Il video è stato realizzato dalla PacotVideo il 26 aprile del 1997
Le case di Valle Piola sono simili a un gregge riunito.
Sono passate generazioni, vissuto in queste povere case, dormito su alti letti di tavole, e ora riposano per sempre nella fossa comune della chiesa; è passato qui re Manfredi, e la sua anima erra ancora, a notte, senza pace, tra le rovine del suo castello.
È passato qui anche Carmine Santini «il giacobino senza pace» che, dopo una vita di violenza e di travaglio, è scannato, in una forra, dagli uomini del brigante Sciabolone; e qui s’è nascosto Delfico per mesi, vivendo in una grotta e cibandosi d’erbe.
Tutto è storia, tutto ha seguito nel mondo l’ascesa del progresso, ma i montanari di Valle Piola, come quelli degli altri villaggi di questa montagna, sono rimasti quelli che erano.
Esseri primitivi, terrorizzati ancora dal demonio e dalle streghe, che si riuniscono la notte del venerdì dinanzi al vecchio mulino.
Le ferrovie attraversano la terra, gli aeroplani sorvolano le vette ma nulla il montanaro ha voluto apprendere dagli uomini moderni, nessuna meraviglia della civiltà lo ha incuriosito.
Vive come viveva mille anni fa, mangiando ancora il suo farro, che pesta nel vecchio mortaio che già fu degli antenati; bevendo ancora l’acqua della medesima sorgente...”.
Valle Piola è nel distretto “Tra due Regni” del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga.
È un nucleo di circa dieci edifici più una chiesa e un casale per pastori, a un’altitudine di circa 1000 metri sul versante nord orientale del Monte della Farina.
Da oltre un trentennio è in stato di abbandono.
L’abitato, nel corso degli anni, è stato depredato da gentaglia senza scrupoli.
La vetusta chiesa, con il tetto crollato, non ha più la campana, rubacchiata dai soliti vandali. Scomparsa la statua lignea del patrono San Nicola.
Le pitture sui muri del tempio sono state asportate chirurgicamente insieme all’intonaco.
Identica sorte hanno subito antichi chiavistelli, balconi di legno incastonati nei muri di pietra e portoni di legno intagliato.
Eppure, il fascino di questo grumo di case è incredibilmente intatto!
Il borgo, insieme alla vicina località Case Menghini, era il baluardo rassicurante sull’antica mulattiera, battuta da carbonai e pastori, che collegava la vetta del Monte Farina, rifugio dei partigiani della Resistenza teramana, con gli abitati di Acquaratola e Santa Cecilia.
Da qui i pastori abbandonavano i pascoli per raggiungere i tratturi che collegavano con il Tavoliere delle Puglie o l’Agro Pontino romano per far svernare le greggi.
Valle Piola era un centro importante per questi uomini costretti a mutare improvvisamente le loro condizioni di vita, in quella che era definita la “mala stagione”, di là dall’andamento del tempo atmosferico.
Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".
Tutti gli articoli sono condivisi su Facebook nella bacheca di Sergio Scacchia e nella pagina "Il Mio Ararat" e su Google Plus.
Gli articoli sono inoltre pubblicati da Vincenzo Cicconi della PacotVideo , tra l'altro gestore di questo blog, su:
(blog della Città di Teramo - blog di Pensieri Teramani)
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Le case di Valle Piola sono simili a un gregge riunito.
Sono passate generazioni, vissuto in queste povere case, dormito su alti letti di tavole, e ora riposano per sempre nella fossa comune della chiesa; è passato qui re Manfredi, e la sua anima erra ancora, a notte, senza pace, tra le rovine del suo castello.
È passato qui anche Carmine Santini «il giacobino senza pace» che, dopo una vita di violenza e di travaglio, è scannato, in una forra, dagli uomini del brigante Sciabolone; e qui s’è nascosto Delfico per mesi, vivendo in una grotta e cibandosi d’erbe.
Tutto è storia, tutto ha seguito nel mondo l’ascesa del progresso, ma i montanari di Valle Piola, come quelli degli altri villaggi di questa montagna, sono rimasti quelli che erano.
Esseri primitivi, terrorizzati ancora dal demonio e dalle streghe, che si riuniscono la notte del venerdì dinanzi al vecchio mulino.
Le ferrovie attraversano la terra, gli aeroplani sorvolano le vette ma nulla il montanaro ha voluto apprendere dagli uomini moderni, nessuna meraviglia della civiltà lo ha incuriosito.
Vive come viveva mille anni fa, mangiando ancora il suo farro, che pesta nel vecchio mortaio che già fu degli antenati; bevendo ancora l’acqua della medesima sorgente...”.
(Il giornalista Fernando Aurini in un articolo del 1959)
Valle Piola è nel distretto “Tra due Regni” del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga.
È un nucleo di circa dieci edifici più una chiesa e un casale per pastori, a un’altitudine di circa 1000 metri sul versante nord orientale del Monte della Farina.
Da oltre un trentennio è in stato di abbandono.
L’abitato, nel corso degli anni, è stato depredato da gentaglia senza scrupoli.
La vetusta chiesa, con il tetto crollato, non ha più la campana, rubacchiata dai soliti vandali. Scomparsa la statua lignea del patrono San Nicola.
Le pitture sui muri del tempio sono state asportate chirurgicamente insieme all’intonaco.
Identica sorte hanno subito antichi chiavistelli, balconi di legno incastonati nei muri di pietra e portoni di legno intagliato.
Eppure, il fascino di questo grumo di case è incredibilmente intatto!
Il borgo, insieme alla vicina località Case Menghini, era il baluardo rassicurante sull’antica mulattiera, battuta da carbonai e pastori, che collegava la vetta del Monte Farina, rifugio dei partigiani della Resistenza teramana, con gli abitati di Acquaratola e Santa Cecilia.
Da qui i pastori abbandonavano i pascoli per raggiungere i tratturi che collegavano con il Tavoliere delle Puglie o l’Agro Pontino romano per far svernare le greggi.
Valle Piola era un centro importante per questi uomini costretti a mutare improvvisamente le loro condizioni di vita, in quella che era definita la “mala stagione”, di là dall’andamento del tempo atmosferico.
Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".
Tutti gli articoli sono condivisi su Facebook nella bacheca di Sergio Scacchia e nella pagina "Il Mio Ararat" e su Google Plus.
Gli articoli sono inoltre pubblicati da Vincenzo Cicconi della PacotVideo , tra l'altro gestore di questo blog, su:
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