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mercoledì 29 maggio 2013

Le storie di Sant'Angelo di Abbamano

S. Angelo in Abbamano è una località agreste di Sant’Omero, un tempo ubicata su di una via molto usata dai romani per condurre gli eserciti nel Pretuzio e nel Piceno ascolano.

Nei tempi antichi, esisteva una sorgente di acque sulfuree, oggi prosciugata. Pare che fosse utilizzata per curare le artrosi.

Il luogo era denominato Sant’Angelum ad Puteum probabilmente proprio per l’odore nauseabondo dell’acqua termale.
 Oggi su quella che era una massiccia costruzione romana di bagno pubblico o forse di enorme cisterna, sorge l’incantevole chiesina dedicata al culto di San Michele Arcangelo, con le sue semplici strutture romaniche senza fondamenta.

Questa ipotesi costruttiva, dettata da più di uno storico, pare suffragata dalla presenza di un mosaico, sul lato destro del tempio, coperto da uno strato di ghiaia minuta, fatto di piccole tessere chiare, che doveva costituire il pavimento dell’edificio superiore del bagno termale.
Proprio su questo mosaico è fondata la base del muro della chiesetta, che in alto è di mattoni rinforzati.

Sull’ingresso della chiesa inoltre, volto a occidente, il gradino della soglia non è altro che un frammento di epigrafe il quale reca incise delle lettere a grandi caratteri imperiali.

Il luogo oggi è solitario ma un tempo doveva essere molto frequentato.
Si deduce dai ritrovamenti di scheletri di animali e di ossa umane.

In un paese come Sant’Omero, martoriato dai continui trafugamenti dei tombaroli, non si capisce bene come non sia stata rubata anche una splendida Madonnina lignea gotica, che fino a qualche anno fa impreziosiva il piccolo tempio contadino.
L’opera, che ora è custodita nel Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila, rappresenta la Madonna seduta su uno scanno in posizione frontale mentre sorregge con il braccio sinistro il Bambino in piedi.

Il piccolo Gesù, vestito con una tunica fermata ai fianchi da un drappo, tiene una minuscola sfera nella mano sinistra.
La Vergine velata indossa una tunica coperta da un manto stellato.
L’opera è attribuita ad un maestro ignoto di provenienza umbra.
Sono numerose le leggende che popolano questo luogo dal quale si domina le valli del Vibrata e Salinello.
Storie fantastiche di chiocce con uova d’oro, di tesori nascosti sotto terra e di tumuli bi millenari di grandi personaggi dai corredi funerari ricchissimi.
Il fascino del luogo però risiede nella storia secolare che custodisce.



Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
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