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martedì 2 aprile 2013

Borsacchio: Potenza della natura

Se il mondo come io credo ha avuto un principio, la fine potrebbe essere qui tra le nebbie dell’alba che si mischiano al muggire del mare e le onde che sbattono sulla battigia come fantocci di pietra trascinati dal vento contro grossi pilastri.

Madre natura stamattina fa rabbrividire con le sue indomite e terrificanti forze.
Il cielo è lattiginoso e la terra che appare e scompare tra le brume è come se aprisse una soglia all’aldilà.

Quando c’è il sole questo fazzoletto di costa con le sue colline è fantastico.
Oggi la Riserva del Borsacchio appare quasi impervia e nera.
I gabbiani sembrano scomparsi, come inghiottiti dalle grosse onde spumeggianti nelle acque bianche e gelate che a volte bollono schiumanti come in un immenso calderone.

I piedi affondano su strisce di sabbia umida sulla spiaggia punteggiata da piccoli fiori gialli quasi soffocati dai rifiuti lasciati lì dai soliti scellerati.

C’è una vecchia gomma di camion tagliata in più punti, una ciabatta sinistra aperta nel fondo che sembra guardarmi come animale dalla fauce spalancata, qualche ferro arrugginito, panni sporchi.

C’è anche un profilattico decisamente usato in qualche rapporto clandestino.
L’impressione desolante è quella di essere su di un campo dove è stata combattuta e persa una grande battaglia, quella della civiltà.

La Riserva naturale del Borsacchio è un piccolo tesoro trascurato, ultimo baluardo contro la cementificazione che opprime la costa teramana.

Un posto scalognato e conteso, oppresso da una politica insana che pretenderebbe di farlo diventare un enorme contenitore turistico e schiacciato dalla continua paura di improvvide trivelle di grandi società petrolifere che vorrebbero farne un distretto dell’oro nero.

Dopo la scellerata riperimetrazione della Riserva, il Comitato di VIA ha dato parere favorevole alle istanze Villa Mazzarosa e Villa Carbone, presentate dalla società Medoilgas Italia per effettuare le ricerche di idrocarburi.



Nella provincia di Teramo saranno asserviti, alle società petrolifere, 418,4 Kmq. di territorio amministrato da 25 Comuni.
Una vastissima area, costiera e collinare, da Pineto, Roseto e Giulianova fino a Martinsicuro, e dal fiume Tronto a Teramo ed Atri, e al confine con la Provincia di Pescara.

E accadrà, qui da noi, quel che è successo in Basilicata, dove, per soddisfare gli appetiti delle compagnie petrolifere, è stato rovinato lo stupendo Parco Nazionale della Val d’Agri - Lagonegrese.

 Con l’inizio delle ricerche di idrocarburi in quel territorio, i 60 pozzi petroliferi tuttora in attività, e il Centro Oli di Viggiano, con le sue esalazioni tossiche e i continui riversamenti inquinanti, hanno stravolto la qualità della vita dei cittadini lucani.

Il Borsacchio assale, prende alla gola, allo stomaco.
L’unica cosa che non permette è restarle indifferente.

Periodicamente la spiaggia di sabbia fine e rocce qui e là, con la piccola pineta Mazzarosa, custode di essenze e minuscoli animali rari, viene ripulita a fondo da intrepidi volontari del WWF e del Comitato per la salvaguardia di questo spicchio di paradiso.

Bastano però pochi giorni perché le mareggiate e ancor più la demenza di individui senza coscienza civile, deturpino questo luogo di rispetto.

 La grigia e anonima costruzione fatiscente della “casa dei pescatori”, ancora imbracata da piccoli pontili di una ristrutturazione, segna il passo da tempo.

Dicono che i proprietari siano dei fratelli che non si decidono sul possesso di questa casupola che si erge da anni al limitare delle acque.
Qualche passo più avanti e il caseggiato avrebbe dovuto munirsi di palafitte come trabocco nel mare.

Dietro la carcassa delle casa, lì dove in estate i nudisti prendono il sole fregandosene di occhi indiscreti, oggi ci sono erbacce, bottiglie rotte, scatolette di tonno vuote, resti di misere vite che trovano rifugio la sera.

Sbuca all’improvviso un uomo.
Mi appare solido come armadio anche se in età avanzata
Ha capito la mia sofferenza di fronte all’abbandono.
 Credono di aver fatto il loro dovere mettendo qualche cartello qui e là con su scritto “riserva naturalistica”, mi dice contrariato.

Calpesta rumorosamente una selva di gusci di piccoli crostacei e conchiglie morte trasportate dal mare insieme ai rifiuti della società dei consumi mentre va via.

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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