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mercoledì 17 aprile 2013

La Beverly Hills della Laga!

Se c’è un paese del teramano dove le contraddizioni sono ad ogni curva questo è San Vito, una sorta di Beverly Hills, sperduta fra i monti della Laga.

Non può sembrare diversamente a chi ci arriva scendendo nella valle del Castellano attraverso la stazione sciistica di San Giacomo.


Tra case antiche e solitudine appaiono, improvvise, due ville con piscina, viale con giardino e architetture post moderno.

Cosa incredibile per un luogo che pensi sia abitato solo da pastori.
Il paese è dedicato al santo guaritore che nei tempi antichi veniva invocato per scongiurare il morso delle bestie velenose e idrofobe o per guarire dalle convulsioni del “ballo di San Vito”, sorta di epilessia che prende soprattutto i giovani.

In questo borgo, nel fianco della montagna, è stata costruita una scalinata con duecento gradini sulla cui sommità, il pellegrino trova una gigantesca statua in marmo dell’Immacolata con le braccia aperte.

L’opera sembra fare il verso e scusate l’accostamento irriverente, alla famosa statua del Cristo sopra il Pan di Zucchero di Rio de Janeiro.

Quest’omaggio alla devozione mariana fu realizzato nel 1987, anno dedicato alla Vergine Maria e, per l’occasione, giunse nel piccolo abitato, un arcivescovo da Roma per l’inaugurazione, con “un anello che sembrave nu riccone”, racconta Oreste, un signore del luogo, “ma non ha sallite li gradini pecchè ngliela faceve, l’ha benedetta da sotte”.

Il costo dell’opera fu di 400 milioni del vecchio conio, cospicua somma che fu elargita da Primo e Secondo Di Giacomo, (esisterebbe anche un terzo figlio ma per fortuna l’hanno chiamato Giuseppe).
L’anziano padre tornò a S. Vito anni fa, dopo essere stato a lungo in America a Philadelphia.

Era quasi fuggito dal paesino negli anni ‘50, povero in canna, uno dei tanti in cerca di fortuna.
Nel Nuovo Mondo il successo arrise a questa famiglia di umili origini producendo ravioli, timballi e altre specialità teramane.
Da buoni emigranti non hanno dimenticato il piccolo borgo e, hanno ringraziato la Madonna in questo modo un po’eclatante.

“Giuvanò, qua Teramo non sà manco che esiste San Vite”, urla un signore che gioca a tressette nel minuscolo bar dell’ancor più piccola piazza.

Nei pressi del borgo ancora oggi esistono delle cave di travertino.

Un anziano racconta di aver contribuito alla realizzazione della costruzione della diga di Talvacchia in calcestruzzo, la cui base ha uno spessore di ben 28 metri!

La parrocchiale ha una torre campanaria, antico manufatto di avvistamento, che pende quasi come quella di Pisa.
La chiesa è stata ristrutturata e snaturata nel suo pavimento originario in travertino e nell’altare.
Gli abitanti non riescono a digerire questo boccone amaro.

Una signora se la prende con il vecchio parroco che avrebbe permesso questo scempio della storia.

Il tempio ha una struttura risalente alla prima metà del XII secolo e all’interno c’è un crocefisso in legno policromo del XVI secolo, di cui si ignora l’autore.

La parte interessante è naturalmente quella originaria in pietra di arenaria.

L’Amministrazione laica di San Vito dipende dalla Provincia di Teramo, quella religiosa dalla Diocesi di Ascoli Piceno.

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Articolo di Sergio Scacchia pubblicato sul blog Paesaggio Teramano collegato alla rivista omonima.
Sul blog "Paesaggio Teramano" possibilità di visionare o fare il download dei numeri della rivista già pubblicati.
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