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mercoledì 15 maggio 2013

Nel cuore della Majella

Il piccolo borgo di Decontra, frazione di Caramanico, nel cuore del Parco Nazionale della Majella, è sconosciuto a molti che preferiscono arrivare nel vicino paese delle terme per visitare la valle dell’Orfento.
 Eppure questo abitato in provincia di Pescara è rimasto in gran parte intatto nei millenni.

Conserva molte delle abitazioni in pietra di una volta, alcune antiche arcate che disegnano cornici e custodisce resti di impianto medievale.
In più è panoramicamente affacciato su di un incredibile vallone.

La vista che si gode da questo pianoro a 860 metri s.l.m. è davvero superba e include, in una imponente scenografia, il Monte Morrone e il versante nordoccidentale della Maiella, divisi dal solco della Valle dell'Orta, su cui si stende l'abitato di Caramanico.

Scenari naturali di rara bellezza, vertigini rocciose e fitti boschi si aprono agli occhi di chi scopre questo luogo dell’anima.

L'ampiezza degli spazi fanno di Decontra un luogo ideale per escursioni a cavallo, in mountain bike e con gli sci di fondo in qualsiasi stagione.

A sostegno di queste attività sportive, è sorto recentemente un interessante centro, in una costruzione in pietra di fronte alla fontana del paese, con bar e noleggio di attrezzature.
 Ma le peculiarità del luogo non finiscono qui.
Il paese è soprattutto punto di partenza per visitare gli eremi di San Bartolomeo in Legio e San Giovanni.
Quest’ultimo è sicuramente il più impervio e inaccessibile ma probabilmente il più "scenografico" dei romitori celestiniani.

Sorge a 1220 metri, in uno dei punti più belli della valle.

Della costruzione rimane solo la parte aerea, due vani interamente ricavati nella parete di calcare, seminascosti nella fitta faggeta a cui si accede in ginocchio e camminando carponi.


Ma anche per conoscere San Bartolomeo occorre attraversare impervie vie, scendere lungo il letto del fiume per scoprire una costruzione mimetizzata in una parete rocciosa a strapiombo sulla valle, a sfidare le leggi della statica.

Il tugurio che pare un pueblo messicano o il ponte di una nave di roccia che guarda la gola, fu rifugio dell’umile eremita Pietro da Morrone nel XIII secolo, futuro Papa Celestino V.

Nell'area sorgono due importanti siti archeologici del paleolitico.

È stata accertata, infatti, il passaggio di gruppi di cacciatori nomadi, risalenti a 14.000 anni fa, che utilizzarono la valle detta Giumentina, come cava per l'estrazione della selce e per la macellazione della selvaggina.

C’è chi, addirittura, avvalendosi dei reperti litici rinvenuti negli anni sessanta, riporta indietro di 500.000 anni fa la presenza dell’uomo in questi luoghi.

Ma c’è un ulteriore interessante motivo per prendere l’auto e arrivare fin qui.
Non lontano si trova il bel paese di Roccamorice, aggrappato ad uno sperone triangolare incuneato tra le acque dei piccoli fiumi Lavino e Lannella.

Il villaggio è di per sé interessante da visitare caratterizzato com’è da case disposte a schiera in un tessuto abitativo singolare, conserva alcune case gentilizie, due chiese, una dedicata a San Donato e l’altra detta “del barone”, realizzata intorno ad una torre, antico resto del feudo dei Valignani.

Però, il vero gioiello antropologico di questo borgo sono i “tholos”, le capanne in pietra a secco, dalla struttura a cono, utilizzate nei secoli per il ricovero di greggi e pastori.

Non lontano verso il Colle della Civita, lungo la ripida strada di collegamento con la Majelletta a quasi 2000 metri, si può vedere un esemplare unico a due piani!

Decontra si raggiunge percorrendo la A25 Roma Pescara, uscita Scafa e S.S.487

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