemente geniale.
Davanti a un panorama coinvolgente spesso riscopriamo la creazione e il suo Creatore.
E Dio non ha bisogno di dover suonare nessuno strumento musicale!
Sono questi i primi pensieri che mi colpiscono, avvicinandomi a Pettorano, sprofondato
nell’incantevole scenario paesaggistico di un colle affacciato sul fiume Gizio con sopra il monte Genzana.
È sicuramente un luogo ideale per visitare la parte più verde d’Abruzzo, punto d’incontro tra il Parco Nazionale e quello della Majella.
Siamo ad alcuni tornanti dalla bella Sulmona, patria di Ovidio cantore latino dell’amore, nel punto meridionale di accesso all’interessante valle Peligna.
Il paese è parte integrante di un territorio straordinario, protetto dal 1996, la Riserva Naturale Monte Genzana- Alto Gizio con il suo organizzato Centro di Educazione Ambientale.
Le foreste intorno custodiscono la vita di animali come l’orso, il lupo, la faina, la donnola, il capriolo, il cervo, la volpe.
Nel cielo volteggiano rapaci di ogni tipo, cicogne e germani reali.
Un paradiso naturale nel quale, tra amene passeggiate lungo il fiume e nei boschi, si possono scoprire anche le orme dell’uomo attraverso resti di antichi mulini, opifici, masserie agricole, ramiere.
Si può accedere all’interno del borgo attraverso cinque porte: la San Nicola con la bella chiesa madre, la Cencia, antica porta delle Manere, la San Marco che introduce allo scenografico castello Cantelmo, la Santa Margherita in onore della patrona del paese e, infine, l’ingresso dei Mulini dal quale porta ci s’introduce nel bel sentiero lungo il fiume alla scoperta degli antichi manufatti.
Entrando tra i vicoli del paese, la sensazione gratificante è che ci si trova in uno dei borghi autentici d’Italia, uno di quei pochi paesi dove l’ospitalità è ancora un valore da condividere, dove i ritmi di vita sono rimasti quelli tranquilli di un tempo.
Ho sempre trovato interessante il cuore della semplicità, mi sono scoperto spesso sorpreso dai colori forti della montagna che circonda un centro e dagli scorci che pretendono il passo lento di un viaggio a ritroso nel tempo.
Girando per le vie antiche ci si rende subito conto che questo luogo, questa gente, rappresenta un incontro perfetto e magico tra storia, leggenda, natura e vissuto.
In pochi passi è possibile scoprire rinascimentali residenze nobiliari, chiese, fontane artistiche, piazze di notevole bellezza architettonica.
L’anima di Pettorano, però, è medievale.
È spettacolare, nella scenografia, la torre di avvistamento che si erge nella parte più alta della zona
vecchia denominata “guardiola” cuore dell’antico borgo fortificato a guardia della valle.
Si tratta dell’imponente torre del castello Cantelmo, edificato nell’undicesimo secolo come semplice torretta e ampliato dagli Angioini i quali lo munirono di mura e torri circolari.
Oggi quel che resta del fortino ospita un interessante museo dedicato al territorio e alla Riserva Regionale protetta.
Merita tutta l’attenzione del turista, la bella chiesa madre dedicata a San Nicola di Bari, ubicata nell’omonima porta d’ingresso del paese.
Qui sostavano, in intensa preghiera, i pastori che marciavano sul grande tratturo Regio Celano- Foggia nella parte meridionale della conca peligna, dopo aver attraversato Goriano Sicoli, Raiano,
gravitando nell’antico fortilizio pettoranense.
Le peculiarità di questo fantastico scorcio d’Abruzzo non si esauriscono qui.
Devo rendervi conto della gastronomia locale.
A Pettorano si mangiano da Dio sia pietanze a base di carne che formaggi.
Il piatto tipico da non perdere però è la famosa “polenta rognosa”, la cui sagra da innumerevoli anni illumina l’inverno con presenze turistiche notevoli.
Non potrebbe essere altrimenti data l’antica presenza dei mulini per la lavorazione dei cereali.
La preparazione di questo piatto secolare è uno spettacolo.
La farina di granoturco è rimestata a lungo con sapienza tramandata dai genitori ai figli.
La polenta divenuta compatta, è poi tagliata a fette e accompagnata da salsiccia, aglio, peperoncino e pecorino.
Una delizia!
********************
Il paese si raggiunge agevolmente utilizzando il casello autostradale Pratola Peligna- Sulmona dell’A25 Pescara Roma, strada per Roccaraso.
Provenendo dall' autostrada A 25 Roma - Pescara:
Uscita Sulmona-Pratola Peligna. Strada Statale 17 direzione Roccaraso, 20Km.
Provenendo da Napoli:
Uscita autostradale Caianello direzione Venafro - Roccaraso. Da Roccaraso 25 Km verso Sulmona.
Pettorano è raggiunto dagli autobus dell'ARPA in partenza da Sulmona e da quelli Arpa e SATAM che collegano Pescara con Napoli, questi ultimi non passano però all'interno del paese.
Provenendo da Roma, è possibile prendere l'autobus dell Autolinee Schiappa dalla stazione Tiburtina fino a Sulmona e qui l'autobus sub-urbano per Pettorano.
Gli autobus ARPA e SATAM da Napoli partono dalla Stazione Garibaldi, da Pescara dal piazzale della stazione Centrale.
=========================
Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
=========================
Nessun commento:
Posta un commento